28/03/2013

Sound City

La storia degli studi di registrazione di Van Nuys diventa una riflessione su cosa significa essere un musicista rock

Uno studio di registrazione come tanti. Non particolarmente bello. Con le esalazioni della fabbrica della Budweiser che nei giorni ventosi entravano per la porta principale «come qualcuno che ti rutta in faccia». Eppure lì sono passati Neil Young, Dr. John, Fleetwood Mac, Santana, Grateful Dead, Reo Speedwagon, Cheap Trick, Foreigner, Tom Petty, Kyuss, Johnny Cash, Queens Of The Stone Age, Nine Inch Nails, Metallica. E i Nirvana di Nevermind, l’album inciso con un nuovo batterista chiamato Dave Grohl.

Lo studio si chiama Sound City ed è l’oggetto del bel documentario fortemente voluto e diretto da Grohl. «Ci è passata la storia», afferma il batterista nelle prime battute del film. «È la casa di un manipolo di persone che lavorano per preservare un ideale. Una chiesa analogica, una macchina del tempo, l’ultimo bastione di un mestiere minacciato dalla tecnologia. Il sacro terreno del rock’n’roll». Attivi dal 1969, i Sound City sono stati chiusi nel 2011: il mondo va da un’altra parte. Uno studio di registrazione, adesso, sta racchiuso in un computer.

Sound City non si limita a raccontare la storia degli studi, dall’epoca del sound West Coast a quella del nu metal. Grohl – che ha condotto personalmente le interviste con gli “operai” della musica che hanno fatto funzionare la sala d’incisione e con le star che vi sono passate, da Tom Petty a Rick Rubin – trasforma il film in un omaggio all’epoca in cui la tecnologia non cancellava le sbavature e dai dischi emergeva nitidamente la personalità di chi li aveva incisi. È «l’elemento umano», come lo chiama Grohl. In definitiva, è un film «sulla verità, il mestiere e l’integrità del rock’n’roll».

Nella parte finale si racconta che cos’è successo dopo la chiusura degli studi. Grohl ha acquistato la consolle Neve 8028 che ha reso famoso il suono dei Sound City, la stessa consolle su cui Butch Vig e i Nirvana incisero Nevermind. L’ha posizionata nel suo studio privato e lì ha ospitato Paul McCartney, Trent Reznor, Josh Homme, Stevie Nicks e altri piccoli, grandi protagonisti di quell’epopea, creando musica con loro in una serie di formazioni variabili – il risultato è apprezzabile nel documentario e soprattutto nel cd Sound City Real To Reel. Non è musica perfetta. Forse non dovrebbe nemmeno esserlo. Perché, come dice Tom Petty, «si tratta di persone che comunicano tra di loro e che fanno qualcosa che viene dall’anima. Deve venire dall’anima».

Leggi su JAM di marzo 2013 l’articolo di approfondimento sul film

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