26/02/2013

Mudhoney

In Germania, ai tempi in cui “grunge” non significava quella cosa lì

«Era la prima volta che suonavo fuori dal Nordovest. Andare in tournée non era una passeggiata: dovevi accumulare un po’ di soldi col lavoro che facevi, mollare tutto, usare la grana per il tour, tornare a casa e cercare una nuova occupazione». Così tempo fa Mark Arm ci raccontava il concerto di Berlino del 1988, prima trasferta europea dei Mudhoney. Già pubblicato in versione audio all’interno della ristampa di Superfuzz Bigmuff, è un documento grezzo di un gruppo appena nato. Chiamati a rappresentare la minuscola etichetta Sub Pop all’Independence Days, offrono una performance ferocemente divertente, resa in un mix che non piazza le chitarre elettriche in primissimo piano, ma offre spazio e batteria e basso (ai tempi c’era Matt Lukin).

Nove canzoni inframmezzate da qualche sbruffonata di Arm – jeans strappati, collanina e t-shirt bianca con la scritta “Loser” – per 40 minuti di musica che finiscono con l’anarchia di In ‘n’ Out Of Grace. Il tutto filmato e registrato con mezzi a dir poco limitati, una sola camera piazzata in fondo al locale: uno zoom diventa un momento d’estro cinematografico. In un’intervista di un quarto d’ora Mark Arm rievoca l’epoca, ammette che l’unica cosa che ricorda di Berlino è la birra e riassume lo stato d’animo del gruppo di fronte a un nuovo pubblico: «Non ce ne fregava granché».

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