22/09/2022

Canzoni e vinili ai tempi del precariato: Ance

Ergonomia Domestica, il nuovo album del musicista toscano

 

La recente vittoria del Tenco da parte di Marracash ha riaperto le riflessioni sulla natura, i confini e l’evoluzione della figura del cantautore in Italia. Una categoria inevitabilmente da aggiornare e rivedere, che al di là delle analisi si presenta ampia e ricca. Talmente eterogenea da ospitare anche una figura di confine come Ance – al secolo Andrea Lovito. È da poco uscito il suo nuovo album Ergonomia Domestica, ne parliamo con l’artefice.

 

Proviamo ad agganciarci alla recente vittoria del Tenco. Credo sia abbastanza evidente che tu e Marracash fate tutt’altro mestiere, eppure in una lettura “ecumenica” potreste appartenere alla stessa categoria. Che tipo di cantautore sei?

Mi ritengo un figlio del “vecchio stampo” che fa nascere tutto con uno strumento (chitarra o piano) e la voce, a cui piace partire con un’idea e  svilupparla con la concezione di un artigiano che finora ha avuto voglia di azzardare strade diverse. Anche in alcune mie canzoni c’è una tendenza al rap cantato. Sdoganare il rap al Tenco? Sono d’accordo… magari sarebbe stato più adatto aprire una categoria a parte, perché ok, non si possono negare certi parallelismi nella sostanza, ma il Tenco credo sia nato per preservare la categoria “me le scrivo, me le suono e me le canto”, prediligendo la composizione di testo e musica dell’interprete. In questo caso Marracash ha il solo ruolo del paroliere, non firma le sue musiche.

Oggi si dice che il cantautore non esiste più, invece è ben presente anche se invisibile, perché inappetibile al mercato rispetto al rap (oramai anche quello molto vicino al pop commerciale). Il cantautore nella forma è un’altra cosa, si appiglia ad una melodia e pesa con cura le parole; ci si può lasciar andare all’elettronica se si vuole, ma solo se il pezzo funziona già solo con piano (o chitarra) e voce. Credo che il rap abbia il suo mondo collegato alla cultura hip hop, che con la canzone d’autore non c’entra niente. Lo sanno le grandi produzioni che fanno le mode e le correnti. E senza volerne a Marra, il Premio Tenco oggi vuol essere un vecchietto che strizza l’occhio alle tendenze giovanili solo per stare sul pezzo, e non per scovare i nuovi giovani talenti sconosciuti e di fatto eternamente emergenti.

Sei tornato dopo nove anni dal tuo ultimo disco. Che sensazione si prova nel rimettersi in moto dopo così tanto tempo?

Mi sento molto più preparato ma sicuramente le energie non sono più le stesse… Il percorso ormai lo conosco ed evito futili grattacapi. Cocciutaggine e perseveranza non mi mancano.

E anche audacia, visto che Ergonomia Domestica esce solo su vinile, al massimo download a pagamento, ma niente cd, niente streaming. Quali sono le motivazioni?

Temevo che il Cd  non andasse più, nelle auto e nei PC stanno scomparendo i lettori e facendo piccoli sondaggi fra conoscenti e amici ne ho avuto la piena percezione. Non avevo mai fatto il vinile e questa mi sembrava la giusta occasione…. per il suono molto adatto al supporto e semplicemente per togliermi uno sfizio, temo sempre che ogni album che faccio sia l’ultimo e non voglio vivere di rimpianti… Poi è accaduto che la fabbrica ha ritardato la consegna di tre mesi e la mia etichetta Radici Music ha provveduto in emergenza alla stampa di 50 CD in digipack  che sono andati esauriti subito… Il marketing non fa proprio per me…

La bellezza della canzone d’autore, sia quella storica che quella più recente legata al mondo indie, sta nella forza dei temi. Anche quando non ci si trova dinanzi a dei concept album, esistono fili rossi forti. Ergonomia Domestica è legato al tema dell’abitare, alla ricerca di una tana. È il cantare ai tempi del precariato?

Sì, il precariato porta a cercare l’orizzonte del proprio equilibrio e del proprio posto nel mondo. Io pur lavorando, così come la mia compagna, non possiamo permetterci la casa dei nostri sogni e dobbiamo saperci adattare a quello che la buona sorte ci porta, anche se non è proprio su misura. Ma continueremo ad impegnarci tutta la vita per farla diventare come l’abbiamo immaginata. Una metafora della vita.

La scelta musicale riflette pienamente il tuo piglio trasversale: pop, rock, blues, funk. Non c’è solo il cantato, ma anche il suonato…

Da adolescente suonavo punkrock per condivisione, ma non era il mio mondo, o meglio dire non era solo quello. La curiosità mi ha portato a voler esplorare anche mondi che mi sembravano fuori dalla mia portata.

Non tutto è riuscito a pieno in questi vent’anni (il mio primo album è del 2002), ma non posso dire di non essermi arricchito di culture e persone diverse. Con quest’album ho voluto dimostrare di continuare a spaziare nei generi mantenendo comunque un suono classico (grazie anche a Gianfilippo Boni e alla sua produzione artistica) e riconoscermici a pieno.

A proposito di suono, l’album è sostanzialmente minimale, anche nel numero di musicisti coinvolti: è per adattarsi agli spazi ristretti dei live o la tua musica ha proprio bisogno dell’essenziale per manifestarsi?

Entrambe le cose. Queste canzoni richiedevano classicità. Il rischio di diventare artificioso con pompose orchestrazioni era alto e avrebbe potuto oscurare le parole. Come nel mio primo album è stato registrato tutto in presa diretta e così doveva funzionare, altrimenti le parole non avrebbero avuto abbastanza peso.

Aspetteremo altri nove anni o Arce è già all’opera sulle nuove canzoni?

Se non arrivano i produttori “esecutivi”, temo che i tempi saranno sempre lunghi. Questo disco è stato alla fine finanziato con anni e anni di musica live e qualche cd e ho finora sostenuto questa piccola economia circolare per poter realizzarmi, ancora finché posso. 

Anche perché il denaro del mio lavoro di educatore serve alla sopravvivenza mia e della famiglia. In testa tuttavia ho ancora molte idee tutte da sviluppare, se stavolta ho scelto la classicità, nel prossimo ho tutto il tempo per scrivere magari un’opera rock caotica e monumentale spinta a sorprendere innanzitutto me stesso… ma ora penso a godermi il riscontro di quest’ultima fatica, poi vedremo.

Ance - Ergonomia Domestica

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