CAETANO VELOSO-GILBERTO GIL
Tropicália 2
(Wea, 1993)
Haiti / Cinema novo / Nossa gente / Rap popcreto / Wait Until Tomorrow / Tradiçâo / As coisas / Aboio / Dada / Cada macaco no seu galho / Baiâo atemporal / Desde que o samba é samba
Parole e numeri. La parola-chiave è Tropicália; e il numero alchemico è il 2 per indicare che si tratta dell’album del ritorno. Non un remake, ma una nuova nascita. Tropicália ha la stessa radice di tropico e di Tropicalismo, il movimento che con gesto perentorio e tempestoso ha scompigliato la cultura musicale brasiliana: “Era una provocazione, una mitragliatrice sulla vita intellettuale del Paese”, ricorda Caetano Veloso, cantore di quella Bahia “mitografata” nei romanzi di Jorge Amado. E Tropicália era anche il titolo di un leggendario disco collettivo, uscito in un momento altrettanto leggendario e collettivo. L’orologio del tempo segnava infatti l’anno 1968, quello della contestazione generale e del Maggio francese – anche se nel Brasile dell’epoca, per la verità, spadroneggiava la dittatura militare.
Ebbene: il gruppo tropicalista era frequentato da personaggi eccentrici quali Tom Zé, Os Mutantes, Gal Costa e dall’amico storico di Caetano, Gilberto Gil, baiano pure lui. Passano i lustri, passa il regime dei generali (grazie a dio) e la musica brasiliana esplode nel mondo in tutta la sua forza tellurica e contagiosa. Veloso ne diventa l’ambasciatore, e Gil il ministro degli Esteri. Così i due, sull’onda dei ricordi e delle rievocazioni (sollecitati anche dagli amici e dai discografici), si chiudono per alcuni mesi in sala d’incisione e danno vita a una manciata di canzoni nuove. Ne viene fuori uno degli album più geniali e spiazzanti della world music di tutti i tempi: tra samba e psichedelia, tra bossa nova e rimandi jazzati. Caetano è in un momento di sfavillante creatività (il disco e il tour di Circuladô vivo), Gil ritrova la sua vena migliore accanto al vecchio compagno d’avventure. E afferma: “Ci sono molti modi di fare musica brasiliana: io li preferisco tutti!”.
La sua dichiarazione è il miglior biglietto da visita possibile di Tropicália 2, che celebra il quarto di secolo del Tropicalismo. Sulla copertina del cd compaiono i numeri 2 (a indicare il secondo album della serie), 25 (ovvero gli anni festeggiati dal movimento) e 50 (che è 25 per 2, cioè l’età di Caetano e Gil). In realtà, gli anni trascorsi sono 26 perché la nascita del fenomeno tropicalista viene fatta risalire alla fine del 1967 e a una canzone contenuta nel secondo lavoro solista di Veloso (Tropicália, appunto, che non fa parte del disco omonimo): “Ma devo dire”, sottolinea Caetano, “che festeggiare i 26 anni del Tropicalismo è ancora più tropicalista”. Insieme ai due amici baiani c’è Liminha, uno del giro di Os Mutantes, che segue la produzione. Vengono poi convocati alcuni protagonisti della musica brasiliana di oggi: Carlinhos Brown, Moreno Veloso (figlio primogenito di Caetano), Daniel Jobim, Lucas Santana e altri. Il risultato è “tropicalista” nell’accezione autentica del termine: ovvero straordinario, inaspettato, fresco, rivoluzionario dal punto di vista estetico. Per i due cinquantenni l’ispirazione sembra non esaurirsi mai. E il cd è denso di passaggi sorprendenti, di violenza e dolcezza, di armonie e disarmonie. Per festeggiare al quadrato, Caetano e Gil intraprenderanno di lì a poco una tournée che toccherà svariate città italiane e avrà la sua apoteosi in una piovosa quanto eccitante notte brasiliana a Perugia, in occasione del festival Umbria Jazz.
“Sono sempre stupito che la gente fuori dal Brasile possa essere interessata alla mia musica”, dirà Veloso col solito, incantevole understatement. Eppure, sfogliando i dodici brani in scaletta, si ritrovano molti gioielli. A cominciare da quella Haiti che traccia la sua personalissima via al rap. Un rap lento, solenne e ispirato a un fatto di cronaca, cioè ai disordini tra militari e pubblico nel corso di una serata. Il brano, che da quel momento entrerà a far parte del suo repertorio live, ha un refrain significativo: “Pensa a Haiti, prega per Haiti / Haiti è qui / Haiti non è qui…”. Un altro capolavoro del cd, scritto da Veloso e musicato da Gil (si noti, tra l’altro, l’uso del cavaquinho), è Cinema novo. Il titolo rimanda al rapporto stretto tra la cinematografia brasiliana di fine anni Sessanta (il cosiddetto Cinema novo, che aveva nel regista Glauber Rocha il suo alfiere) e il Tropicalismo: per cui questo samba diventa una ricognizione nel mondo filmico, tra reale e immaginario.
Le percussioni sono il cuore di Nossa gente, canzone di Roque Carvalho dal travolgente impatto ritmico. Rap popcreto è invece un gioco dadaista o, se vogliamo, alla John Cage. Caetano infatti isola e campiona la parola “quem” (chi) estrapolata da brani suoi, di Gal Costa, di Chico Buarque e altri. Ne viene fuori qualcosa a metà tra l’esperimento e la provocazione, tra l’ironico saggio filosofico in musica e il divertissement.
Se il Tropicalismo ha rappresentato un cortocircuito tra Brasile e rock, allora era quasi d’obbligo un omaggio a Jimi Hendrix. Del chitarrista viene ripresa Wait Until Tomorrow in un arrangiamento brasileiro e cantata languidamente. La seguente Tradiçâo è una ballata acustica di Gil. Come è sua anche As coisas, il cui testo è firmato dal visionario Arnaldo Antunes (“Le cose non hanno pace”) e impreziosito da pulsazioni funky e voci in falsetto. Aboio è opera di Caetano, mentre la cameristica Dada (ancora un inconscio riferimento dadaista?) è scritta a quattro mani e cita nel finale la melodia di un vecchio brano: è Os mais doces bárbaros, dove i “dolci babari” sono i quattro baiani Veloso, Gil, Gal Costa e Maria Bethânia. Cada macaco no seu galho (cioè, ogni scimmia ha il suo ramo) è invece il tipico esempio di “follia” tropicalista: si tratta di un brano inciso dai due in un 45 giri del 1972, la cui versione originale si può oggi riascoltare nella riedizione in cd di Expresso 2222 di Gil.
Ma è nel finale che arriva il capolavoro a suggellare lo storico incontro tra due protagonisti della Música Popular Brasileira. Desde que o samba é samba è un dolcissimo samba di Veloso eseguito a strofe alternate. Una canzone che dà voce allo spirito di un popolo: “Il samba è padre del piacere / Il samba è figlio del dolore / Il grande potere trasformatore…”, dicono le parole. In concerto, il bianco Caetano vestito di chiaro e il nero Gil vestito di scuro ne faranno un inno alla vita e alla spirituale sensualità della musica brasiliana. Magia pura.
DISCHI DELLA MEDESIMA VENA ARTISTICA
Gal Costa / Cantar (Mercury/Universal, 1974)
Ninfa egeria di Veloso e cantante tropicalista per eccellenza, la Costa è la più grande vocalist del Brasile moderno dopo Elis Regina. E questo disco degli anni Settanta, prodotto e arrangiato da Caetano e con molti brani da lui firmati, è una meraviglia. La voce di Gal vola purissima nell’etnico cimento di Jóia, trova la chiave di volta della sensualità in Lagrimas negras (di Nelson Jacobina e Jorge Mautner, altro tropicalisat “doc”) e swinga in Barato total di Gil. Stupefacente.
Marisa Monte / Rose And Charcoal (Metro Blue/Emi, 1994)
Giovane, carina, sofisticata: è Marisa Monte, odierna erede dello spirito tropicalista. Questo terzo album della cantante è prodotto da Arto Lindsay, reduce dai successi di Estrangeiro e Circuladô per Veloso. Disco spregiudicato, Rose And Charcoal allinea temi di Carlinhos Brown e Jorge Benjor, un choro di Paulinho da Viola e una cover dei Velvet Underground (Pale Blue Eyes). Cammeo per Laurie Anderson e Philip Glass.
Tom Zé / Com defeito de fabricaçao (Luaka Bop/Wea, 1998)
Riscoperto da David Byrne e dalla sua etichetta Luaka Bop negli anni Novanta, Tom Zé è un geniale quanto misconosciuto tropicalista della prima ora. Teorico-teologo dell’”immaginazione al potere”, un po’ avanguardista brasiliano e un po’ lucidamente folle alla Frank Zappa. Basti pensare al titolo di questo suo visionario cd: “Difetto di fabbricazione”…