16/04/2013

Cristiano De André

La veste musicale è mainstream, i testi ragionano sulla decadenza dei nostri tempi. De André si riconcilia con la figura del padre, con se stesso, col mondo?

Dopo 12 lunghi anni di silenzio discografico (Scaramante risale al 2001) e la fortunata esperienza di De André canta De André (2009), Cristiano De André torna alla composizione con un disco importante, maturo, che sembra finalmente riuscire nel titanico sforzo di riconciliazione con la figura del padre, con se stesso e il mondo.
Cristiano non ha avuto vita facile: il rapporto con il padre Fabrizio per molti (troppi) anni lo ha marchiato in maniera indelebile come uomo e condizionato non poco come artista. Oggi, scavalcata la soglia dei 50 anni, De André Jr sembra aver superato tutto questo, ufficializzandolo in un disco che parla in parte della decadenza da “Basso Impero” dei tempi in cui viviamo (come il bel singolo Non è una favola, La stanchezza o la ficcante Credici), ma soprattutto di legami di sangue e amore filiale. Il Cristiano figlio – e, a sua volta, padre – si svela tra le pieghe di questo lavoro con disarmante onestà, descrivendosi con la consapevolezza di chi ha molto vissuto e sbagliato. In Disegni nel vento, Il mio esser buono, Vivere e Sangue del mio sangue si ragiona di questo; in Ingenuo e romantico l’amore è spiegato con parole così semplici da essere quasi imbarazzanti, il tutto sottolineato da una musicalità fluida e decisamente radiofonica.

Un discorso a parte merita la veste musicale: in questo disco c’è infatti molta voglia di farsi ascoltare e di diventare – nel senso buono del termine – mainstream. Registrato nei Fantasy Studios di Berkeley, California, l’artefice dello scenario sonoro di Come in cielo così in guerra è Corrado Rustici, noto per aver prodotto molti progetti pop di successo (tra le sue produzioni italiane più famose, quelle di Zucchero, Elisa, Ligabue). La mano di Rustici si sente molto bene ovunque, soprattutto nell’uso dell’elettronica e delle basi ritmiche, e forse questa è la novità più importante per Cristiano, che è sempre stato autore raffinato ma non propriamente “accattivante” al primo ascolto. L’immediatezza di tracce come Non è una favola, Il vento soffierà (versione italiana di Le vent nous portera dei Noir Désir), Credici è bilanciata da esperimenti orchestrali eleganti come l’ultima suggestiva La bambola della discarica, scritta a quattro mani con Oliviero Malaspina (collaboratore di Fabrizio e già braccio destro di Cristiano in Scaramante). «Questo disco parla di quello che abbiamo lasciato e abbiamo perso», sintetizza Cristiano nelle note ufficiali di presentazione all’album. «Riappropriamoci di tutte quelle cose che abbiamo iniziato a buttare in una discarica quarant’anni fa. E ricominciamo a parlare guardandoci negli occhi».

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