15/06/2007

Paul Simon

Milano, Palavobis, 28 ottobre 2000

Uno spettacolo perfetto. Quasi due ore di musica, grande musica, suonata benissimo, interpretata con calore e passione da uno dei più grandi songwriter della storia. Suoni puliti, volumi giusti, luci suggestive hanno fatto il resto.

Un concerto perfetto. Sempre in equilibrio tra materiale del nuovo album, pezzi del recente passato, brani dell’antico sodalizio con Garfunkel e qualche cover inusuale (tra cui un brano zydeco e un omaggio al grande rocker Johnny Ace), Paul Simon ha fatto un magnifico, elegantissimo tributo a se stesso e alla sua impareggiabile arte di raffinato artigiano della canzone da più di 35 anni nell’Olimpo del rock.

Una band perfetta. Guidato dal chitarrista camerunense Vincent ‘N Guini e dal polistrumentista Mark Stewart (davvero sensa-zionale negli strumenti a corda), con il supporto ritmico di un’ottimo bassista sudafricano, del leggendario batterista Steve Gadd, di due pirotecnici percussionisti, di un paio di tastieristi e di una sezione di fiati (veri), l’ensemble che ha accompagnato Simon è stato davvero efficace. Tutti musicisti coi fiocchi, tutti dotati di spiccata personalità eppure mai invadenti, vanno elogiati in blocco come un team sportivo affiatatissimo.

Un repertorio perfetto. Il songbook di Paul Simon è uno dei più ricchi, poetici e affa-scinanti di tutta la musica popolare del ‘900. L’innesto (moderato, 4/5 brani) di materiale del nuovo disco ha saputo attualizzare il concerto. I pezzi (come l’apertura di That’s Where I Belong, la stessa title-track, la spumeggiante Old e persino la melanconica Darling Lorraine) dal vivo sono parsi ancor più belli e coin-volgenti che non su disco. Molto spazio in scaletta hanno avuto le canzoni di Grace-land (applau-ditissimo il me-dley Diamond On The Sole Of Her Shoes / You Can Call Me Al inframezzato da un solo trascinante di percussioni), meno quelle pur magnifiche di The Rhythm Of The Saints (ma riascoltare The Coast dà sempre i brividi) assolutamente di-menticate quelle di Songs From The Capeman. Belle le riletture dei grandi classici: da Bridge Over Trouble Water a The Boxer passando per un medley semi-acustico con Old Friends.

Un evento perfetto. Posti a sedere (Palavobis quasi esaurito), acustica e luci come detto di livello assoluto. Anche dal punto di vista organizzativo la serata è stata da dieci e lode.

Un artista perfetto. Un po’ imbarazzato inizialmente, ma alla fine quasi commosso dall’accoglienza e prodigo di complimenti per il pubblico (“I never realized italians are such good looking people”) dopo 4 bis (tra cui una strepitosa Kodachrome), Paul Simon ha salutato i milanesi lasciando in tutti i presenti una sensazione magica di benessere che solo i grandi artisti sanno trasmettere.

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