02/10/2019

Giuda

“Viaggio nello spazio” per il gruppo romano che ha dato vita a un quarto album potente soprattutto in chiave live
Glam e punk che affondano le radici nel rock ‘n’ roll. Il passato anni ’60 e ’70, gli strumenti di un tempo, la registrazione in analogico e le citazioni di un’epoca che non c’è più diventano la cifra stilistica modernizzata, personalizzata e ormai consolidata dei Giuda. Il gruppo romano nato nel 2007 torna con questo quarto album dal nome E.V.A.. Il titolo sta per Extra Vehicular Activity: è l’attività degli astronauti dello spazio che nella percezione della band diventa una sorta di disagio nei confronti del mondo; condividere nuovi interessi, favorire l’incontro tra culture diverse, creare dialogo tra due paesi lontani è infatti un valore aggiunto, rispetto alla voglia di chiusura che sembra essere presente nella società odierna.
 
Brani spesso brevi, tante parti o interi pezzi strumentali, oppure frasi concise, piccoli ritornelli, a volte veri e propri cori da parte del cantante Tenda e del chitarrista Lorenzo Moretti, spesso protagonisti anche di semplici alternanze e di vari botta e risposta. E per questo motivo non lasciano indifferenti il primo singolo e brano che apre l’album Overdrive o anche la successiva Space Walk. Sembrano inevitabili Bowie e Bolan come riferimenti, ma si percepiscono anche Slade, Sweet e persino AC/DC e in quest’occasione va anche notato che la loro musica si arricchisce, diviene sempre più corposa e diventa ballabile incrociando proprio varie suggestioni disco come in Interplanetary Craft, Space Go o Cosmic Love. E si può affermare lo stesso anche per la conclusiva Junk che inizialmente cita addirittura il coro di Rumore di Raffaella Carrà.
In studio il lavoro è stato effettuato anche dal co-produttore Danilo Silvestri, prima di consegnare E.V.A. a Londra e nelle mani di Noel Summerville, già noto per aver prestato i suoi servigi a un album come Combat Rock dei Clash. Nella squadra è poi confermatissimo il grafico francese Tony Crazeekid, autore di tutte le copertine dei Giuda: in particolare in questo quarto lavoro del gruppo romano la sua arte si sviluppa senza mostrare i componenti del gruppo, poiché la tematica dello spazio prende il sopravvento.
 
In poco più di mezz’ora il gruppo racchiude pezzi e soprattutto idee ampiamente apprezzate anche all’estero da varie personalità musicali, da Joe Elliot dei Def Leppard a Captain Sensible dei Damned fino a Morrissey solo per citarne alcune. Per il resto basta seguire il viaggio dal vivo dei Giuda perché tutto viene esaltato maggiormente, come stanno dimostrando nei concerti di questo periodo in Italia e che proseguiranno in Europa, prima di partire a settembre alla volta degli Stati Uniti.
Non è un banale tuffo nel passato, né l’esaltazione del “vintage” dei suoni e del modo di suonare, né la nostalgia fine a sé stessa. È una rivitalizzazione significativa nel presente.
 

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