07/06/2007

Angelo Branduardi

Roma, Teatro Sistina, 11 dicembre 2000

Sulle scene da ventisei anni, Angelo Branduardi porta avanti uno stile che potremmo sintetizzare in due parole: originalità e coerenza. Fedele a se stesso, mai come questa volta: nelle nuove canzoni – con i testi tratti dalle fonti francescane – risuonano spesso frammenti sonori del vecchio repertorio, in una specie di autocitazione musicale affatto lecita e pertinente, anche sfiziosa, che non si risolve in una troppo semplicistica carenza creativa. Umile e determinato, esegue quasi tutti gli undici brani del disco; alcuni molto ben riusciti, privi (rispetto alle registrazioni originali) del magnifico apporto degli interpreti ospiti (Franco Battiato e Madredeus su tutti). Proprio Il sultano di Babilonia e la prostituta e Nelle paludi di Venezia Francesco si fermò per pregare e tutto tacque i brani più intensi, e poi Audite poverelle, Il trattato dei miracoli e il Canto XI del Paradiso dantesco; tutto un lungo elogio al Santo d’Italia, quindi, per un concerto purtroppo poco ‘suonato’ e decisamente statico – affidato in gran parte alle tastiere e praticamente zero chitarre. Eppure non chiedeva di più il pubblico del Sistina, soddisfatto dall’esito live di questo progetto legato al Giubileo e da un Branduardi non proprio in forma. Le cose migliori si sono viste, e ascoltate, nelle canzoni ‘extra-francescane’: i ritmi vorticosi de I santi, una grandiosa versione balcanica di Cogli la prima mela e una Alla fiera dell’est in stile raï.

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