Si è spento all’età di 94 anni il cantautore francese Charles Aznavour. L’ultimo grande chansonnier transalpino è morto la scorsa notte nella sua casa di Mouriès, piccolo centro nel sud della Francia. Era da poco tornato da alcuni concerti in Giappone, nell’ambito di un recente tour che lo ha visto calcare anche i palcoscenici italiani (qui la recensione del live agli Arcimboldi dello scorso novembre). Nonostante alcune date cancellate quest’estate a causa di un incidente domestico, Aznavour non si è mai risparmiato, cantando davanti al suo pubblico una carriera lunga settant’anni, con la grinta e l’intensità di sempre. Interprete, compositore, attore, nel suo curriculum di artista si contanto successi cantati in sette lingue, molti dei quali in italiano grazie alla collaborazione con due grandi parolieri come Sergio Bardotti e Giorgio Calabrese. Com’è triste Venezia, Ed io tra di voi, L’istrione, Lei sono solo alcuni dei pezzi “italiani” che Aznavour ha portato in classifica.
Nato nel 1924 da genitori armeni, Aznavour (nato Chahnourh Varinga Aznavourian) è stato scoperto da Edith Piaf nella metà degli anni ’40 portandolo a suonare in giro per il mondo con la sua orchestra. Nonostante una maternità artistica di grande livello, Aznavour fa fatica ad imporsi subito come cantante. Va molto meglio come autore, sempre per la Piaf e Juliette Greco (Je hais les dimanches). Ma nel 1954 il brano Sur ma vie scala le classifiche e lo porta a esibirsi al’Olympia di Parigi. Appassionato d’opera, negli anni ’60 allestisce Mounsier Carnaval da cui è tratta La Boheme, forse la sua canzone più famosa, interpretata successivamente anche da Ornella Vanoni. Come tanti suoi colleghi d’Oltralpe lo cerca anche il cinema: è il protagonosta de Il testamento di Orfeo di Jean Cocteau, François Truffault lo vuole in Non sparate sul pianista mentre Elio Petri lo chiama per Alta infedeltà. Aznavour ha cantato l’amore nelle sue tante forme, da quello passionale e malinconico a quello disperato e mortale, come in Mourir d’aimer, tratto da un fatto di cronaca: una professoressa suicida dopo la relazione amorosa con un suo allievo. O scandalizzando l’opinione pubblica in Comme ils disent, cantando l’amore omosessuale. “Proprio lui, un tromber de femmes d’eccellenza” si diceva in giro.
Nato nel 1924 da genitori armeni, Aznavour (nato Chahnourh Varinga Aznavourian) è stato scoperto da Edith Piaf nella metà degli anni ’40 portandolo a suonare in giro per il mondo con la sua orchestra. Nonostante una maternità artistica di grande livello, Aznavour fa fatica ad imporsi subito come cantante. Va molto meglio come autore, sempre per la Piaf e Juliette Greco (Je hais les dimanches). Ma nel 1954 il brano Sur ma vie scala le classifiche e lo porta a esibirsi al’Olympia di Parigi. Appassionato d’opera, negli anni ’60 allestisce Mounsier Carnaval da cui è tratta La Boheme, forse la sua canzone più famosa, interpretata successivamente anche da Ornella Vanoni. Come tanti suoi colleghi d’Oltralpe lo cerca anche il cinema: è il protagonosta de Il testamento di Orfeo di Jean Cocteau, François Truffault lo vuole in Non sparate sul pianista mentre Elio Petri lo chiama per Alta infedeltà. Aznavour ha cantato l’amore nelle sue tante forme, da quello passionale e malinconico a quello disperato e mortale, come in Mourir d’aimer, tratto da un fatto di cronaca: una professoressa suicida dopo la relazione amorosa con un suo allievo. O scandalizzando l’opinione pubblica in Comme ils disent, cantando l’amore omosessuale. “Proprio lui, un tromber de femmes d’eccellenza” si diceva in giro.
Charles Aznavour ha cantato e inciso fino alla fine dei suoi giorni. Una vita incredibile da cui tanti suoi colleghi dovrebbero prendere esempio.