







Irrompe sul palco e poi nel salutare il pubblico, parla in maniera incomprensibile ai più facendo però divertire i presenti. Lui è Ron Geesin, coautore e orchestratore della celebre suite dei Pink Floyd Atom Heart Mother, contenuta nell’omonimo album del 1970 sulla cui copertina era ritratta la “mucca definitiva”. Geesin è stato ospite dei Pink Floyd Legend (formazione romana che da più di 10 anni è impegnata della riproposizione fedele di album e brani dei Floyd), che mercoledì 3 agosto, all’Auditorium Parco della Musica, si è esibita dal vivo in una Cavea quasi sold out.
Il momento clou del concerto, caratterizzato dalla riproposizione di buona parte dei successi dei Pink Floyd (da Shine On You Crazy Diamond a Wish You Were Here, passando per Time e Comfortably Numb), è stato appunto Atom Heart Mother, esecuzione integrale della famosa suite con Geesin al pianoforte, insieme a un ensemble di 100 artisti. A fianco della band, formata da Fabio Castaldi (voce e basso), Alessandro Errichetti (voce e chitarre), Simone Temporali (voce e tastiere), Paolo Angioi (chitarre, basso e cori) ed Emanuele Esposito (batteria), oltre a Geesin al piano, c’erano la Legend Orchestra e il Legend Choir, diretti dal Maestro Giovanni Cernicchiaro. A completare la formazione Giorgia Zaccagni, Nicoletta Nardi e Sonia Russino ai cori e Maurizio Leoni al sax solista.
La caratteristica principale dei concerti dei Pink Floyd Legend, che ormai si esibiscono regolarmente anche all’estero, è proprio la riproposizione non solo dal punto di vista musicale, ma anche tecnico e visivo, degli show dei Pink Floyd (a partire dallo schermo tondo, quella sorta di grande occhio che compare in bella evidenza sulla scena).
Il palcoscenico era dominato da un potente impianto di illuminazione. Le canzoni più celebri del gruppo inglese sono state infarcite di effetti speciali, pensati per creare nel pubblico quell’effetto “retromania” in grado di far rivivere gli show dei Pink Floyd originali. Su Another Brick In The Wall Part 2 ha fatto il suo ingresso in scena il celebre “professore cattivo”, mentre verso la fine del concerto è comparso su Pigs una fedele riproduzione del maiale gonfiale “Algie”, che ha sorvolato a lungo, retto da un lunghissimo tirante, sul pubblico. Sullo schermo immagini e frasi tipiche degli show floydiani, come quelle contro le dittature.
Il pubblico ha scandito i noti successi del gruppo da In The Flesh a Money. Ma dove la band ha eccelso in maniera particolare è stato nella riproposizione di alcuni brani tratti da The Final Cut, forse il disco più controverso dei Pink Floyd (praticamente un disco solista di Roger Waters), ma che con i suoi brani incentrati sul tema della guerra a distanza di anni si conferma sempre attuale.
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