Tutti noi abbiamo sognato, almeno per una volta, di avere uno zio d’America. C’è addirittura chi, per scroccare una vacanza oltre oceano, ha riscoperto qualche improbabile parente in Canada. Per non parlare di calciatori brasiliani, argentini o sudamericani in genere che, pur di essere tesserati come comunitari, dichiarano sempre di avere (come minimo) almeno un nonno italiano. Ma, ammettiamolo, non è da tutti poter contare su uno sperduto “cugino” in Israele, specie se di cognome fa come voi e se esercita (pure) la vostra stessa professione. Il fatto potrebbe suonare ancor più strano nel caso in cui le occupazioni dei due fossero, per così dire, inusuali e se entrambi risultassero essere delle celebrità. Eppure, è successo proprio che Fortis Alberto (nato a Domodossola nel 1955 e che, notoriamente, di lavoro fa il cantautore) sia entrato in contatto con Fortis Rami (54 anni, nato a Tel Aviv e rockstar israeliana tra le più acclamate) e che i due “cugini”, nell’arte e nella vita, siano andati anche piuttosto d’accordo. Insieme, infatti, i Fortis hanno recentemente dato vita a due concerti (12 e 13 novembre scorso) al Teatro Cilea di Reggio Calabria. “La musica di Rami è un po’ più pop della mia”, mi dice Alberto, “ha certamente elementi di cultura locale ma, se la immagini cantata in inglese, non suona molto diversa da produzioni pop-rock contemporanee”.
“Quella del Teatro Cilea” continua “è stata una bella iniziativa del sindaco della città, Beppe Scopelliti, che ho scoperto essere un mio grandissimo fan. Gli spettacoli, oltre al risvolto artistico e culturale, hanno avuto una finalità benefica: quella di raccogliere fondi a favore dell’AISM, l’associazione italiana per la lotta alla sclerosi multipla di cui sono testimonial. Il concerto è andato bene: nella sua mezz’ora, Rami è piaciuto e la nostra interazione musicale è stata davvero promettente. Credo faremo presto altre cose insieme: la nostra comune mediterraneità è la base di partenza per un’evoluzione artistica del nostro sodalizio. Stiamo cercando di organizzare uno show a Tel Aviv, uno a Gerusalemme e forse uno a New York”.
Anche se, quello di Reggio, è stato il primo, vero incontro tra Alberto e Rami, la storia dei due Fortis ha origini lontane. “Non solo perché, come lui stesso mi ha raccontato, la sua famiglia ha radici italiane e quindi è assai probabile un nostro, seppur labile, legame di parentela” spiega “ma perché il tutto è iniziato qualche anno fa quando, insieme, avremmo dovuto dare vita a un progetto meraviglioso”.
Quando Alberto mi racconta di questa sua vecchia idea ha ancora gli occhi che gli brillano. “Io e Dori Zard, il primo che mi aveva parlato di Rami Fortis, ci eravamo ispirati alla formula artistico/umanitaria del Live Aid tanto che Bob Geldof ci aveva già dato il suo ok. Quel nostro progetto, Generazioni Future, che parafrasava la figura del Mandala con il cerchio della terra e i punti cardinali, aveva avuto la benedizione di quattro significativi rappresentanti religiosi (il rabbino Toaff, il Dalai Lama, uno sciamano indiano e un prelato della Chiesa Cattolica) i quali avrebbero dovuto anticipare l’evento musicale. Il palco ricordava Stonehenge, il celebre sito archeologico a nord di Salisbury, uno dei monumenti preistorici più importanti del pianeta. Ogni artista cominciava una canzone e, a turno, gli altri ospiti la proseguivano, interpretandola ciascuno con il proprio stile. Sarebbe stato uno straordinario esempio di comunicazione tra i popoli e le diverse razze del pianeta. E anche un progetto dal forte contenuto pacifista: nei nostri intendimenti c’erano infatti l’incontro tra il musicista israeliano e quello palestinese, tra l’irlandese del nord e quello del sud, e via dicendo. Peter Gabriel, Bob Dylan, Bob Geldof e altre rockstar angloamericane ci avevano garantito la loro adesione. La Rai avrebbe dovuto fare la diretta del tutto: ma, dopo un anno di lavoro, quando eravamo ormai in prossimità dell’evento, la televisione (improvvisamente) si è tirata indietro”.
Il concerto con Rami è solo uno dei tanti progetti che Alberto Fortis sta portando avanti. Come potete osservare, visitando il suo sito www.myspace.com/albertofortis, o quello dei suoi fan www.fortisfansclub.it, Alberto ha di recente pubblicato un libro di poesie (l’insieme, con l’aggiunta di foto, memorabilia e scritti inediti, dei suoi precedenti progetti letterari Tributo giapponese e Dentro il giardino) e un brano inedito (Sindone), che è una sorta di anteprima del nuovo episodio discografico. Inoltre, Fortis sta sviluppando diversi progetti, il più interessante dei quali riguarda Salvatore Quasimodo. “Questa idea stimolante si chiama Qproject ed è una serie di miei brani inediti musicati sui testi delle poesie del Maestro. Quando mi è stata affidata la direzione artistica del progetto, ho pensato di ribaltare i canoni consueti, quali reading di poesie con musiche di sottofondo o la scrittura di canzoni in modo assai tradizionale. Con la collaborazione di Alessandro Quasimodo, (il figlio del premio Nobel e suo unico erede) si è deciso di utilizzare la voce originale del poeta, le declamazioni dello stesso Alessandro e la mia vocalità per dar vita a una serie di pezzi alquanto originali. Oserei dire sperimentali dato che alcuni sconfinano nel hip-hop: ci sarà, per tutti voi, la sorpresa di ascoltare un Quasimodo rapper”.