E la chitarra veramente la suonavi molto male
ma quando cantavi sembrava Carnevale
Così la dipingeva Francesco De Gregori nel 1982. Nell’album Titanic, infatti, il “principe” dei nostri cantautori tratteggiava un ritratto poetico di quella giovane signora (allora nemmeno 40enne) con la quale aveva iniziato il suo percorso artistico e professionale.
Allora, in quei primi anni 80, Caterina Bueno era fuori moda. Sembravano lontanissimi se non sconsolatamente perduti i gloriosi tempi del Nuovo Canzoniere Italiano, un gruppo di artisti e studiosi che ripercorreva in Italia le orme di Alan Lomax, Pete Seeger, Ewan McColl e degli altri leggendari etnomusicologi anglo-americani alla costante ricerca delle proprie radici sonore e culturali. Caterina faceva come loro: ricerche e registrazioni sul campo. «Andavo nei bar, nelle botteghe, nei luoghi di ritrovo dei vecchi», raccontava all’epoca, «stavo lì ore e ore a rompergli le palle pur di far ricordare loro vecchie canzoni, tradizioni perdute, melodie dimenticate… da giovane, sai, non ero male, mi davano retta tutti». Così facendo, la Bueno (soprannominata anche per questo «la raccattacanzoni») raccoglie parecchio materiale che mette a disposizione di Roberto Leydi, Michele L. Straniero, Gianni Bosio, Sergio Liberovici, Alessandro Portelli, Giovanna Marini e degli altri valorosi membri del Nuovo Canzoniere Italiano. Proprio con loro, il 20 giugno 1964, Caterina è a Spoleto, al Festival dei Due Mondi. Insieme, presentano Bella Ciao, uno spettacolo ardito nei contenuti, nel quale spicca la canzone anarchico-militarista O Gorizia, tu sei maledetta: durante l’esecuzione del pezzo, da parte di Michele Straniero e Fausto Amodei, in sala esplode una violenta reazione da parte di un gruppo di attivisti di destra.
Lo spettacolo suscita polemiche ma non ferma l’attività del gruppo e dei singoli membri. Caterina va in tournée in Canada, diventa soggetto di un documentario, pubblica i suoi primi lavori per l’etichetta “I dischi del sole”, costola dell’Istituto Ernesto De Martino, prima di firmare, nei primi anni 60, un contratto con la Fonit Cetra. Poco prima (1971), nelle anguste ma fascinosissime salette trasteverine del Folk Studio di Giancarlo Cesaroni, la Bueno conosce proprio Francesco De Gregori, che ingaggia come chitarrista. Quando, anni dopo, Francesco incide Caterina, la Bueno introduce il Bal Folk in Italia: la musica popolare non è più veicolo di messaggio politico ma diventa un modo suggestivo e divertente per riscoprire le tradizioni.
In quello stesso periodo, Caterina incontra Riccardo Tesi, promessa dell’organetto, strumento indispensabile per la musica da ballo. Tesi prende il posto di Francesco Giannattasio nel gruppo della Bueno e, proprio come De Gregori anni prima, inizia con lei la sua avventura artistica. «Rispetto agli altri membri del Canzoniere, Caterina sapeva scindere il ruolo di ricercatrice da quello di interprete: quando era sul palco pensava solo ad emozionare il pubblico», ricorda di lei Riccardo Tesi. «Era simpaticissima, una vera casinista. Caterina amava la vita, anche nei suoi eccessi: De Gregori l’ha dipinta benissimo», dice sempre Tesi, «questa sua fragile esuberanza, per così dire, l’ha poi scontata…».
E la vita Caterina, lo sai, non è comoda per nessuno
Se ti fermi e vuoi gustare fino in fondo tutto il suo profumo
Devi rischiare la notte, il vino e la malinconia
La solitudine e le valigie di un amore che vola via
«Un paio di anni fa, Leonardo D’Amico, direttore di Musica dei Popoli di Firenze ha chiesto a me e Maurizio Geri (che all’epoca mi aveva sostituto nell’ensemble della Bueno) di realizzare un tributo a Caterina considerandoci i suoi eredi artistici. Per noi, Caterina Bueno è stata tutto: senza di lei, non saremmo diventati musicisti. Con lei abbiamo iniziato una professione e conosciuto il lato bello della musica».
L’album (un doppio cd intitolato Sopra i tetti di Firenze – Omaggio a Caterina Bueno, coprodotto dai Festival Musica dei Popoli di Firenze, Lunatica di Massa Carrara e Sentieri Acustici di Pistoia, con il contributo della Regione Toscana) è un lavoro di gruppo: le 19 tracce totali, impreziosite da ospiti eccellenti e da arrangiamenti moderni (merito anche dei musicisti di Banditaliana), sono un tributo alle voci toscane di ieri e di oggi. «Abbiamo voluto coinvolgere tutto il mondo della musica toscana per raccontare la figura di Caterina in modo corale», spiega Tesi. «È stato bello vedere l’entusiasmo con cui Gianna Nannini, Piero Pelù, Nada o Davide Riondino hanno aderito al nostro progetto». Voce femminile principale di questo omaggio artistico è la bravissima Lucilla Galeazzi (già collaboratrice di Giovanna Marini), oggi la voce folk italiana più conosciuta nel mondo. «Pur non essendo toscana» ci tiene a puntualizzare Tesi «Lucilla è stata individuata da noi come interprete ideale. Ci abbiamo lavorato tutto un anno, ma siamo davvero soddisfatti ed orgogliosi del risultato. Per me e per Maurizio Geri, questo progetto ha rappresentato la chiusura del cerchio. Emotivamente, poi, è stato molto coinvolgente: Caterina è stata l’artista più importante della nostra vita. Abbiamo dato il meglio di noi stessi e siamo certi che lei lo avrebbe apprezzato perché questo è un disco fatto con tanto amore». Un amore che trasuda da diverse tracce: in due, in particolare, viene saggiamente ripresa la voce originale di Caterina che (ne La leggera delle donne) viene poi sostituita da quella di Gianna Nannini, in uno dei momenti più emozionanti di un tributo davvero accorato.
Il progetto si chiude con una bella cover del pezzo di De Gregori in cui Tesi e Geri danno vita a un duetto elegante, misurato, coinvolgente.
Caterina questa tua canzone la vorrei veder volare
Sopra i tetti di Firenze per poterti conquistare