Deep Purple – La recensione del concerto al Rock in Roma
La recensione del concerto dei Deep Purple all’Auditorium Parco della Musica in occasione del Rock in Roma. Una band che, ormai vicina ai 55 anni di carriera, ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di smettere…
Nell’ambito di un programma che mette insieme Maneskin, Chemical Brothers e Patti Smith, il Rock in Roma ha conosciuto sabato 2 luglio, all’Auditorium Parco della Musica, un momento entusiasmante con i Deep Purple. La storica band inglese, tra i precursori dell’hard rock, non ha deluso le attese. Anche se non hanno più l’energia scenica degli esordi, i Deep Purple hanno saputo ricreare un’atmosfera magica. E il pubblico ha mostrato, con un’ovazione, di gradire questo ritorno al passato, grazie a pezzi come Highway Star, Perfect Strangers, Hush e l’immancabile Smoke On The Water. Brani che sono inossidabili nella scaletta di ogni tournée, come quella approdata in Italia in questi giorni, e che a Roma ha visto di spalla gli statunitensi The Last Internationale.
I tre storici del gruppo, il vocalist Ian Gillan, il batterista Ian Paice e il bassista Roger Glover, uniti al tastierista Don Airey e al chitarrista Simon McBride (che ha sostituito qualche mese fa Steve Morse), hanno rimescolato ricordi di hard rock e qualche spruzzata di prog, ricreando un’atmosfera magica e capace di materializzare sogni ed emozioni con lunghe sequenze dai “colori” delicati.
Molto spazio a virtuosismi e a lunghi assoli per sopperire alla voce di Gillan che a 76 anni ha perso vigore, ma non di certo l’entusiasmo. Da segnalare l’omaggio del tastierista Don Airey all’Italia, che nel suo solo ha eseguito una magistrale versione di Arrivederci Roma di Renato Rascel.
Pubblico entusiasta della perfomance del gruppo che vanta ben 22 album in studio, tra cui il recente Turning To Crime. Scenografia essenziale per una band, quintessenza dell’hard rock, che ha saputo regalare momenti di divertimento con un prodotto musicale sferzante, senza fronzoli, duro e a tratti veloce, caratterizzato da brani come Nothing At All, Lazy, When A Blind Man Cries e l’intramontabile Black Night, che ha chiuso la serata.