01/03/2021

Rino Gaetano, Sotto un cielo sempre più blu

Diretta integrale del terzo appuntamento di Jam TV – Music Room. Titolo della puntata condotta da Alex Pierro: Rino Gaetano, Sotto un cielo sempre più blu. Ospiti: Michelangelo Iossa, Silvia Annicchiarico, Douglas “Dougie” Meakin, Angelo Sorino

Venerdì 26 febbraio, sulla Pagina Facebook di Jam TV, è andato in onda Rino Gaetano, Sotto un cielo sempre più blu, il terzo appuntamento di Jam TV – Music Room, una serie di incontri per approfondire temi d’attualità legati al mondo musicale e per ricordare alcuni dischi che hanno fatto la storia.

Un cantautore trasversale, le sue canzoni hanno fatto breccia nel cuore di fan di più generazioni (e di più generi musicali). Questo e altro ancora è stato Rino Gaetano, un artista unico nel panorama musicale italiano, che lo scorso 29 ottobre avrebbe compiuto 70 anni e del quale purtroppo il prossimo 2 giugno ricorreranno i 40 dalla prematura scomparsa.

Ospiti del terzo appuntamento di Jam TV – Music Room:
Michelangelo Iossa, giornalista
Silvia Annicchiarico, dj RTL 102.5
Douglas “Dougie” Meakin, musicista e amico
Angelo Sorino, attore

Conduce Alex Pierro
Introduce Ezio Guaitamacchi

La diretta è stata impreziosita nel finale da un racconto di Angelo Sorino, letto dallo stesso attore, di cui vi riproponiamo qui di seguito il testo integrale:

UN TESTIMONE SPECIALE
di Angelo Sorino

Scusate se m’intrometto ma vorrei dire due parole anch’io, lasciate che vi racconti quello che è successo.
Era notte fonda e c’era silenzio; un fatto piuttosto insolito sulla Via Nomentana sempre così trafficata e indaffarata, piena di automobili che sfrecciano avanti e indietro …
Non crediate, anche negli anni ‘80 erano molte, anzi, moltissime.
Dicevo, quella notte è successo un fatto strano; mentre come al solito respiravo la vita e mi facevo i fatti miei, un camion e una macchina, proprio davanti a me, si sono scontrati. C’erano due uomini, uno è sceso dal camion ed è andato a chiamare i soccorsi perché l’altro, quello della macchina, era rimasto intrappolato all’interno. Sono rimasto fermo senza sapere che cosa fare, d’altronde non ho mai fatto altro per tutta la mia vita … E certo, sono un albero! Platani, ci chiamano, ma io non mi chiamo così e poi… e poi, tra noi alberi, non ci si riconosce certo dalla forma delle foglie bensì dalla linfa ma questo è un altro discorso e non credo che un umano, con rispetto parlando, lo capirebbe quindi … Dicevo, ero qui senza sapere che cosa fare quando ho sentito una voce:
“Oh, tu, come ti chiami?”
“Io … ? Dici a me?” – risposi, a dire il vero un po’ sorpreso – “Io … sono un platano …”
“Lo so che sei un platano, sono vent’anni che passo di qui … ma, come ti chiami?”
– Mi commossi. In tutta la mia vita non era mai successo che qualcuno mi chiedesse come mi chiamavo o che, in qualche modo, si interessasse a me –
“Io … Io sono Foglia Secca …” – risposi timidamente.
“Foglia secca …?” – fece lui divertito. Si, c’era nel suo tono di voce una velata quanto affettuosa presa in giro per quel mio nome che, evidentemente, doveva sembrargli un po’ strano. C’era anche qualcos’altro però … Come vi dicevo, noi alberi riconosciamo i nostri simili dall’essenza della linfa e non certo dalla forma delle foglie, non abbiamo occhi ma vediamo lo stesso in un modo tutto nostro che sarebbe difficile ora da spiegare. Io vedevo, o meglio, sentivo che quell’uomo stava soffrendo, era ferito e perdeva molto sangue. Le cose sono due: o era quel suo stato di semi incoscienza a permettergli di parlare con me oppure era uno che nella sua vita aveva sempre parlato con gli alberi. Ce ne sono, sapete, di persone che lo fanno. Pensai: “Ma con tutti quei problemi, così conciato, sta lì a divertirsi sul fatto che io mi chiamo Foglia Secca?”
“Sai, mi chiamo così perché su quel ramo basso, si, proprio quello lì, c’è una foglia secca che non si stacca mai. Sono anni e anni che non cade ed è come pietrificata. D’estate e d’inverno lei resta lì e questo mi è valso il nome al quale ormai mi sono abituato. E tu, come ti chiami?”
“Mi chiamo Rino e sono un cantautore, ho scritto parecchie canzoni guardando gli alberi e ascoltando gli uccellini … prima di morire volevo dirti che mi dispiace per te e volevo scusarmi!”
– Ero sempre più sorpreso … Ma come, lui moriva ed era dispiaciuto per me che ero vivo? E poi non capivo … Davvero cantava insieme agli uccellini?
“Perdonami ma … di che cosa vorresti scusarti? Non mi hai fatto niente …”
“Ancora no ma fra un po’ vedrai … volevo scusarmi perché, quando sarò morto, ti dipingeranno di blu”.
“Di blu …?!”
“Si, di blu e ti sembrerà strano ma, forse per via del fatto che ho scritto una canzone che s’intitola Ma il cielo è sempre più blu, alcuni ragazzi ti dipingeranno di blu e non è finita qui…”
“Che altro faranno?” – chiesi temendo il peggio …
“Appenderanno una mia foto alla tua corteccia e lì, proprio accanto a te, ci saranno sempre dei fiori e dei lumini in mio ricordo”.
“Non devi scusarti! Tutto questo non mi darà affatto fastidio Rino, ti conosco appena e già ti voglio bene. Anzi, sono felice del fatto che diventerò un simbolo dell’affetto che la gente prova per te. Ti chiedo solo una cosa: potresti cantarmi quella canzone che hai fatto con gli uccellini, quella del cielo blu … potresti?
“Sicuro!” – disse ma non ci riuscì. Arrivò l’ambulanza, degli uomini lo estrassero dalla macchina e poi lo portarono via.
Per un po’ di tempo ripensai a quello che mi aveva detto Rino ma non succedeva niente. Non si vedeva nessun ragazzo e io mi sentivo sempre del solito colore. Un giorno, però, vidi arrivare una signora bionda che mi mise accanto un vaso pieno di fiori e una foto di Rino; era molto bella e anche un po’ triste. Tornò spesso da allora, anche perché, durante la notte, qualcuno rubava sempre il vaso con i fiori e anche la foto ma la signora bionda puntualmente portava altri fiori e altre foto finché non tornò con un vaso di ferro e lo legò con una catena al mio tronco perché non lo rubassero. A quel punto mi dissi: “La foto c’è, i fiori anche ma … quando mi dipingeranno?”
Attendevo ormai quel momento da molto tempo e dentro di me desideravo sapere che cosa si prova quando si è dipinti di blu. La notte stessa fui accontentato; stavo riposando quando cominciai a sentire un rumore: “Pssspf …! Pffffps…!” C’erano dei ragazzi sotto di me e avevano disegnato un cuore blu sulla mia corteccia! Poi, accesero un registratore e, mentre appendevano una foto di Rino sotto al cuore, potei finalmente ascoltare la canzone che il mio amico non era riuscito a cantare. Mi piacque moltissimo e mi piace ancora oggi quando la sento provenire dalle radio delle macchine che passano.
Il giorno dopo dissi a tutti che il vecchio Foglia Secca era morto e al suo posto era nato l’Albero Blu. Da quel momento avrei avuto un compito molto importante del quale sono onorato ma che al tempo stesso mi rende triste: ricordare a chi passa che Rino da qui è partito per non tornare più.

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