24/12/2014

Bryan Ferry

L’ex frontman dei Roxy Music si conferma un “sempre dandy”, sebbene la sua voce sia meno nitida e più rauca rispetto al passato
Avonmore “come” Avalon? Per certi versi sì, perché si vede in copertina la foto di un Bryan Ferry più giovane e un font proprio identico a quello dell’ultimo album di inediti dei Roxy Music, uscito nel 1982.
Accantonati gli esperimenti strumentali fatti con i brani del suo vecchio gruppo in The Jazz Age del 2012, Bryan Ferry si ripropone al pubblico con un nuovo lavoro che comprende dieci tracce, comprese due cover. Avonmore è un disco prodotto nei suoi studi di Londra dallo stesso ex frontman dei Roxy Music insieme a Rhett Davies, e mixato da Craig Silvey (già al lavoro, tra gli altri, con Arcade Fire e Paolo Nutini).
Per l’artista si tratta quindi di un ritorno alle sue origini con un album ricco di ospiti, da Nile Rodgers, Johnny Marr e Marcus Miller, sino a Flea, Mark Knopler e Ronnie Spector.
 
Arrangiamenti farciti di strumenti già a partire dalle sei chitarre di Loop De Li che diventano otto e addirittura nove rispettivamente in Midnight Train e One Night Stand. Tutto sarebbe vano se non si sentisse il soffice peso di un Bryan Ferry per natura sempre raffinato, nonostante la voce “invecchiata” dal passare degli anni, come accade soprattutto in pezzi quali Soldier Of Fortune, Driving Me Wild o A Special Kind Of Guy.
Poi, l’artista sceglie di continuare a curare il suo terreno più fertile, concimandolo con la title track e, se i Roxy Music “sono presenti” nell’arco di tutto l’album in maniera più o meno evidente, in Lost sono ripresi davvero in modo diretto dalle session di Avalon con un incontro suggestivo tra la voce di Bryan Ferry e la chitarra di Mark Knopfler. Gli ultimi due brani sono cover riadattate perfettamente all’atmosfera generale: Send In The Clowns, scritta in origine da Stephen Sondheim per il musical A Little Night Music, e Johnny and Mary, brano di Robert Palmer già pubblicato in tale versione in It’s Album Time, disco del dj/produttore norvegese Todd Terje.
 
In Avonmore si rievocano senza dubbio i Roxy Music e non c’è difficoltà nel riconoscere lo stile immutato e imprescindibile del suo ex leader. E se da una parte la copertina si riferisce a un tempo che ormai non c’è più, dall’altra si nota lo spirito intatto, originario e sicuro di un “sempre dandy” come Bryan Ferry, sebbene la sua voce sia inevitabilmente meno nitida e più rauca rispetto al passato.
 

 

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!