25/04/2018

A Perfect Circle

Dopo 14 anni tornano gli A Perfect Circle con un nuovo disco. Sarà valsa la pena aspettarli così a lungo?
Quando esce un nuovo lavoro targato A Perfect Circle ci si può aspettar di tutto; la mente di Maynard Keenan ha spesso giocato con chi segue la sua carriera sin dagli inizi. Quindi ci si può aspettare un disco dei Tool, o anche dei Puscifer, gli altri suoi progetti, ma con il nome APC. 
 
Keenan ama stupire e con il nuovo album, Eat The Elephant, è perfettamente riuscito nel suo intento. Un anticipo del nuovo disco è arrivato lo scorso ottobre, quando la band californiana ha pubblicato The Doomed, primo singolo di questo nuovo lavoro: un brano forte, deciso, dove trovano molto spazio le tastiere dalle sonorità che calzerebbero perfettamente in un film di Tim Burton; un brano di forte impatto che non ha fatto altro che aumentare l’attesa per l’uscita del disco. Ed eccoci dunque a parlare di Eat The Elephant, che, ad un primo ascolto ci porta dentro delle atmosfere più cupe, a partire dalla opener, nonché title-track. Rispetto al (lontano) passato la composizione e gli arrangiamenti appaiono più minimalisti e soprattutto porgono il loro sguardo verso una profonda intimità. Lungo i 12 brani che vanno a formare questo lavoro sono le tastiere ad avere il sopravvento, contribuendo fortemente a creare quell’atmosfera e la tanta melodia presente in ogni singolo episodio. Le chitarre del binomio Howerdel-Iha ci sono, e quando si stancano del ruolo secondario non fanno fatica a farsi avanti, come nel caso di Delicious. Keenan ci regala dunque un sound più crepuscolare, delle emozioni quasi sussurrate e delle atmosfere più malinconiche, talvolta anche quasi scherzando, come in occasione di So Long, And Thanks For All The Fish, brano che ammicca decisamente verso sonorità brit-80’s e, rispetto agli altri, molto più radio-friendly. 
 
Eat The Elephant in definitiva è un disco più intimo e più introspettivo. Si diceva che quest’album avesse delle tematiche politiche e religiose; e non mancano; ma niente urla anti-governative, bensì un’attenzione che viene posta verso ognuno di noi, nel proprio intimo, conducendo a domandarsi se siamo in grado, nel nostro piccolo, di poter cambiar qualcosa in questi tempi cupi. Voleva stupirci e ce l’ha fatta; Keenan aggiunge un’altra preziosa perla dentro una carriera già di per sé importante e, se qualcuno si sta chiedendo se ne sia valsa la pena aspettare 14 anni, la risposta è sì. Resta da vedere la resa “live” di questi nuovi brani e quindi non ci resta che aspettare il 1° luglio quando gli APC saranno di scena al Castello Scaligero di Villafranca (VR), o anche i prossimi 18 e 19 dicembre quando saranno invece al Forum di Assago (Milano) al PalaLottomatica di Roma ad ospitare Keenan e soci.
 

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