Christopher Robin and I walked along, under branches lit up by the moon…».
Chissà se Kenny Loggins, quando nel 1970 ha scritto House At Pooh Corner immaginando di «camminare insieme a Christopher Robin sotto i rami illuminati da raggi di luna», pensava solo alla favola omonima scritta da A.A. Milne nel 1928 (secondo volume della saga di Winnie The Pooh) o anche alla casa in cui il romanziere inglese aveva ambientato le sue storie. Quella villa di campagna si chiama Cotchford Farm, si trova a Hartfield (East Sussex, un’oretta circa a sudest di Londra) ed è stata acquistata dai Milne (Alan Alexander, sua moglie Daphne e il figlio Christopher Robin) nel 1924. La struttura originale pare addirittura risalire al XVI secolo, ma la signora Milne ha deciso di apportare numerose modifiche soprattutto all’area che ospita i luoghi favolistici narrati da suo marito. Tre giardinieri a tempo pieno riescono a bonificare la zona, trasformando luoghi selvaggi in giardini curati, con terrazze, vialetti e fiori a profusione. Ciò nonostante, il carattere taciturno e scontroso di Christopher Robin Milne non migliora: il ragazzino (reso involontariamente famoso dai racconti del padre) passa la maggior parte delle sue giornate sopra una quercia, isolato e pensieroso. Biondo, carino ma inquieto, introspettivo e problematico, Christopher Robin sembra l’incarnazione di un altro giovane i cui destini si incrociano con i suoi in quella stessa proprietà nel Sussex orientale, una quarantina di anni dopo.
Nella seconda metà dei Sixties, all’apice della popolarità, i membri dei Rolling Stones decidono di investire parte dei loro patrimoni in ville di campagna. Mick Jagger acquista la elisabettiana Stargroves (nel Newbury) una volta appartenuta a Oliver Cromwell. Charlie Watts compra da Lord Shawcross una casa nel Sussex, Bill Wyman una a Suffolk e Keith Richards diventa proprietario di quella villa a West Wittering (West Sussex) che ancora oggi possiede. Al contrario dei suoi colleghi, Brian Jones non ha mai avuto una casa di proprietà. E così, nel novembre del 1968, la Cotchford Farm (in vendita per 35 mila sterline) gli sembra una grande occasione.
Negli ultimi due anni, Brian ha vagato (avvolto da una “foschia color porpora”) tra camere d’albergo, appartamenti in affitto e la Priory Clinic, dove andava a farsi disintossicare. Due arresti per droga (molto pubblicizzati) lo fanno vivere nel terrore di un ulteriore fermo da parte della polizia.
Quando arriva alla Cotchford Farm, Jones è a pezzi. Il suo amico, il bluesman Alexis Korner, lo definisce in quei giorni «un Luigi XIV, il Re Sole, in versione gonfia e mummificata». Jones è in rotta di collisione con il resto degli Stones: persino la sua fidanzata Anita Pallenberg lo ha mollato per tuffarsi nelle braccia di Keith Richards. «Prima mi hanno rubato la musica», dice Brian, «poi la band, ora pure l’amore…». Si dedica, dunque, alla ristrutturazione della Cotchford Farm, l’unica cosa che in quel momento lo riesce a entusiasmare. Fa costruire un nuovo sistema di drenaggio, affida i lavori a Frank Thorogood (un tipaccio che frequentava l’entourage degli Stones) ma ben presto le tensioni tra i due si acuiscono. Timoroso di essere ingannato, Brian Jones installa un sistema d’allarme e di interfono e investe altre 10 mila sterline in lavori vari. Che però procedono a rilento: l’unica novità di rilievo sono i muri ridipinti di un blu vivace. Ma a Jones la Cotchford Farm piace: si reca spesso in Vespa nel suo pub preferito, l’Haywagon, gli piace bere drink di fianco alle statue del giardino (quella di Christopher Robin e quelle degli altri personaggi dei racconti di Milne) nuota e si rilassa in piscina. Proprio sul fondo di quella piscina, il corpo senza vita di Brian Jones viene trovato dalla sua girlfriend di quei giorni (la ballerina svedese Anna Wohlin) nella notte tra il 2 e il 3 luglio 1969.
Nel 1970, due coniugi inglesi (Alastair e Harriet Johns) leggono un piccolo annuncio su un quotidiano locale: la Cotchford Farm è in vendita. Da allora ad oggi, i Johns (con pazienza e disponibilità) accolgono visitatori che vengono da ogni angolo del mondo per ritornare bambini nei luoghi di Winnie The Pooh o appassionati dei Rolling Stones e ammiratori di Brian Jones che vogliono vedere il luogo in cui il loro idolo, dopo aver fondato la più grande rock band del mondo, ha dato vita anche al Club J27.
«Oggi la Cotchford Farm è un posto assai più tranquillo di quello che è stato nei giorni di Brian Jones», dice Alastair Johns. «Non ci sono stati grandi cambiamenti: il vialetto di accesso alla casa è leggermente modificato, ci sono tapparelle elettriche nella Christopher Robin Room ma la zona della piscina è sostanzialmente quella dell’estate 1969». Oggi la Cotchford Farm vale, come minimo, un milione di sterline. Ma i Johns non sembrano intenzionati a vendere. «Ci piace vivere in un posto importante della storia del XX secolo».
«So, help me if you can, I’ve got to get back to the house at Pooh corner by one… Back to the days of Christopher Robin and Pooh».
03/02/2011