18/05/2007

Caetano Veloso

Tropicália 2 (Wea, 1992)

CAETANO  VELOSO-GILBERTO GIL
Tropicália 2
(Wea, 1993)

Haiti / Cinema novo / Nossa  gente / Rap popcreto / Wait Until Tomorrow / Tradiçâo / As  coisas / Aboio / Dada / Cada macaco no seu galho / Baiâo atemporal / Desde que o samba é samba
Parole e numeri. La parola-chiave è Tropicália;  e il numero alchemico è il 2 per indicare che si tratta dell’album  del ritorno. Non un remake, ma una nuova nascita. Tropicália  ha la stessa radice di tropico e di Tropicalismo, il movimento che con  gesto perentorio e tempestoso ha scompigliato la cultura musicale brasiliana: “Era una provocazione, una mitragliatrice sulla vita  intellettuale del Paese”, ricorda Caetano Veloso, cantore di  quella Bahia “mitografata” nei romanzi di Jorge Amado. E Tropicália  era anche il titolo di un leggendario disco collettivo, uscito in un  momento altrettanto leggendario e collettivo. L’orologio del tempo  segnava infatti l’anno 1968, quello della contestazione generale e  del Maggio francese – anche se nel Brasile dell’epoca, per la  verità, spadroneggiava la dittatura militare.

Ebbene: il gruppo tropicalista era frequentato da  personaggi eccentrici quali Tom Zé, Os Mutantes, Gal Costa e dall’amico  storico di Caetano, Gilberto Gil, baiano pure lui. Passano i lustri,  passa il regime dei generali (grazie a dio) e la musica brasiliana  esplode nel mondo in tutta la sua forza tellurica e contagiosa. Veloso  ne diventa l’ambasciatore, e Gil il ministro degli Esteri. Così i  due, sull’onda dei ricordi e delle rievocazioni (sollecitati anche  dagli amici e dai discografici), si chiudono per alcuni mesi in sala d’incisione  e danno vita a una manciata di canzoni nuove. Ne viene fuori uno degli  album più geniali e spiazzanti della world music di tutti i tempi:  tra samba e psichedelia, tra bossa nova e rimandi jazzati. Caetano è  in un momento di sfavillante creatività (il disco e il tour di Circuladô  vivo), Gil ritrova la sua vena migliore accanto al vecchio  compagno d’avventure. E afferma: “Ci sono molti modi di fare  musica brasiliana: io li preferisco tutti!”.

La sua dichiarazione è il miglior biglietto da  visita possibile di Tropicália 2, che celebra il quarto  di secolo del Tropicalismo. Sulla copertina del cd compaiono i numeri  2 (a indicare il secondo album della serie), 25 (ovvero gli anni  festeggiati dal movimento) e 50 (che è 25 per 2, cioè l’età di  Caetano e Gil). In realtà, gli anni trascorsi sono 26 perché la  nascita del fenomeno tropicalista viene fatta risalire alla fine del  1967 e a una canzone contenuta nel secondo lavoro solista di Veloso (Tropicália,  appunto, che non fa parte del disco omonimo): “Ma devo  dire”, sottolinea Caetano, “che festeggiare i 26 anni del Tropicalismo è ancora più tropicalista”. Insieme ai due amici  baiani c’è Liminha, uno del giro di Os Mutantes, che segue la  produzione. Vengono poi convocati alcuni protagonisti della musica  brasiliana di oggi: Carlinhos Brown, Moreno Veloso (figlio primogenito  di Caetano), Daniel Jobim, Lucas Santana e altri. Il risultato è  “tropicalista” nell’accezione autentica del termine:  ovvero straordinario, inaspettato, fresco, rivoluzionario dal punto di  vista estetico. Per i due cinquantenni l’ispirazione sembra non  esaurirsi mai. E il cd è denso di passaggi sorprendenti, di violenza  e dolcezza, di armonie e disarmonie. Per festeggiare al quadrato,  Caetano e Gil intraprenderanno di lì a poco una tournée che  toccherà svariate città italiane e avrà la sua apoteosi in una  piovosa quanto eccitante notte brasiliana a Perugia, in occasione del  festival Umbria Jazz.

“Sono sempre stupito che la gente fuori dal  Brasile possa essere interessata alla mia musica”, dirà Veloso  col solito, incantevole understatement. Eppure, sfogliando i dodici  brani in scaletta, si ritrovano molti gioielli. A cominciare da quella  Haiti che traccia la sua personalissima via al rap. Un rap  lento, solenne e ispirato a un fatto di cronaca, cioè ai disordini  tra militari e pubblico nel corso di una serata. Il brano, che da quel  momento entrerà a far parte del suo repertorio live, ha un refrain  significativo: “Pensa a Haiti, prega per Haiti / Haiti è qui /  Haiti non è qui…”. Un altro capolavoro del cd, scritto da Veloso e musicato da Gil (si noti, tra l’altro, l’uso del  cavaquinho), è Cinema novo. Il titolo rimanda al rapporto  stretto tra la cinematografia brasiliana di fine anni Sessanta (il  cosiddetto Cinema novo, che aveva nel regista Glauber Rocha il suo  alfiere) e il Tropicalismo: per cui questo samba diventa una ricognizione nel mondo filmico, tra reale e immaginario.

Le percussioni sono il cuore di Nossa gente,  canzone di Roque Carvalho dal travolgente impatto ritmico. Rap  popcreto è invece un gioco dadaista o, se vogliamo, alla John  Cage. Caetano infatti isola e campiona la parola “quem” (chi)  estrapolata da brani suoi, di Gal Costa, di Chico Buarque e altri. Ne viene fuori qualcosa a metà tra l’esperimento e la provocazione,  tra l’ironico saggio filosofico in musica e il divertissement.

Se il Tropicalismo ha rappresentato un  cortocircuito tra Brasile e rock, allora era quasi d’obbligo un omaggio a Jimi Hendrix. Del chitarrista viene ripresa Wait Until  Tomorrow in un arrangiamento brasileiro e cantata languidamente.  La seguente Tradiçâo è una ballata acustica di Gil. Come è  sua anche As coisas, il cui testo è firmato dal visionario  Arnaldo Antunes (“Le cose non hanno pace”) e impreziosito da pulsazioni funky e voci in falsetto. Aboio è opera di Caetano,  mentre la cameristica Dada (ancora un inconscio riferimento  dadaista?) è scritta a quattro mani e cita nel finale la melodia di  un vecchio brano: è Os mais doces bárbaros, dove i  “dolci babari” sono i quattro baiani Veloso, Gil, Gal Costa  e Maria Bethânia. Cada macaco no seu galho (cioè, ogni  scimmia ha il suo ramo) è invece il tipico esempio di “follia” tropicalista: si tratta di un brano inciso dai due  in un 45 giri del 1972, la cui versione originale si può oggi  riascoltare nella riedizione in cd di Expresso 2222 di Gil.

Ma è nel finale che arriva il capolavoro a  suggellare lo storico incontro tra due protagonisti della Música Popular Brasileira. Desde que o samba é samba è un dolcissimo  samba di Veloso eseguito a strofe alternate. Una canzone che dà voce  allo spirito di un popolo: “Il samba è padre del piacere / Il  samba è figlio del dolore / Il grande potere trasformatore…”,  dicono le parole. In concerto, il bianco Caetano vestito di chiaro e  il nero Gil vestito di scuro ne faranno un inno alla vita e alla  spirituale sensualità della musica brasiliana. Magia pura.

DISCHI DELLA  MEDESIMA VENA ARTISTICA

Gal Costa / Cantar (Mercury/Universal,  1974)
Ninfa egeria di Veloso e cantante tropicalista per eccellenza, la  Costa è la più grande vocalist del Brasile moderno dopo Elis Regina. E  questo disco degli anni Settanta, prodotto e arrangiato da Caetano e con molti brani da lui firmati, è una meraviglia. La voce di Gal vola  purissima nell’etnico cimento di Jóia, trova la chiave di  volta della sensualità in Lagrimas negras (di Nelson Jacobina e  Jorge Mautner, altro tropicalisat “doc”) e swinga in Barato  total di Gil. Stupefacente.

Marisa Monte / Rose And Charcoal (Metro Blue/Emi,  1994)
Giovane, carina, sofisticata: è Marisa Monte, odierna erede dello  spirito tropicalista. Questo terzo album della cantante è prodotto da  Arto Lindsay, reduce dai successi di Estrangeiro e Circuladô  per Veloso. Disco spregiudicato, Rose And Charcoal allinea  temi di Carlinhos Brown e Jorge Benjor, un choro di Paulinho da Viola e  una cover dei Velvet Underground (Pale Blue Eyes). Cammeo per  Laurie Anderson e Philip Glass.

Tom Zé / Com defeito de fabricaçao (Luaka Bop/Wea,  1998)
Riscoperto da David Byrne e dalla sua etichetta Luaka Bop negli anni  Novanta, Tom Zé è un geniale quanto misconosciuto tropicalista della  prima ora. Teorico-teologo dell’”immaginazione al potere”,  un po’ avanguardista brasiliano e un po’ lucidamente folle alla  Frank Zappa. Basti pensare al titolo di questo suo visionario cd:  “Difetto di fabbricazione”…

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