Nel 2006 il sindaco di Neza, una zona violenta popolata da 2milioni di persone nella periferia di Città del Messico, decise che i suoi poliziotti dovessero diventare “cittadini migliori”.
Si doveva dare loro un elenco di libri da leggere, fra cui Don Chisciotte, il romanzo di Juan Rulfo Pedro Paramo, il saggio di Octavio Paz sulla cultura messicana Il Labirinto della Solitudine, Cent’anni di Solitudine di Garcia Marquez, opere di Carlos Fuentes, Antoine de Saint-Exupéry, Agatha Christie e Edgard Allan Poe.
Il capo della polizia locale, Jorge Amador, era convinto che leggere narrativa avrebbe arricchito i suoi agenti in almeno tre modi.
In primo luogo, consentendo loro di acquisire un più ampio vocabolario. Poi, offrendo ai poliziotti la possibilità di fare esperienza per delega. “Un agente di polizia deve essere esperto della vita, e i libri arricchiscono l’esperienza indirettamente”. Infine, sostiene Amador, c’è un beneficio etico: “Rischiare la propria vita per salvare quella degli altri richiede convinzioni profonde e la letteratura può dare a esse maggior vigore, facendo scoprire ai lettori vite vissute con analogo impegno”.
Mi sono chiesto se anche dai dischi si possa ricavare un simile arricchimento, e da quali.
A qualcuno sarà certamente venuto in mente di festeggiare il Record Store Day non come il solito mercatino della salamella+ scambio di vinili, tipo il “fuorisalone”, ma come un ambito di approfondimento di esperienze su dischi di “formazione”.
Ecco, nel caso, frequenterei questi luoghi, in cui i critici musicali magari la finiscano con la solita guerra dei poveri e mettano disposizione il proprio ego e il proprio sapere per condividere qualche interessante suggerimento. Lasciando da parte, per una volta, anche il tornaconto personale immediato (quel libro da vendere, quell’artista da promuovere…) per favorire lo sprigionarsi di un po’ di coscienza civica, sociale, culturale da rimettere in circolo.
Almeno sulla carta, ascoltare certi dischi insieme, guidare ed essere guidati nell’ascolto di album fondamentali per la propria formazione umana, potrebbe davvero rendere le persone migliori, più ricche e anche eticamente più consistenti, nel senso auspicato da Amador e dal suo sindaco.
Per quanto mi riguarda, farei ascoltare Storia di un Impiegato di De André, un disco che (più di 35 anni fa) ha segnato il mio aproccio alla musica e alla coscienza.
Magari sperando che, come per incanto, in un finale finalmente diverso, il maldestro bombarolo anziché far esplodere l’edicola (giornali, giornalisti e giornalai hanno già i loro problemi) riesca stavolta a centrare meglio il bersaglio.