11/01/2018

Raw Frame

Un album che si può collocare nel grande alveo del jazz elettrico, ma con premesse curiose e con sviluppi altrettanto sorprendenti
Nel 2007 ebbi l’onore di partecipare al convegno veneziano (S)definire la musica. Insieme a congressisti del calibro di Marco De Natale, Paolo Troncon e l’amico Riccardo Storti, ragionammo sul ruolo, il valore e l’utilità delle definizioni in campo musicale. Riascoltando i Raw Frame la memoria è tornata immediatamente a quel simposio: se undici anni fa ci fossero già stati i Raw Frame, se fosse già uscito Side Sight, avrebbe rappresentato un interessante ‘case study’.
 
L’etichetta di genere è una comodità per l’ascoltatore contemporaneo. Nel momento in cui il suono è mediato dal riconoscimento di una collocazione, sia essa jazz, rock o pop, l’orecchio si rilassa e percepisce in maniera codificata, inevitabilmente forzata da una conduzione, solo apparentemente più ricettiva. Un po’ come la televisione rispetto alla radio: un medium che ti dirige, argina la tua fantasia e ti rende spettatore, elemento passivo del dialogo, senza possibilità di scambio e costruzione. Senza etichette, senza tag, senza agganci espliciti a un genere piuttosto che a un altro, l’ascolto è più avventuroso, è partecipe, attivo. Proprio quello che voleva Lucio Battisti quando scelse di missare la voce in basso, nei fondali, in quella splendida avventura “partecipata” che doveva essere Anima Latina.
 
Da Battisti ai Raw Frame, dalla ricchezza del vestiario sonoro allo scheletro, all’essenza. Quella di un trio essenziale, più che minimale, che per il secondo disco mirano esplicitamente a respingere luoghi comuni e stereotipi, a disorientare l’ascoltatore – e sotto sotto si divertono pure… A partire dall’etichetta di riferimento: Naked Tapes già dal nome punta alla nudità, il packaging rilancia quest’idea “francescana” di vestito della musica, proprio allo scopo di non offrire appigli comodi a chi ascolta. È tutto rimesso – saggiamente, vivaddio – al dialogo: tre contro uno, ma alla pari.
 
Side Sight si può collocare nel grande alveo del jazz elettrico, ma con premesse curiose e con sviluppi altrettanto sorprendenti. Alle spalle un’antica esperienza tra jazz-rock e progressive, Andrea Bolzoni (chitarra), Salvatore Satta (basso) e Daniele Frati (batteria) si sono ritrovati in terzetto elastico, dinamico, affatto prolisso e verboso, già nel debutto del 2012 Krakowia. In Side Sight portano alle estreme conseguenze un’idea di jazz inteso come area di libero scambio tra componenti di varia provenienza, influenze rock e colte, all’insegna di una “instant composition” che ha nel groove e in una sorta di “eterea materialità” il filo conduttore.
 
Retell, Sunny Cloud e Neve i brani più rappresentativi dell’indole libertaria, dell’intenzione anche descrittiva, di quel pulsante e magnetico coagulo di elementi che rende davvero peculiari i Raw Frame. Denudiamoci e ascoltiamo.

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