04/09/2014

Ani DiFranco, l’intervista alla folk singer

Il nuovo album “Allergic To Water”, la famiglia e il ritorno in Italia: questi i temi della conversazione con la cantautrice statunitense Ani DiFranco, icona ribelle
E’ passato circa un quarto di secolo da quando Ani DiFranco si è affacciata prepotentemente sulla scena folk “alternativa” statunitense. Anima ribelle, erede delle battaglie dei “maestri” Woody Guthrie e Pete Seeger, femminista convinta, politicamente schierata ma soprattutto autrice, cantante e musicista di spessore e innato talento, la cantautrice originaria di Buffalo – stato di New York – è una delle icone “rivoltose” degli anni ’90. Da quando ha fondato la propria etichetta discografica nel 1989 a soli 18 anni, la “Righteous Babe”, ha pubblicato in media (quasi) un disco all’anno, tra picchi qualitativi elevatissimi – Ani DiFranco (1990) Out Of Range (1994), Dilate (1996), Little Plastic Castle (1998) – e altri di pregevole fattura – Knuckle Down (2005), Reprieve (2006) – dando corpo alla sua poesia urbana con sonorità spesso eterogenee. Perché, se la base di partenza è il folk, nella sua longeva carriera non ha mai rinunciato a contaminazioni di varia natura – dal rock alla black music, passando per il trip hop alla fine dei ’90 – e alla sua attitudine punk autarchica.
 
La cantautrice pubblicherà il 14 ottobre, sempre per la Righteous Babe, il suo nuovo lavoro in studio Allergic To Water, ennesimo suggello di una carriera invidiabile; album che peraltro presenterà in Italia a Milano (9 settembre, Alcatraz), Roma (10 settembre, all’Orion di Ciampino) e Firenze (11 settembre, Cavea Nuovo teatro dell’Opera), a sei anni di distanza dalla sua ultima visita nel nostro Paese. Allergic To Water si presenta come un disco pesantemente influenzato dalle ultime vicende personali, come la nascita del secondo figlio Dante DiFranco Napolitano, avuto con il compagno-musicista Mike Napolitano.

Abbiamo parlato di questo, e di molto altro ancora, con la stessa DiFranco raggiunta telefonicamente da Jam Online, a pochi giorni dal suo ritorno nel nostro Paese: “Indubbiamente il fatto di essere madre e di avere una famiglia ha condizionato non poco la mia musica e il mio stile – racconta l’artista. – Le canzoni, infatti, ‘trasudano’ pace e armonia. Parlano della mia vita negli ultimi anni e della gravidanza… di amore. Una quiete dovuta al fatto che io e mio marito Mike lavoravamo insieme nello studio a casa registrando i pezzi quando il piccolo Dante dormiva, cercando di non suonare e cantare troppo forte, per evitare di svegliarlo”.
 
Il titolo del nuovo album prende il nome proprio da una delle canzoni che lo compongono: “Ho semplicemente seguito quello che mi diceva il cuore – spiega la folk singer – partendo dall’idea che ‘tutto può essere meraviglioso in questo mondo, come la famiglia. Purché non si rinunci a lottare, sempre, quotidianamente’”. Registrato in quattro session nell’intima atmosfera familiare della sua dimora a New Orleans, dove ha messo in piedi uno studio di registrazione, Allergic To Water risente molto dell’influenza della grande tradizione musicale della città della Louisiana, come ammette la stessa artista: “Vivo qui da alcuni anni – racconta la cantautrice – e la mia casa è anche il luogo dove lavoro, dove scrivo e incido la mia musica. Il mio nuovo batterista si chiama Terence Higgins ed è un musicista locale, dotato di un animo funk e black che mi fa impazzire, perché riesce a dare quel qualcosa in più alle canzoni, non solo il banale ritmo. E non è l’unico. Penso ad esempio anche allo straordinario Ivan Neville che ha collaborato con noi. Per quanto riguarda New Orleans – prosegue Ani DiFranco – credo che con i suoni, i suoi colori e sapori, nonché con la sua ricca cultura, abbia conquistato la mia anima. Oltre al fatto che vivere in Louisiana non è certamente come vivere a New York. Anche per questo le atmosfere sono così rilassate”.
 
Ma è ancora corretto, nel 2014, definirsi una folk singer o i tempi sono radicalmente mutuati? L’artista di Buffalo ha la sua visione: “Credo che ognuno abbia bisogno di comunicare con gli altri – commenta – e la musica folk, anche se non si vende e forse non rappresenta un prodotto ‘commerciale’, riesce a mettere in contatto le nostre vite. Per questo la amo. Anche se sto suonando con la mia band, mi sento sempre una folk singer perché quello che faccio ha sempre lo stesso obiettivo e le stesse intenzioni. Non cambia nulla, solo il modo in cui lo si fa; voglio parlare con la gente dando un messaggio di cambiamento”. Le canzoni avrebbero quindi ancora il potere, secondo Ani DiFranco, di permettere alle persone di pensare e ragionare. E magari cambiare le loro vite: “Tutte le forme d’arte sono essenziali per l’umanità e per la sua evoluzione. I messaggi che provengono dall’arte e dalla musica spesso diventano ‘universali’ ed entrano a far poi parte del nostro bagaglio culturale. La musica nello specifico può essere un mezzo davvero potente per cambiare le cose, ed è ciò che penso mi abbia attratto. Quando ero giovane – spiega la cantautrice – pensavo che sarei diventata una danzatrice. Amavo ballare, ma sentivo che non riuscivo a trasmettere nulla. Poi, quando ho preso la chitarra, ho iniziato a suonare nelle strade, nei bar e in mezzo alla gente ed è cambiato tutto. Lì ho trovato il tipo di arte che ha portato la luce nella mia vita”.
 
Tornando a parlare del disco, c’è grande attesa per il ritorno dell’artista in Italia dove presenterà le delicate ed intriganti canzoni di Allergic To Water insieme alla sua band: “Sembra sia passata una vita dalla mia ultima visita. L’Italia è il mio posto preferito dove suonare in Europa – ha commentato la DiFranco. – Quando il mio agente mi ha detto che saremmo tornati nel Vecchio Continente gli ho risposto che il Bel Paese doveva essere tra le mete obbligatorie del tour.  Amo lo spirito e l’entusiasmo contagioso del pubblico italiano, sin dalla prima volta che sono venuta lì”.

Un’occasione imperdibile dove poter assaporare l’atmosfera intima delle nuove composizioni della cantautrice, tra le ambasciatrici di spicco della musica americana degli ultimi trent’anni. Un’artista che ha saputo maturare in serenità senza mai perdere un briciolo di verve e di passione. E che dal vivo sa offrire il meglio di sé. 

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