16/02/2015

Il ritorno di Frankie Chavez, intervista

Il chitarrista portoghese è tornato con il suo secondo album “Heart & Spine”. Il rock, il blues e il folk sono di casa anche in Portogallo (e non è più una novità)…
Anno nuovo, album nuovo. È passato circa un anno dalla precedente intervista, ma vale sempre la pena scambiare quattro chiacchiere con Frankie Chavez.
 
Nel 2015 rock, blues e folk sono di casa in Portogallo e anche grazie a Frankie Chavez non è più una novità.
Le sue chitarre infatti sono nuovamente protagoniste in Heart & Spine, secondo album uscito lo scorso due febbraio in Italia su Musicastrada.
 
Heart & Spine è il titolo del tuo nuovo album. Come mai hai deciso di intitolare così il tuo nuovo lavoro?
L’espressione viene da una canzone che ho scritto e che parla della voglia di raggiungere un obiettivo, superando tante difficoltà e mettendoci l’anima. È una sorta di metafora: Heart come “cuore” o come l’anima che bisogna metterci per raggiungere le cose. Spine, invece, può essere visto in due modi: da una parte come l’integrità, dall’altra come una qualsiasi “spina” che si può trovare lungo la strada e dinanzi alla quale non devi mai fermarti e devi continuare ad andare avanti.
 
Secondo te cosa c’è di diverso in Heart & Spine rispetto al tuo disco precedente Family Tree?
Alla base c’è che sono stati scritti in due momenti diversi della mia vita. Ogni volta la musica da me scritta è inevitabilmente influenzata da ciò che sto vivendo in quel determinato momento. Heart & Spine è stato scritto in un periodo più difficile e mi sono quindi occupato di molta gente che ha dovuto lasciare il Portogallo e dei molti amici trasferitisi da qualche altra parte, della disoccupazione…
Family Tree è stato scritto in un momento più felice della mia vita, mentre questo è stato scritto in un momento più “interventista”, perché ho avuto il bisogno di scrivere determinate cose che stavo provando; la musicalità dell’album, infatti, è più elettrica e ho provato a focalizzarmi su chitarra elettrica e suoni elettrici e meno sul lato acustico, che è comunque presente.
Prima di essere un “compositore” o un “cantautore”, sono un chitarrista e così mi sono concentrato di più sulla chitarra.
 
Mixing e Mastering sono di due italiani, Tommaso Colliva (Muse, Franz Ferdinand, Mark Lanegan, Arto Lindsay, Afterhours, Calibro 35) e Giovanni Versari. Come li hai conosciuti?
Abbiamo registrato il disco in Portogallo e lo abbiamo registrato a “casa” perché volevamo avere la possibilità di sperimentare. Ci voleva, però, un approccio al mixing diverso rispetto a quello del disco precedente. E così il manager, che stava cercando un produttore, mi ha fatto sentire l’album dei Ringo Jets, gruppo turco che fa garage, blues e rock ‘n’ roll. Il loro lavoro è stato registrato e prodotto da Tommaso.
Per il mastering abbiamo chiesto proprio a lui: “Vuoi consigliarci? Vuoi farlo tu?”. E lui ha fatto il nome di Giovanni Versari. Sono molto contento del loro lavoro.
 
Bene. Parliamo ora nello specifico di alcuni pezzi di Heart & Spine. Quando hai scritto il tuo singolo Sweet Life?
Sweet Life, come accennavo prima, è nato in uno dei momenti in cui i miei amici stavano andando via. Poi stavo per diventare padre per la seconda volta e mi sono focalizzato sull’essere padre e sullo stare con gli amici, perché, nonostante le cose negative che possono capitarti, nella vita devi dare importanza alle cose buone che ti capitano. Questa è la mia “canzone di salvataggio”, perché dopo tanti “brani depressi” ho finalmente scritto una canzone felice!
 
Com’è nata invece la strumentale Pine Trees?
Pine Trees è un esperimento. Ero a casa, suonavo un riff che avevo con la chitarra elettrica e con l’accordatura in sol aperto. Poi ho preso la chitarra portoghese con la stessa accordatura e mi è piaciuto molto il modo in cui i due strumenti si sono incastrati. Questa è l’unica traccia che non ho registrato in studio, ma è stata fatta a casa.
 
Chi è invece lo Psychotic Lover della tua canzone?
(ride, ndr) È una lunga storia! Non te la posso raccontare!… È una vecchia storia… Non è una canzone che parla necessariamente di una persona specifica e penso che ognuno almeno una volta nella sua vita abbia conosciuto uno Psychotic Lover. È una storia autobiografica… più o meno!…
 
Erica Buettner, songwriter americana duetta con te in Don’t Leave Me Tonight, mentre in Morning Train c’è il Groove Quartet al completo. Come li hai coinvolti nel tuo nuovo album?
Ho incontrato Erica nel 2012 in un festival in Germania. Ora vive in Portogallo. Mi è piaciuto molto il suo stile e mentre scrivevo quella canzone ho pensato a lei. Parla di due persone che vivono una certa esperienza e sono distanti tra di loro. Poi ho chiesto a Erica di interpretarla e mi è piaciuto molto il risultato.
I Groove Quartet sono un gruppo portoghese e il mio batterista è anche il batterista dei Groove Quartet. Io stavo scrivendo questa canzone insieme al batterista e poi ho aggiunto il contrabbasso e un piano. Poi, a un certo punto, ho guardato loro tre, mancava solo il chitarrista e ho detto: “Voi siete i Groove Quartet e facciamo in modo che i Groove Quartet suonino con me. Non pubblichiamo solo il nome di ognuno di voi singolarmente e facciamo in modo che siate presentati come Groove Quartet”.
 
A proposito del tuo batterista, cosa dà in più alla tua musica Joao Correia?
Io scrivo i pezzi, i testi, le armonie e le altre robe… Quando ho cominciato a suonare come duo non volevo il bassista e lui sa veramente come suonare. E quel modo di suonare e di riempire i brani non fanno sentire la mancanza del bassista.
 
Tu sei anche un surfista. La tua passione per il surf ti aiuta a comporre musica?
Penso che fare surf per me sia come cantare. Ogni onda è differente e devi improvvisare. E il mio approccio alla chitarra è questo. Le due cose sono connesse per il mio approccio. Ogni onda è diversa e quindi mi piace usare le chitarre in questo modo, proprio come se mi trovassi sempre di fronte a un’onda diversa. L’improvvisazione è la cosa che amo mettere in entrambe le situazioni.
 
Prima di salutarci, quali sono i tuoi prossimi impegni?
Suonerò in Italia tra il 24 marzo e il 2 aprile (qui le date aggiornate ndr) e intanto sto preparando la colonna sonora per un film muto che sarà presentato a luglio in un Festival in Portogallo.
 
 

 

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