Robert Plant & Alison Krauss al Lucca Summer Festival, il report (14.06.2022)
La recensione del concerto della “strana coppia” Robert Plant-Alison Krauss nell’ambito del Lucca Summer Festival, un ritorno dopo 15 anni dalla pubblicazione del loro album di debutto
La leggenda dei Led Zeppelin Robert Plant e la talentuosa cantante/violinista Alison Krauss tornano dopo 15 anni dalla pubblicazione di Raising Sand, l’acclamato album di debutto.
Pochi mesi fa, questo sodalizio artistico ha prodotto un nuovo lavoro discografico (Raise the Roof) forse ancor più intrigante e fascinoso del precedente, prodotto da T Bone Burnett.
Di fronte a un pubblico appassionato e preparato, che ha gremito la bellissima piazza Napoleone, i due hanno deliziato anche i palati più esigenti grazie a un repertorio diversificato nelle fonti ma compatto nel suono. Vecchi traditional anglo americani si sono mescolati a brani degli anni ’50 (Gone Gone Gone omaggio agli Everly Brothers) o a chicche seminascoste come Trouble with my Lover di Allen Toussaint o Go Your Way della folk singer inglese Anne Briggs. In più, un paio di grandi classici degli Zeppelin rivisti e arrangiati con grande raffinatezza acustica e abilità strumentali eccellenti.
Rich Woman, dal primo album, apre lo spettacolo tracciando sin da subito le coordinate artistiche: sound impeccabile, Plant a dominare la scena, Alison a contrappuntarlo in modo esemplare. Una stravagante ma efficacissima versione di Rock and Roll entusiasma i vecchi fan degli Zep mentre chiunque altro rimane stregato dalla potenza evocativa di Please Read The Letter, brano cardine di Raising Sand. Anche se il culmine del concerto lo si tocca in una versione destrutturata, suggestiva, poetica di When The Levee Breaks che mostra anche la formidabile abilità di Stuart Duncan al violino che duetta sapientemente con l’altro fiddle di Alison creando atmosfere piene di fascino. Gone Gone Gone e Can’t Let Go (cover di Lucinda Williams) chiudono il tutto dopo solo poco più di un’ora, unica vera pecca di uno show magnifico che ha ampiamente rispettato le attese.
Se la Krauss, la cui eleganza estetica è pari al suo talento, ha sorpreso solo chi non la conosceva, Plant ha sbalordito anche i suoi ammiratori più accaniti: questa sua terza vita artistica (che gli è valsa il plauso della critica, l’ammirazione dei colleghi e l’affetto del pubblico) ci fa capire meglio e ancor di più perché Plant abbia sempre detto di no a quello che sarebbe di certo il più grande business che il Classic Rock potrebbe oggi immaginare: la reunion dei Led Zeppelin.