11/05/2007

Black Crowes

Londra, Shepherd’s Bush Empire, 19 marzo 2006

Ricordate la trama del film Blues Brothers quando i due fratelli decidono di “rimettere insieme la band per conto di Dio”? Ebbene, anche se non era loro intenzione, ciò che i fratelli Robinson stanno facendo dal marzo 2005 ci ricorda parecchio quella vicenda. Non solo perché la band è stata ricomposta ma anche perché la formazione attuale, con il ritorno di Marc Ford, è sicuramente la migliore mai scesa in campo. Il risultato è che ogni spettacolo (dalla durata minima di tre ore) somiglia sempre più a un’esperienza mistica in cui si celebra lo spirito stesso del rock’n’roll. Se l’intensità con cui il gruppo si esibisce ha qualcosa di magico, ciò che manda in estasi i fan è l’imprevedibilità delle scalette che sera dopo sera, pescando da un repertorio di circa 350 brani, compongono una sorta di greatest hits dell’intera storia del rock.

Dopo un anno in tournée negli States e prima di un tour acustico dei soli Robinson in programma ad aprile, ecco che finalmente i corvi di Atlanta si riaffacciano sul vecchio continente con tre serate (sold out da dicembre) allo Shepherd’s Bush Empire, un gioiellino da 2mila posti situato ad ovest di Notting Hill. Le date, precedute dagli ottimi feedback provenienti d’oltreoceano, sono attese da mesi con particolare curiosità e quando Chris Robinson si avvicina al microfono intonando Cursed Diamond il pubblico si unisce ai propri beniamini in un ideale “welcome back!”, in un abbraccio che si scioglierà soltanto 180 minuti più tardi. L’ugula di Robinson è più graffiante che mai, il ritmo imposto dalle due chitarre si fa via via incandescente e in quelle sonorità c’è tutto ciò che amiamo, dai Faces ai Little Feat, dai Creedence agli Humble Pie. Stare It Cold, Cosmic Friend, Bad Luck Blue Eyes Goodbye, non sono altro che piccoli spuntini in attesa del piatto forte del primo set, la sontuosa My Morning Song (17 minuti), ideale contenitore del virtuosismo slide di Ford e Robinson. Il gruppo riesce con sapienza ad alternare momenti frenetici a ballate agrodolci ed ecco allora la beatlesiana You’ve Got To Hide Your Love Away seguita da quella perla che è You Don’t Miss Your Water, cover di William Bell qui però più vicina ai Byrds di Sweetheart Of The Rodeo. Dopo tutto sto’ bendidio il treno riparte accelerando con Tied Up And Swallowed, Shake Your Money Maker (Elmore James), Greasy Grass River per rallentare solo un poco con She Gave Good Sunflower e Miracle To Me. All’ennesimo cambio di chitarre (i due ne utilizzeranno 21 modelli diversi, tutti rigorosamente vintage) è Marc Ford a interpretare un’allucinata Most Likely You Go Your Way (And I’ll Go Mine) del Dylan di Blonde On Blonde seguita dall’inedita Another Roadside Tragedy, preambolo all’inaspettato culmine dello show, una torrida versione elettrica di Fearless dei Pink Floyd, cantata a due voci dai chitarristi. La parte conclusiva è dedicata ai capolavori di Amorica e Shake You Money Maker e allora via in sequenza High Head Blues, Nonfiction, Hard To Handle, She Talks To Angels fino alla conclusiva Twice As Hard.

Dopo l’unico bis, una debordante Street Fighting Man degli Stones, i sei si abbracciano sorridenti con la consapevolezza di chi fa qualcosa di importante ogni sera: portare avanti una missione, non importa per conto di chi. Tutti i concerti sono acquistabili come triplo cd sul sito ufficiale blackcrowes.com.

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