22/03/2021

Massimo Salari e il progressive dagli anni ’80 ad oggi

Arcana pubblica “Neo Prog. Storia e discografia essenziale”
Genesis, King Crimson e Yes hanno esaltato di milioni di appassionati in tutto il mondo, ma nominare Marillion, Pendragon, IQ e Echolyn, oppure i nostri Ezra Winston, Malibran e Notturno Concertante, farà battere i cuori dei più affezionati amanti del rock progressivo. A differenza dei pionieri degli anni ’70, i protagonisti del new prog hanno cominciato a fare musica nel periodo più difficile, quello del punk, sfidando tempi, mode e case discografiche, facendo sognare uno zoccolo duro di fan che sperava in una rinascita del genere. Di questo si è occupato Massimo Salari, noto commentatore di affari progressive, con il suo terzo lavoro per Arcana.
 
In Rock Progressivo Italiano 1980-2013 hai raccontato l’epopea del prog tricolore più recente, in Metal Progressive Italiano hai osservato la variante metallica del genere, ora hai aperto lo sguardo a un pezzo importante di storia del prog. Parte tutto dalle bordate del punk nel 1977?
Il Punk non è il solo artefice del momentaneo stop del Rock Progressive, in concomitanza si adoperano altresì la New Wave e la musica da discoteca. Se andiamo ad analizzare attentamente il fenomeno ci rendiamo conto che trattasi di tutti generi dediti ad un rapporto fisico con la musica. Il Prog è musica per la mente, denominata da molteplici esperti come “la musica dotta”, e guarda caso i tre generi di moda nella fine degli anni ’70 e nei primi degli ’80 sono proprio musica per il corpo, da ballare o da vivere (come appunto dici bene tu, anche il Punk). Questo perché? Semplice da dire, la gente dopo dieci anni di lunghe suite, di Rock sperimentale e di musica impegnata… è solo stanca. Basta questa logorroicità, servono poche note per sballarsi e la voglia di cimentarsi in balli o quant’altro di poco impegnativo  cerebralmente parlando.
La musica come divertimento fisico.
Cambiano le mode, l’individuo non è più al centro dell’interesse, dove nei ‘60/’70 si aveva la prerogativa di essere esclusivamente se stessi, qui si passa all’omologazione. Tutti dobbiamo essere necessariamente uguali, vedi ad esempio la nascita del fenomeno dei cosiddetti “Paninari” spinti dai media in programmi di moda  come Drive In, giovani con un loro linguaggio e vestiti tutti uguali. Chi è differente da questa tendenza  è out, quindi fine del Prog!
 
Mentre per i campioni dell’epoca d’oro i riferimenti erano ampi – dai Beatles alla musica classica – i protagonisti new prog hanno ristretto le loro influenze, partendo dal culto del rock romantico alla Genesis, come te lo spieghi?
Penso che scrivere in una lavagna bianca sia più comodo che farlo in una già scritta. Mi spiego meglio, i Beatles hanno stravolto le regole del Rock aiutandolo ad evolversi. Brani come ad esempio Eleanor Rigby fanno la storia. La chitarra elettrica è stata fino agli anni ’60 il simbolo del Rock e guarda cosa ti vanno a fare questi quattro ragazzacci di Liverpool, un brano voce ed archi! Orchestra e voce nel Rock? Niente chitarre? Sia mai! Invece con questo approccio anche i genitori dei “capelloni” scapestrati si avvicinano al Rock. Nasce definitivamente la sinfonizzazione nel Rock, cosa approfondita successivamente in maniera adeguata da gruppi come Nice, Moody Blues, Procol Harum etc. E con Norvegian Wood grazie ad uno strumento come il sitar aprono la psichedelia nel Rock. Pink Floyd e Doors su tutti ringraziano. E poi il Garage Rock si estende verso il Punk dieci anni prima dei Sex Pistols stessi in Helter Skelter, insomma i Beatles danno ulteriormente il “la” a nuove strade. Da qui mi riaggancio al discorso dell’individuo al centro dell’interesse, ossia ognuno non deve essere uguale ad un altro, prerogativa del periodo. Ecco quindi una sana gara a chi la fa più strana, questa competizione non è soltanto a livello musicale, ma coinvolge tutte le arti, dalla letteratura alla pittura etc.
Anche le nazioni si mettono in competizione in questa folle gara a chi possiede più personalità, vedi l’Europa (madre di questa evoluzione grazie appunto agli inglesi in primis) e l’America. Quindi molto è stato detto (lavagna già scritta), e in un periodo come gli anni ’80 dove si cerca la non complicazione della musica, anche nel Prog si tenta la scrematura, ossia di trarre il meglio da quello che la storia ci ha insegnato. Chi sono fra i gruppi più influenti del genere negli anni ’70? I Genesis e i Pink Floyd proprio in base a quanto lasciato dai Beatles, ossia sinfonia e psichedelia. Manca un tocco di romanticismo che renda il tutto molto orecchiabile, a questo ci possono pensare i Camel. Ed ecco che il connubio fra Genesis, Pink Floyd e Camel portano al risultato NEO PROG, musica per la mente sì, ma con uno sguardo anche verso il corpo. Major importanti come la EMI intuiscono nei primi anni ’80 il potenziale di questo nuovo genere investendo in alcuni gruppi al riguardo (vedi Marillion).
 
Parlare di new prog o neo prog significa fare riferimento a un fenomeno di stretto contatto tra gruppi e ascoltatori, in un periodo in cui la dimensione indipendente e “carbonara” – indie label, fanzine prima e webzine poi – era dominante. Parlare di IQ, Twelfth Night e compagni significa anche entrare spesso nel mondo DIY…
Bisogna tenere conto dei tempi. Il nostro YouTube erano le cassette che ci scambiavamo registrandole anche di trafugo. Non c’era internet e quindi le fanzine erano un tam tam per attenti cultori ed intimi. Molte le riviste musicali ufficiali in quel periodo, ma le fanzine approfondivano in maniera microscopica ed underground il fenomeno relativo a questa o quella band. Gruppi come quelli che hai citato tu hanno fatto una dura gavetta, direi al quadrato! Fare Prog quando il Prog è morto ma ancora caldo è alquanto autolesionistico, se poi ci aggiungiamo una voce alla Gabriel (quella di Peter Nicholls degli IQ), una musica come quella dei Genesis ed il face paint in sede live, allora abbiamo fatto bingo. Va bene per il vedovo nostalgico fans che ritrova le sue amate sonorità ed il proprio giocattolo, per il resto come ho risposto prima… è out! Quindi è dura andare contro corrente, ma farlo con l’esperienza acquisita dalla storia del Prog è risolutivo.
Diverso il discorso dei Twelfth Night, artisti a tutto tondo, catalogati nel Neo Prog soltanto perché si presentano ufficialmente in quel contesto anni ’80. Loro a differenza di band importanti come Marillion, IQ, Pendragon e Pallas, non si approcciano con riferimenti ai Genesis, Pink Floyd e Camel ma a punti di riferimento più oscuri come ad esempio i Van Der Graaf Generator. Altresì ogni disco è una storia a sé, sino a giungere nel loro ultimo periodo verso sonorità contaminate dalla New Wave stessa. In parole povere un gruppo di culto ma non per tutti i fans incalliti del Prog.
Mondo DIY? Non saprei, forse agli inizi più successo mediatico che proventi veri e propri, solo i più grandi hanno guadagnato nel tempo suonando sino ad oggi.
 
I Marillion sono stati il gruppo più noto del new prog, dal quale poi si sono allontanati cambiando pelle e sostanza, diventando una band matura e influente. Possiamo dire che loro sono stati i più significativi per capire questo fenomeno?
Assolutamente sì.
Sono il sunto del Neo Prog, punto di riferimento per band Prog dagli anni ’80 a venire. Se per il Prog nel 1969 lo start ufficiale viene dato da In The Court Of The Crimson King, nel 1982/83 Script For A Jester Tear’s dei Marillion è l’anno zero. Gli assolo di chitarra in stile Gilmour, le tastiere alla Genesis, e il grande cantante Fish che in maniera teatrale recita i logorroici testi, faranno scuola a tutti. Il Jester (in copertina del mio libro) è un personaggio che accomuna molte di queste band, personaggio sia allegro che malinconico, il nascondersi dietro ad una maschera nella vita, un elevare all’ennesima potenza molto del lavoro fatto in sede live da Peter Gabriel (Genesis), un cerchio che si chiude con il passato.
 
È importante anche parlare di IQ, Pendragon, Twelfth Night e Pallas: qual è stato il contributo alla causa fornito da queste quattro band britanniche?
Fondamentali tutti, chi per un motivo chi per un altro.
Simili ma non uguali, come erroneamente i giornalisti tacciavano in quegli anni. Parlavano di “cloni”, di plagi, cosa assolutamente non vera. Guarda caso ancora oggi nel 2021 le band in questione stanno suonando! Mai previsione fu più sbagliata e pretenziosa. Queste band hanno una loro personalità ed un modo di suonare assolutamente unico, riconoscibile sin dalle prime note, solo un orecchio distratto o prevenuto nei confronti del Neo Prog non se ne accorge o non vuole saperne. I Pendragon ad esempio sono molto vicini ai Pink Floyd per le chitarre di Nick Barrett e vicine ai Genesis per le tastiere dell’instancabile Clive Nolan (Arena, Shadwoland, Strangers On A Train, Wakeman, etc. etc.). Fra di loro aleggia seppure in maniera molto velata anche una percentuale Hard Rock, per un risultato davvero orecchiabile e grintoso, ma che sa essere molto melodico nelle fasi più pacate. Le ballate sono strepitose e comunque trattasi sempre di Prog, per cui anche brani lunghi e pieni di cambi di ritmo e d’umore. Questa regola è comune alle band da te citate.
 
Dalla Gran Bretagna all’Italia: anche negli anni ’80 e ’90 il nostro paese si è difeso bene. Quali sono i nomi più rilevanti secondo te?
In primis direi i toscani Nuova Era, anche se loro propendono tendenzialmente verso gli Emerson Lake & Palmer. Tuttavia le sonorità registrate in L’Ultimo Viaggio (1988) ben si incastonano nel primordiale Neo Prog. Poi gli alessandrini Arcansiel con un primo ep molto vicino ai Marillion intitolato Four Daisies by Arcansiel (1988). Ma come documentato nel mio libro enciclopedico, il contesto è molto ampio, altri esempi storici sono gli Asgard, Black Jester, Edith, Ezra Winston, Mad Puppet, Aufklarung, Notturno Concertante, mentre oggi ampio interesse hanno The Watch, Quanah Parker, Barock Project solo per fare tre nomi.
 
Come negli anni ’70, anche nei decenni successivi le scene nazionali si sono mosse con grande vitalità, dal Messico dei Cast al Giappone dei Gerard, fino alla Svizzera dei Deyss. Questo risveglio internazionale in un periodo difficile ha ancora oggi qualcosa di magico…
Il mondo è aperto a tutti i tipi di sonorità. La magia della musica non finirà mai di trasportarci fuori della nostra dimensione terrena. Un linguaggio che interviene dove le parole finiscono. La musica è parte integrante della nostra vita di cui non ne potremmo mai farne a meno. Il Neo Prog è un tassello di questo gigantesco complesso, una finestra  per cambiare l’aria stantia del music business. Leggere NEO PROG spero renda giustizia ad un genere che non ha mai avuto vita semplice, ed è un peccato ignorare.
 

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