20/10/2016

Joseph Parsons

Un doppio ep. Oppure due facce della stessa medaglia per il ritorno del cantautore statunitense
The Field The Forest. Il campo (e) la foresta. Un doppio ep. Oppure due facce della stessa medaglia per il ritorno di Joseph Parsons.
 
The Field indica una situazione più statica, The Forest rappresenta invece uno scenario più intricato. D’altronde sono i titoli stessi che lo suggeriscono e soprattutto sono il piglio del cantautore statunitense e della sua band a dimostrarlo. La meditazione sulla redenzione e sulle relazioni in The Field. La mortalità, la guerra e l’amore in The Forest.
Sei brani da una parte e sei brani dall’altra conferiscono queste sensazioni in maniera determinante, ma non ripetitiva e ossessiva. Sei brani per ogni ep rappresentano cioè quel tanto che basta per rimanere aggrappati alla malinconia di Joseph Parsons. Una malinconia più delicata in The Field, più dura in The Forest.
C’è l’amore di Need You nel primo ep, dove il cantautore raggiunge il massimo in termini di sentimento e di interpretazione. Il rock di Scream in apertura del secondo ep costituisce invece un taglio netto rispetto a quanto ascoltato in The Field e il folk di Horizon nel finale ristabilisce gli equilibri.
 
Due facce della stessa medaglia, come si diceva in apertura. Più folk la prima, più rock la seconda, entrambe strettamente collegate l’una con l’altra. Si completano infatti i due ep, poiché sono fonte di un’unica ispirazione. E solo ascoltandoli entrambi si può comprendere appieno l’ottima riuscita di The Field The Forest, lasciandosi ispirare a propria volta ascolto dopo ascolto.

 

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