Sei copie di 1 vendute ogni secondo in tutto il mondo. Questo il record con cui si sono crogiolati i vertici della Apple nei giorni a ridosso dello scorso Natale. Ancora: 3 milioni e 600mila copie vendute nei primi sette giorni di pubblicazione, 12 milioni nelle prime tre settimane. Numero uno in classifica in 35 Paesi, in 19 dei quali la vetta è stata raggiunta nella prima settimana di pubblicazione. I dati, aggiornati alla prima quindicina di febbraio, parlano di 23 milioni di copie vendute in tutto il mondo, di cui oltre 900mila in Italia. Un bel record per un disco che non include nessun brano inedito o raro, ma solo ventisette canzoni facilmente rintracciabili negli album dei Beatles regolarmente in commercio. Il travolgente successo ha stupito gli stessi protagonisti: “Pensavo che sarebbe andata bene”, ha commentato un sorpreso George Harrison, “ma non così bene. E’ come una nuova beatlemania.” Se la beatlemania è stata una follia collettiva che ha travolto il mondo a metà degli anni 60, 1 l’ha riportata in vita. L’Hmv a Londra e Liverpool hanno aperto alla mezzanotte del 12 novembre per vendere le prime copie ai fan da alcune ore in fila. Tra questi anche Elvis Costello, che è stato tra i primi dieci acquirenti di 1 nella città natale dei Fab 4. Perché attendere ore al freddo per comprare un disco che include alcuni dei brani più noti dei Beatles? Sfugge una spiegazione logica. Ecco allora riecheggiare la beatlemania, basata su una risposta irrazionale alla musica di quattro affascinanti inglesi. Eppure quel gruppo si è sciolto nel 1970, più di trent’anni fa. Questa è la realtà. Per la percezione della realtà invece è come se i Beatles non si fossero mai detti addio. Ogni notizia che li riguarda viene accolta dalla critica e dai fan come un evento. L’amore, la passione e l’interesse per John, Paul, George e Ringo devono ancora tramontare.1 sembra però arrivato solo per tramutare queste esigenze del pubblico in entrate fresche per la casa discografica. La reazione dei fan fedelissimi è stata fredda: tutti si sono sentiti ‘obbligati’ a comprare il cd (e magari anche la versione in vinile), ma in pochi hanno approvato l’operazione. “Mi lascia del tutto indifferente”, sentenzia Antonio Taormina autore, con Donatella Franzoni, della traduzione con commento di tutti i testi dei Beatles. “Mi sembra un ennesimo sfruttamento del mercato Beatles, ed è prettamente un’operazione di marketing.” Rincara la dose Franco Zanetti, giornalista e autore di una biografia su Paul McCartney: “Si è trattato solo di un’iniziativa commerciale, priva di ogni significato artistico”. I numeri uno in classifica dei Beatles in un unico cd pareva però un buono spunto per realizzare un raccolta. Un’attenta analisi dimostra al contrario quanto siano deboli le fondamenta di 1. La prima critica riguarda la scelta di selezionare i brani in base alle classifiche inglesi e americane. Artisticamente fino al 1967 fanno testo solo i 45 giri inglesi. Prima di quella data i Beatles riuscivano a controllare solamente i dischi che pubblicavano in patria, mentre negli altri Paesi (Stati Uniti inclusi) le scelte erano in mano alle locali case discografiche. La Capitol statunitense rimescolava gli album a proprio piacere (Beatles VI del 1965 è l’unione di estratti di Beatles For Sale e Help!) e programmava i 45 giri. Il caso più clamoroso riguarda Yesterday, che Paul McCartney non volle espressamente pubblicare come singolo perché, come ricorda in Anthology, “in fondo eravamo un complesso rock’n’roll”, ma che arrivò puntuale nei negozi statunitensi. Non a caso in ogni biografia del gruppo, la discografia di riferimento è quella inglese, mentre quella americana viene confinata nel folkore anni 60. I numeri uno raccolti in un unico cd paiono quindi una motivazione nobile per dare alle stampe un greatest hits dei Beatles. Franco Zanetti non ha dubbi: “Hanno trovato una giustificazione per una nuova collezione e l’hanno fatta volutamente come cd singolo. Se pubblicavano un doppio non si sarebbero registrate le vendite strabilianti a cui stiamo assistendo”. La “giustificazione” cade immediatamente: manca Please Please Me, il primo numero uno. Un’assenza ingiustificabile, come appare forzata la presenza di Love Me Do, arrivata al numero uno in America nel 1964, due anni dopo la sua pubblicazione, e per una sola settimana sull’onda della beatlemania. Altre critiche sono piovute per l’inclusione di Penny Lane e la mancanza di Strawberry Fields Forever: i brani sono stati entrambi lato A di uno dei 45 giri più famosi della storia del rock. In questo caso gli uomini della Emi non hanno sbagliato: il doppio lato A non è mai arrivato in testa alle classifiche in Inghilterra, mentre lo ha fatto in Usa, dove però è stato pubblicato con Penny Lane come lato principale. Un tale rigore non fa che rendere ancora più stridente l’assenza di Please Please Me. Inoltre, è criticabile il metodo con cui sono state selezionate le canzoni. “Trovo perversa”, spiega Taormina, “la scelta di includere i pezzi che sono stati primi in classifica. Questo criterio ha portato all’esclusione del Lennon maggiore, quello di Strawberry Fields Forever, I Am The Walrus, In My Life, Across The Universe. E, per lo stesso motivo, non c’è alcun brano da Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band e dal White Album, le due opere maggiori del gruppo”. Sulla stessa onda Zanetti: “La scelta di mettere solo i lati A autorizza a pensare che da un certo punto in avanti una buona parte dei Beatles siano McCartney, perché nei tardi anni 60 era diventato il titolare dei lati A. Un’operazione del genere è molto squilibrata. Non vorrei che qualcuno lo compri e pensi di avere i loro brani fondamentali: non è così”. Sentenze senza appello. Eppure il disco è vendutissimo. Regalo ideale per il Natale 2000? Troppo limitativo. Allora, come spiegare un tale successo? “Se la gente va a comperare 1, pur sapendo che sono pezzi che hanno trent’anni e che in molti hanno già, vuol dire che la forza e l’importanza dei Beatles sono ancora notevoli” afferma Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d’Italia Associati, il fan club italiano. Allora si apre uno scenario che trascende il marketing: 1 ha venduto così tanto perché le canzoni dei Beatles sono eccezionali, perché la loro immagine di giovani che hanno regalato tante emozioni positive al mondo è ancora intatta. Risposta stupida e semplicistica? Non crediamo: a volte le cose sono più lineari di quanto sembrino. I Beatles sono ancora in testa alle classifiche perché hanno scritto alcune delle più belle canzoni della storia del rock. Poi, poco importa se uno di loro è stato barbaramente assassinato, e se gli altri tre hanno ormai il viso solcato dalle rughe. Per la percezione della realtà, John, Paul, George e Ringo sono ancora chiusi ad Abbey Road ad incidere ottime canzoni. Per sostenere 1 la Emi ha comunque dato vita a un’imponente operazione di marketing. Secondo la stampa inglese sono stati investiti oltre dieci milioni di sterline. Dalla Emi italiana non trapelano dati, ma fanno sapere di non aver allestito nulla di particolare. La solita routine promozionale (anche se un mega schermo installato nella centralissima piazza San Babila di Milano trasmette senza sosta i videoclip di 1). Poi tutto è successo da sé: le radio hanno iniziato a mandare in onda brani di 1, la contemporanea uscita dall’autobiografia Anthology e la prima posizione raggiunta dall’album in molte classifiche hanno portato i giornali a occuparsi del fenomeno beatlemania 2000. I mass media sono però incappati in una brutta figura, come spiega Zanetti: “Il fatto che la stampa italiana non abbia verificato se si trattava veramente dei numeri uno è triste: si sono bevuti il comunicato stampa. I giornali hanno diffuso questa falsa notizia, trasformandola in verità”. Rimane un dato incontestabile: si tratta di un ottimo disco. Certo, siamo al cospetto di una collezione incompleta che non riesce a tratteggiare nemmeno superficialmente l’arte dei Beatles. Però non poteva che essere un album eccezionale. Questo per un semplicissimo motivo. Provate a pescare 27 canzoni a caso dai dischi dei Beatles e incidetele su un unico cd: la probabilità che ne esca una raccolta straordinaria è altissima!
La collezione definitiva dei Fab 4 risale comunque al 1973, anno di uscita dei doppi The Beatles 1962/66 e The Beatles 1967/70. Pubblicati in tutta fretta per contrastare le straordinarie vendite di una raccolta illegale (il quadruplo lp The Beatles Alpha Omega) sono i greatest hits più articolati e completi dei Beatles, e gli unici consigliabili per chi vuole avvicinarsi all’arte dei Fab 4 senza avventurarsi in tutti i loro album. Notevoli anche le due copertine, che ritraggono i Beatles nello stesso luogo (le scale della Emi House di Londra) a distanza di sei anni. La prima foto è stata scattata per l’album d’esordio (Please Please Me), mentre la seconda è stata realizzata per precisa volontà di John Lennon, che voleva utilizzarla per l’ultimo disco del gruppo. La discografia dei Beatles include altre raccolte, tutte di qualità mediocre, sia per i brani selezionati sia per le copertine, aspetto al quale McCartney e compagni dedicavano le stesse cure che riservavano alle canzoni. Rock’n’Roll (1976) e Love Songs (1977) hanno il difetto d’origine di voler mettere in evidenza un solo aspetto della musica dei Quattro (come si evince dai titoli). Altrettanto sconclusionata Reel Music (1982), che raccoglie i brani apparsi nei cinque film del gruppo. Un motivo debole per realizzare un’antologia, ma tant’è. Infine 20 Greatest Hits (1982), antenato di 1, raccoglie i singoli arrivati in testa alla classifica stilata dal British Market Research Bureau (che veniva ripresa dalla Bbc). Come il suo nipote del 2000, anche 20 Greatest Hits non include Please Please Me, numero uno nelle charts di New Musical Express e Melody Maker, ma non in quella del British Market Research Bureau. In compenso troviamo Love Me Do, inclusa solo per celebrare il ventennale dell’incisione. Tutte queste antologie sono ormai più rare dei bootleg: un segno dello scarso interesse che hanno raccolto presso il pubblico. C’è da chiedersi se 1, dopo tutto lo scompiglio che ha creato, avrà identica sorte: il dimenticatoio. Intanto è accomunato ai suoi predecessori dalla scadente copertina, “indegna della loro tradizione” come sottolinea Antonio Taormina. Un pregio di 1 potrebbe essere quello di conquistare nuovi fan: “Può essere utile”, afferma fiducioso Giambelli, “per raccogliere nuovi proseliti beatlesiani: se un adolescente scopre la musica dei Beatles nel bailamme delle mediocri proposte attuali, non la abbandonerà mai”. Altro pregio va ricercato nel booklet interno, che riproduce molte immagini dei vari 45 giri pubblicati in ogni angolo della terra. Al proposito Giambelli svela, con orgoglio, che alcune copertine italiane potrebbero essere state tratte dal suo poster che riproduce tutte i singoli pubblicati in Italia (vedi immagine in alto a sinistra). “Ho consegnato alla Apple, che me le aveva espressamente richieste, tutte le foto che ho scattato per il mio manifesto. Quindi è verosimile che qualcuna sia stata utilizzata per il libretto di 1.” Il successo raccolto da ogni pubblicazione beatlesiana negli anni 90 (le ristampe in cd delle raccolte The Beatles 1962/66 e 1967/70, Live At The Bbc, i tre volumi di Anthology, Yellow Submarine) lascia ipotizzare che gli archivi di Abbey Road avranno altro da svelare nei prossimi anni. Indiscrezioni indicano la prima versione di Let It Be (assemblata da Glyn Johns) come prossima candidata a invadere i negozi di dischi, magari affiancata dall’omonimo film, tuttora inedito come home video. “Pubblicare la prima versione di Let It Be sarebbe come ripubblicare Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni”, sostiene Zanetti. “Avrebbe senso per collezionisti e studiosi dei Beatles, non per il grande pubblico. La Emi farebbe un’azione meritoria se decidesse di rendere disponibile tutto il materiale registrato dai Beatles. Potrebbero comprare un enorme spazio Web e mettere tutto lì. Chi è interessato se li va a sentire.” Più drastico il parere di Antonio Taormina: “Non ho nessun entusiasmo per queste operazioni. Vorrei un Wwf per i Beatles, che stabilisse: d’ora in poi non si rimescolano le stesse cose all’infinito. Si rischia la saturazione mentale”. Intanto, i collezionisti fanno sapere che 1 contiene anche un ‘inedito’ su cd: la versione stereo di Can’t Buy Me Love, altrimenti reperibile solo su 45 giri o sugli album in vinile. Vale il prezzo del cd? Fate voi.