14/05/2015

Bee Bee Sea

Vari ingredienti uniti sapientemente per un debutto già maturo
Il nome può far pensare alla televisione britannica, ma in realtà in gergo urbano ‘bee bee sea’ sta ad indicare un loser o l’acronimo di big black cock. Ed è proprio a queste due facce della stessa medaglia che il trio mantovano si riferisce, come hanno spiegato loro stessi, perché da possibili losers si trasformano decisamente sul palco. Ma anche la tv britannica non porterebbe troppo fuori strada, dato che molti dei riferimenti musicali di questo bel debutto vengono dal Regno Unito, sempre in un ottimo mix con atmosfere decisamente U.S.A.
 
Damiano Negrisoli (voce/chitarra), Giacomo Parisio (basso/cori) e Andrea Onofrio (batteria/cori) confezionano un lavoro già maturo per come uniscono sapientemente i vari ingredienti. La partenza è folgorante con la tirata a tutta velocità di The Garage One, che mescola garage, punk, rock ‘n’ roll e fa intravedere subito la grande dote melodica del gruppo.
Le melodie divengono più californiane in Lou Weird, un quasi-power pop alla Big Star o i figliocci scozzesi Teenage Fanclub, che tra l’altro si divertivano pure loro a fare giochi di parole con musicisti celebri (come in Neil Jung), ma probabilmente il riferimento è casuale. Mary e in seguito Monday Morning proseguono su questa linea, con aggiunta di sfumature british dai Supergrass ai Blur al recente Miles Kane, mentre in All The Boys All The Girls si mescola un pizzico di indie-pop e di beat.
 
Agli antipodi sembrano essere invece le successive Stoned By Your Love e Y Stripes: sognante, arpeggiata e ipnotica la prima, grintosa, aggressiva, alla Black Lips la seconda. Spicca anche l’ottima produzione realizzata al T.U.P. Studio di Brescia da Bruno Barcella e Alessio Lonati, che valorizza e impreziosisce ogni traccia.
  
E’ un album quasi perfetto che non molla un colpo e continua a regalare sorprese anche nelle ultime tre canzoni, partendo con il divertissement contagioso da pub di Vampire George, che ancora una volta dimostra l’attitudine melodica del gruppo pur nel suo restare garage-rock. On-A-Boa a sua volta unisce belle intuizioni melodiche a un tiro rock che ricorda il brano d’apertura dell’album.
Ci pensano poi i sei minuti di Just Myself a chiudere tutto; una chiusura in bilico tra il garage dei Cramps, la psichedelia e a tratti pure un tocco di shoegaze. C’è tanto in questo album di debutto dei Bee Bee Sea, tante influenze diverse, tanti generi, tanti stili, tanta capacità di creare una miscela esplosiva tra i due lati dell’Atlantico.

 

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