01/07/2010

ZZ TOP

Il ritorno in Italia

Cappellaccio calcato fino alle sopracciglia, barba fluente scompigliata dal vento, occhialoni scuri. Questi indizi portano dritti agli ZZ Top. Da più di quarant’anni, questa «little band from Texas» presenta la stessa line up: Billy Gibbons, chitarre e voce, Dusty Hill, basso e tastiere, e Frank Beard, batteria. Eric Clapton ha detto: «La prima volta che sono andato in Texas mi sono accorto che l’unica cosa che c’era nei juke box dei locali erano gli ZZ Top. E ho iniziato a chiedermene la ragione, sino a quando non li ho ascoltati. E il mio mondo è cambiato». Abbiamo parlato con Dusty, nell’attesa di vedere all’opera la band in coincidenza col tour europeo che porterà gli ZZ Top a suonare anche nel nostro paese.
Di recente siete stati in studio per lavorare a un nuovo disco…
«È vero, ma non posso dirti molto di più, anche perché dobbiamo ancora trovarci con i nostri collaboratori e mettere a posto alcune cose. Diciamo però che la struttura dell’album mi sembra solida e definita. Spero di poter suonare qualche brano nuovo nel corso del tour estivo, ma non abbiamo ancora fatto una scaletta, quindi non posso esserne certo».
Che significato hanno i concerti per voi?
«Suonare dal vivo è la parte del mio mestiere che preferisco. Possiamo essere a Dallas, Chicago, Nashville, Milano, Tokyo o Parigi, cambia poco. I nostri fan ci conoscono e noi conosciamo loro. Ci si mette un attimo a riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato l’ultima volta. Certo parlando di Italia, devo ammettere che tutte le volte che ci è capitato di suonarvi è sempre stato molto figo».
La vostra line up non cambia da più di 40 anni: come spieghi questa fedeltà?
«Immagino che le cause siano parecchie. Abbiamo forse troppe cose in comune per poter pensare sul serio di separarci. Alla base probabilmente c’è una forte affinità di gusti musicali, che si è trasformata in condivisione di uno stile di vita. Il nostro successo è legato al lavoro di squadra più che ai meriti di qualcuno in particolare. L’amicizia tra di noi è per la verità qualcosa di così forte che non c’è mai stato nemmeno bisogno di parlarne tanto… un po’ come quelle cose che dai per scontate, ma a cui non vorresti mai, comunque, rinunciare».
Attorno a voi ci sono tante leggende… È vero che Billy usa come plettro una moneta messicana?
«È una domanda che dovresti porre a lui. Io ho sempre odiato dover fare la parte di quello che ti dice che Babbo Natale non esiste… Scherzi a parte, so che ha una moneta preferita e che l’ha usata anche per suonare in alcuni concerti. Diciamo che non la usa sempre».
L’origine texana è motivo di orgoglio?
«Certo, amo il Texas. Contrariamente a quel che si pensa, ti posso assicurare che lì la gente ha una visione aperta e ci sono città come Dallas e Houston dove puoi trovare persone lontane dai soliti stereotipi. Se poi vai a infilarti in città più giovani, tipo Austin, beh, saresti costretto a stropicciarti gli occhi».
Ti chiedi mai come staresti senza barba?
«Ti confido che avrei un po’ di timore a vedermi sbarbato. Del resto se io e Billy non ci siamo rasati le barbe nel 1984, quando ci avevano offerto un milione di dollari per farlo e ricavarne uno spot televisivo, perché dovrei farlo adesso?».
Nel 2000 molti fan hanno temuto per le tue condizioni di salute, ma subito dopo esserti ripreso hai pronunciato una frase ormai celebre: «Non puoi fermare gli ZZ Top». Ne sei ancora convinto?
«Oggi più che mai. E ti ringrazio di aver riportato alla mia memoria quei momenti difficili, che mi hanno fatto riflettere su questioni importanti e molto intime, come il mio rapporto con Dio. Sentire l’affetto di tante persone, anche perfetti sconosciuti e semplici fan, mi ha aiutato parecchio nel periodo di degenza. Se oggi sono più maturo e convinto di quello che voglio fare, lo devo proprio a quel periodo».

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