10/05/2007

MEI, 10 anni di indipendenza

C’era una volta l’Independent Music Meeting, pionieristico tentativo di aggregare realtà diverse che operavano in modo autonomo nella produzione di musica alternativa in Italia. Erano i primi anni 80 e si notava già un certo fermento. La piccola manifestazione (animata da genuina passione e da grandi entusiasmi) si svolgeva a Firenze che era, allora, l’indiscussa capitale della musica indipendente in Italia.

A distanza di qualche anno, quella stessa piccola ma luminosa fiaccola dell’indipendentismo musicale si trasferisce a Faenza, sulla via Emilia fra Rimini e Forlì, praticamente al centro della Romagna. Qui, nella cittadina di origine romana (Faventia) che in tutto il mondo è famosa per le sue ceramiche, nasce il MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti.

“È stata poco più di una casualità. Nel 1996 arriva in città un organizzatore di fiere del disco. Noleggia alcuni padiglioni ma, a un mese dall’inaugurazione, si ritrova con uno spazio da riempire perché c’erano state meno adesioni di quelle che aveva previsto. Si rivolge quindi a noi che, all’epoca, organizzavamo concerti di gruppi come Gang, Afterhours o Bluvertigo, per sapere se avevamo qualche idea. Subito abbiamo pensato a un raduno di quella ventina di etichette rock indipendenti che nella seconda metà degli anni 90 stavano facendo i primi passi. Non avevamo fondi ma abbiamo trovato la disponibilità di un amico appassionato di musica, che era anche responsabile marketing della Banca Popolare locale di Faenza. Così, con 2 milioni e mezzo di vecchie lire abbiamo messo in piedi il primo MEI. L’evento è un piccolo grande successo: ci suonano una dozzina di band, arrivano 3 mila persone e il padiglione è pieno tutto il giorno”.

Chi parla è Giordano Sangiorgi, 47 anni il prossimo 23 febbraio, faentino di nascita che, oltre ad averlo inventato, in dieci anni ha saputo far crescere il MEI trasformandolo nel principale polo di aggregazione della musica indipendente in Italia. “Conoscevamo il Meeting di Firenze perché avevamo partecipato in rappresentanza dell’Arci” racconta Giordano, “lo ricordo ancora oggi come una manifestazione bella e interessante. Quando il MEI parte l’IMM si era chiuso da un po’, ma per affetto e riconoscenza verso l’esperienza fiorentina, alla prima edizione di Faenza abbiamo invitato il presidente e organizzatore del Meeting di Firenze, Bruno Casini”.

In pochi anni il MEI consolida marchio e capacità progettuali. Agli stand degli espositori si aggiungono incontri, convegni, presentazioni e concerti sempre più numerosi e interessanti.

“Siamo arrivati all’anno 2000” spiega Sangiorgi “con una costante crescita di espositori nell’area indie rock. Nel 2001, abbiamo avuto ospiti Battiato e Sgalambro con il Ministro dei Beni Culturali di allora, Giovanna Melandri. In quel momento ci siamo resi conto che stavamo, per così dire, ingrandendoci anche filosoficamente. Da allora abbiamo aperto al pop ma anche alla musica d’autore, al jazz, al folk, alla world music, al punk e all’hip-hop. Credo che uno dei motivi di crescita della nostra manifestazione sia stato quello di aprirsi a tutte le produzioni indipendenti per cercare di costituire un fronte comune contro le multinazionali del disco”.

Il MEI, oggi, è anche un’importante finestra sull’Europa grazie a solide partnership con analoghe manifestazioni all’estero, dal Pop Komm di Berlino al Womex di Siviglia. “Abbiamo sviluppato collaborazioni anche con lo Sziget Festival di Budapest e l’Eurosonic di Groningen in Olanda. Sotto l’egida del MEI, inoltre, alcuni gruppi italiani sono stati in Brasile, Romania e Russia”.

I prossimi 24, 25 e 26 novembre Faenza si appresta ad accogliere la decima edizione del MEI. Il programma, come sempre, è ricco. Qualcuno dice. pure troppo. Con il rischio di essere un po’ dispersivi.

“Accetto la critica” risponde sorridendo Giordano “ma innanzitutto credo che gli investimenti e le energie dei tanti che ancora oggi producono musica indipendente con passione vadano premiati: sarà il mercato a decidere chi andrà avanti e chi no. Inoltre, ritengo quanto mai utile il confronto tra mondi diversi che, seppur operanti nel settore ‘indipendente’, sono lontani come gusti e filosofie artistiche. Tutto ciò allo scopo di evitare un arroccamento all’interno delle proprie nicchie e, se possibile, dar vita a una grande fucina creativa dalla quale tutti possono trarre vantaggio. Il mio appello agli operatori è proprio quello di superare invidie e piccole rivalse per un risultato globale più gratificante”.

Il decimo compleanno è foriero di sorprese.

“Con questa edizione 2006 si chiude certamente un ciclo. Il prossimo anno agiremo sicuramente con modalità diverse. Ci sono tante idee da sviluppare. Un mio sogno è quello di un MEI virtuale: un portale di musica indipendente italiana che possa diventare il referente principale del mercato mondiale”.

Non male per uno che si è innamorato della musica negli anni 70 da vero appassionato o, come ammette ridendo “perché suonando la chitarra aumentavano le chance di cuccare”.

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