16/09/2009

LYNYRD SKYNYRD

La band che si rifiuta di morire

Anni fa un noto magazine britannico definì i Guns n’ Roses, all’epoca ancora persi dentro a quell’abisso che soltanto a fine 2008 avrebbe eruttato Chinese Democracy, come «la band che non vuole morire». E se non lo volevano Axl e soci, figuratevi cosa dovrebbero rispondervi gli attuali Lynyrd Skynyrd, band simbolo della southerness americana falcidiata da una lunga (e molto inquietante) sequenza di lutti. Lutti, per la cronaca, cominciati col tragico incidente aereo datato 20 ottobre 1977 che, in un sol colpo, ci privò del frontman Ronnie Van Zant, del chitarrista Steve Gaines e di sua sorella, la corista Cassie Gaines. Eppure gli Skynyrd sono definitivamente rinati sul finire degli anni 80 grazie all’incrollabile forza d’animo del chitarrista originale Gary Rossington (salvatosi miracolosamente dallo schianto del ’77) e di Johnny Van Zant, all’epoca soltanto fratellino minore del leggendario e molto più selvaggio Ronnie. E proprio con Van Zant Jr abbiamo parlato del nuovo disco Gods & Guns in arrivo a fine settembre, e non solo.
È dura, Johnny?
«Parli della vita in generale, amico?».
Di quella e della tua band. Dall’inizio di quest’anno ci hanno abbandonato per sempre Billy Powell e Donald “Ean” Evans…
«Già, sia pace all’anima loro… Eppure, nonostante questi due lutti gravissimi, vedo il 2009 come una sorta di anno di rinascita per i Lynyrd Skynyrd. Sai, in questi ultimi sei mesi abbiamo inciso un nuovo album, ci siamo ributtati con tutte le nostre forze in tour (con l’ausilio dei due nuovi turnisti Peter Keys alle tastiere e Robert Kearns al basso, nda) e abbiamo pure trovato il tempo di tornare a salutare i nostri fan europei e italiani. A Milano, per esempio, mancavamo da circa dodici anni, ovvero dai tempi di un lontanissimo concerto in cui ad aprire per noi c’era addirittura Bruce Dickinson degli Iron Maiden».
Da cosa nasce l’idea di intraprendere un ennesimo tour senza avere già un nuovo album nei negozi?
«Beh, quando i promoter ci hanno proposto questa lunga serie di concerti il disco non era ancora finito e ci dispiaceva perdere questa opportunità. Sai, vedere gli Skynyrd sera dopo sera in città differenti è un buon modo per spargere la notizia che abbiamo un nuovo album in arrivo».
Ora invece God & Guns è pronto, vero?
«Yeah, è tutto finito: mixaggio, mastering, copertina. Manca solo il video del primo singolo Still Unbroken ma anche quello dovremmo girarlo tra breve in quel di Nashville. Mi chiedi che tipo di disco sarà? Naturalmente ci saranno dentro tutti i classici stilemi del suono Skynyrd: arrangiamenti costruiti su tre chitarre, un uso brillante del piano elettrico, tanto boogie rock, ballad sincere, cose così… Da un punto di vista lirico, invece, le nostre nuove canzoni parleranno soprattutto di eventi legati alla vita reale senza scadere mai nella retorica o nel romanticismo. Sai, se dovessi riassumere God & Guns con una sola frase, potrei tranquillamente dirti che sarà un album per i fan. Scritto apposta per tutti coloro che hanno sempre voluto bene ai Lynyrd Skynyrd e supportato la loro causa».
Quel titolo, «Dio e Pistole», suona forse polemico verso certi atteggiamenti oltranzisti di  svariati abitanti del vostro amato Sud?
«Più che alla gente in generale, quel titolo è diretto a certi politici statunitensi. Vale a dire persone che spesso fanno grande confusione tra fede e armi (ridacchia, nda). Sai, dentro di me mi sento un tipo molto devoto. Oggi pomeriggio, approfittando della nostra permanenza a Milano, sono perfino andato a visitare il Cenacolo di Leonardo e, al tirar delle somme, non potevo tenere l’argomento religioso lontano dalla mie liriche».
Oltre a Dio, credi anche in Barack Obama?
«Non lo so, è ancora troppo presto per giudicarlo. Se Obama farà del bene o del male al mio Paese, beh, questo sarà solo il tempo a deciderlo. Per ora, infatti, dobbiamo semplicemente lasciarlo lavorare e non cadere nello sbaglio di esprimere un giudizio affrettato su di lui. Se non sbaglio anche George Bush, nel suo primo anno di presidenza, era al massimo del consenso elettorale. E poi sappiamo tutti come è andata a finire…».
Dio, armi… Non ti sei scordato i dollari per completare la sacra triade dell’american dream?
«Hai dannatamente ragione, amico! Ma purtroppo quelli non so davvero dove siano finiti dopo l’ultima crisi economica (si sganascia dalle risate, nda)».
Si dice che in God & Guns sarà compresa anche la versione originale di Cottonmouth Country, l’ultimo brano in assoluto inciso da tuo fratello Ronnie Van Zant quand’era in vita. Puoi confermarlo?
«Sì, sarà in scaletta. All’inizio avevamo anche pensato di ri-registrarla con la nuova line-up, ma alla fine il risultato non ci ha convinto del tutto. Così abbiamo deciso di lasciarla intatta nella sua versione demo e piazzarla alla fine del disco. Sappiamo quanto quel brano sia importante per i nostri appassionati e quante discussioni, a volte anche leggendarie, abbia scatenato nel corso degli anni. Coraggio, dunque: ancora un po’ di tempo e sarete finalmente accontentati».
Un altro rumour apparso sul web vuole che in una canzone del cd suoni il chitarrista John 5, già con Marilyn Manson e Rob Zombie…
«Yeah, posso confermarti anche questa voce. John è un chitarrista incredibile in grado di passare in poche note dal metal al country e, quando ci siamo conosciuti l’anno scorso, non abbiamo trovato di meglio da fare che scrivere un pezzo assieme. La sua partnership con Rob Zombie, inoltre, potrebbe far sì che un altro personaggio importante compaia su God & Guns (Johnny sorride sotto i baffi, nda)».
Stai forse dicendo che Zombie entrerà a breve nella Lynyrd family?
«Al momento non posso aggiungere di più, ma la presenza di Rob Zombie su un album degli Skynyrd, ora come ora, è più di una speranza. Tra l’altro lui, cinematograficamente parlando, è stato sempre vicino al nostro “messaggio” visto che ha adoperato Freebird per musicare la scena finale di The Devil Rejects (in Italia La casa del diavolo, nda) e probabilmente userà un altro nostro pezzo nella colonna sonora del suo imminente Halloween 2».
Chi sono secondo te gli Skynyrd addicted della musica moderna?
«Sicuramente un mucchio di artisti country, ma anche i Metallica che anni fa fecero la nostra Tuesday’s Gone, Kid Rock, lo stesso John 5, il povero Dimebag Darrell dei Pantera… La lista, come vedi, è molto lunga.»
E Zakk Wylde?
«Yeah (Johnny ha un sussulto, nda)! Come cavolo ho fatto a non citarlo? Zakk Wylde è un grande! Nutro il massimo rispetto per la sua musica e il suo modo di suonare la chitarra. Lui sì che è una vera anima southern».
In God & Guns ci saranno pure dei brani dedicati alle tristi vicende di Billy e Ean?
«Dei giorni neri vissuti da Ean si parla velatamente in una canzone visto che eravamo a conoscenza della sua terribile malattia (un tumore, nda). Billy, invece, abbiamo preferito lasciarlo suonare e basta. L’album, infatti, conterrà le sue ultime partiture pianistiche e il risultato, credimi, stupirà tutti i suoi ammiratori».
Mi sembra di capire che alla morte di Ean eravate quasi preparati. Mentre per quanto riguarda Billy…
«Le cose, in effetti, sono andate proprio così. Sai, mentre Ean nell’ultimo periodo della sua vita era diventato molto spirituale, Billy non ha mai dato cenno di soffrire e se l’è goduta fino all’ultimo, suonando sempre da vero genio quale era. Che Dio lo benedica…».
Billy, Ean, Steve Gaines, sua sorella Cassie, Leon Wilkenson, Allen Collins, ovviamente tuo fratello Ronnie… Perdonami la banalità della domanda ma dove trovate, voi Skynyrd, la forza per andare ancora avanti?
«Questa volta il coraggio di proseguire è coinciso con la voglia di registrare un nuovo album. Finirò per essere ripetitivo, ma God & Guns è stato realizzato innanzitutto per commemorare Billy e Ean e per essere divorato dai nostri fan. Le composizioni firmate da Billy erano troppo belle per essere lasciate in un cassetto e perciò…».
Dopo ventidue anni che guidi la band sei ancora sui palchi di mezzo mondo. Te lo saresti aspettato, in quel primo reunion tour dell’87?
«Assolutamente no perché io, all’epoca, mi sentivo solo un ragazzo che voleva spassarsela per un paio di mesi… Mancavo ancora di consapevolezza, ecco, e non credevo che sarei rimasto per così tanto tempo il cantante di questa band. Eppure è andata così e, assieme all’orgoglio di essere uno Skynyrd, sono arrivate anche le belle canzoni. Sai, molti critici pensano che noi siamo solamente quelli di Sweet Home Alabama, Freebird e Simple Man eppure, credimi, anche nei dischi in studio venuti dopo il 1991 c’è della bella roba da ascoltare».
È inevitabile però che con il cognome che porti, molti continuino a vederti come il fratellino di Ronnie. E questo nonostante tu abbia ormai compiuto 50 anni…
«Non potrei desiderare di meglio. Ronnie, infatti, è tuttora una presenza costante nella mia vita, una guida luminosa a cui fare riferimento, una voce che non potrà mai appartenere semplicemente al passato. Solo il fatto che lui riviva, concerto dopo concerto, nelle canzoni dei Lynyrd Skynyrd è un incentivo a non smettere mai».

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