17/05/2007

Laurie Anderson

Life On A String – Nonesuch/Cgd

Questa volta mi ci sento proprio dentro e non è una cosa che sento con ogni disco.” Sette anni dopo Bright Red, la Anderson pubblica un nuovo album di canzoni. E lo fa, come sempre, a modo suo. Life On A String è un viaggio affascinante nella complessa concezione musicale di un’artista geniale e originalissima che non finisce mai di stupire. Anche quando decide di seguire (come in questo caso) la strada della semplicità. Anche se, parlando di Laurie il termine semplicità è pur sempre relativo; certo è che quando si ascolta Pieces And Parts, una deliziosa ballata accompagnata solo da un trio d’archi, si ritrova la classe, il gusto e perché no, tutta la sofisticata poesia di questa grande donna. La Anderson in Pieces And Parts dimostra anche quanto sappia cantare bene: ispirata, dolce ed efficacissima la sua voce pennella una melodia seducente che l’arrangiamento di Van Dyke Parks (che firma anche il successivo strumentale Here With You oltre a dirigere da par suo la sezione archi in tutte le canzoni dell’album) rende preziosamente nobile.

E se Slip Away, un pezzo dedicato al padre morto di recente, è una piccola sinfonia quasi recitata che riporta ai più recenti lavori teatrali della Anderson, The Island Where I Come From è forse il brano più estroverso e divertente di questo disco. Lo racconta lei stessa quando dice che “questa canzone è costruita attorno ad un loop incredibile. Tutti l’hanno suonata così, specie la sezione fiati che sembrava proprio saltellare da una parte all’altra. Poi io ho modificato il brano e ora il loop è come se fosse nascosto. Credo di essere l’unica a percepirlo ancora”. Di fatto, The Island Where I Come From è un pezzo parecchio ritmato che segue una melodia semplice e piuttosto orecchiabile: ricorda, per certi versi, le atmosfere del periodo Home Of The Brave. Così come fa My Compensation, secondo la Anderson, “un modo diverso per parlare d’amore. Leggevo un bellissimo libro sui poeti che scrivevano d’amore metafisico nel 17° secolo in Inghilterra. E mi chiedevo: com’è possibile che la mente riesca a trasformare un oggetto in qualcosa da amare?”.

Bellissima è pure Dark Angel, una canzone che anch’essa è una piccola suite, magistralmente arrangiata da Van Dyke Parks con gli archi. Tutto il disco è inondato dalla presenza del violino e degli archi ed è giusto sottolineare che oltre ad impreziosire l’atmosfera generale del lavoro valorizza la voce di Laurie che in un pezzo come Broken raggiunge il massimo splendore. O diventa poesia pura nella suite d’apertura (la suggestiva One White Whale, tratta direttamente da Songs And Stories Of Moby Dick) che introduce in modo spirituale e intimista all’ascolto del disco.

Disco che per alcuni ha dei toni dark. Io non ho avuto questa percezione se non per la conturbante Washington Street, nella quale brilla la chitarra ‘tremolante’ di Bill Frisell e che Laurie ha dichiarato essere “una storia da film noir. È il mio tributo a William Carlos Williams”. E, se vogliamo, anche per le atmosfere un po’ cupe di Statue Of Liberty, esplicitamente dedicata a New York, la città che ha adottato Laurie e che ormai la considera una delle sue figlie più speciali e devote.

Il disco si chiude con un brano quasi recitato come One Beautiful Evening e con la title-track, la fascinosissima Life On A String. In questo viaggio all’interno del giardino dell’Eden ma anche, come la stessa Anderson ha detto, in quella che potrebbe essere una breve visita al Rumba Clun in una notte piovosa, Laurie è accompagnata dal prezioso basso di Skuli Sverrisson (già direttore musicale del Moby Dick e qui in veste di co-produttore), dagli archi condotti da Van Dyke Parks, dalla chitarra di Bill Frisell e dai preziosi consigli di Lou Reed.

Dr. John, annunciato ospite, non si sa che fine ha fatto. “Alla fine abbiamo deciso di togliere il pezzo in cui lui era presente”, ci ha detto la Anderson. Peccato: sarebbe stata l’ennesima sorpresa di un album che alla fine sorprende proprio per la sua leggiadra, raffinata e trasparente semplicità.

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Voto: 8
Perché: non delude le aspettative dei fan della Anderson. Un disco di canzoni, pieno di trovate geniali ma soprattutto di melodie suadenti e sonorità affascinanti in un clima di semplicità strutturale.

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