16/05/2007

Muse

Black Holes And Revelations – Atlantic / Warner

Croce e delizia: vien da pensare che i Muse sono questo e lo sono sempre stati. Il loro fascino fin dall’inizio è consistito in una costante spinta verso l’eccesso, una ricerca verso l’assoluto, quando non l’absolution. Ma assolti non saranno neanche questa volta dalle schiere dei detrattori che, come per tutte le band dalla larga audience, non mancano, così come i caustici commenti nei confronti di un gruppo che non ha mai fatto mistero delle proprie influenze e mire. La notizia è che no, i Muse neanche questa volta hanno corteggiato il senso della misura, anzi, se ne sono fregati bellamente. Deo gratia. Sfoggiano ancora quello spirito antico delle storiche formazioni che furono, quel rifiuto per ogni forma di autocastrazione musicale e falsa modestia. L’estetica lo-fi non sanno manco cosa sia e neppure vogliono saperlo. Tanto meno hanno intenzione di nascondere una sana e doverosa ambizione (un musicista senza ambizione è come una pornostar senza seno: curioso, ma inutile) dietro quei paraventi indie che fanno la fortuna di alcuni loro colleghi peraltro palesemente meno dotati di talento dei Nostri, ma più scaltri e misurati nelle sortite. Naturalmente chi crede nel popolaresco “chi non risica non rosica” e ne fa ragione di vita sa benissimo che deve tenere in conto possibili passi falsi e cadute, ma il gioco non è forse questo? Il pericolo è quello di fare il passo più lungo della gamba e subire le risatine sotto i baffi delle torme di marchesi De Sade che non aspettano altro di gridare ai quattro venti che “il re è nudo”.

Fatto questo doveroso preambolo veniamo al sodo. Black Holes And Revelations è un capolavoro? No, ma è un gran bel disco, che contiene gli aspetti dei Muse che già conoscevamo e ne svela qualcuno inedito. Gli appassionati della band avranno di che gioire nel ritrovare ciò per cui fremevano trepidanti, anche se non potranno non notare qualche significativa differenza. Innanzitutto l’impatto complessivo è più corposo, con una decisa enfasi posta sull’aspetto ritmico, che in una discreta misura priva loro di quelle qualità eteree più corteggiate in passato. Le strutture dei pezzi sono più dirette e concise, salvo quelle degli ultimi tre epici brani. Il cantato di Matthew Bellamy si mostra più sobrio che in precedenza, senza più l’ansia di dover dimostrare a tutti i costi le proprie qualità (perdonatelo, cercate di capire la frustrazione di uno che canta meglio di Thom Yorke ma viene sempre tacciato di esserne un imitatore). Il tasso digitale è aumentato, tra qualche loop e qualche synth. Le sorprese spiazzanti? Matthew che fa il verso al falsetto princiano nel primo singolo Supermassive Black Hole, suadente e ruffiano quanto basta. Oppure il trittico conclusivo City Of Delusion, Hoodoo, Knights Of Cydonia: tre viaggi avventurosi tra chitarre flamenco, trombe mariachi, ribollii electro, tastiere dal sapore mediorientale, epiche cavalcate, cori morriconiani, Black Sabbath sotto anfetamina, armonizzazioni à la Queen, citazioni tarantinate. Tre portate luculliane, volutamente diverse dal resto dell’album, che però ricalcano la consueta voglia di sfida della band: lo spirito è ancora quello di dimostrare che i Muse sanno e devono osare, persino quando la carne al fuoco è troppa e il rischio di lambire il kitsch è palpabile. Ma questa è gente che ha il coraggio di citare prima i Depeche Mode (Map Of The Problematique) e poi di buttarsi a capofitto in una sfuriata nu metal da cerchio alla testa (Assassin). I Muse sono quelli di Invincible: costruzione ad accumulo, alternativamente languidi e tenaci, schizofrenici e acrobati.

Chi ha sempre storto il naso di fronte al gusto per l’eccesso di Bellamy e compagni difficilmente cambierà idea stavolta, per tutti gli altri il giro sull’ottovolante è garantito. Ricordatevi di stare leggeri prima di partire.

Sul prossimo numero la parola spetterà ai tre, che ci racconteranno vita, morte e miracoli di un disco nato in un castello francese appestato da fantasmi e pipistrelli. Nientedimeno quando si tratta dei Muse.

Black Holes And Revelations esce il 30 giugno.

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