18/06/2007

Emmylou e il segreto dell’eterna giovinezza

Si discute di cibi transgenici, di clonazione animale, di modificazioni degli embrioni umani: l’uomo del Terzo Millennio è ormai pronto alla sfida finale. Negli ultimi 50 anni, dopo aver esplorato lo spazio, (semi) distrutto il pianeta terra – facendo più danni che nei 2000 anni precedenti – e provato a ‘globalizzare’ il mondo, la razza umana si prepara a una guerra contro la sua stessa natura. Che, purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) è destinata a vincere. Non c’è Papa che tenga. Eppure, c’è anche chi non ha avuto bisogno di abbattere nuove frontiere tecnologiche o avvantaggiarsi di strabilianti scoperte scientifiche per ottenere quel risultato, l’immortalità, a cui tutti, da sempre, sembrano voler raggiungere costi quel che costi.

Dunque, il segreto dell’eterna giovinezza è saldamente nelle mani di una ragazza nata a Birmingham, Alabama, nel profondo Sud degli States, “là dove i cieli sono blu” (come cantavano i Lynyrd Skynyrd) o “dove si vedono solo rovine” (come invece recitava Neil Young). A lei l’Alabama ricorda semplicemente “la mia famiglia, i miei genitori, la mia fanciullezza e tutte quelle belle sensazioni di quando sei bambina”.

È lì che è nata la sua passione per la musica. “Sin da piccolissima”, ricorda, “ascoltavo musica country alla radio e adoravo in particolare la canzoni di Patsy Cline e Loretta Lynn. Nel periodo del college già cantavo in un duo folk nella zona di Washington dove mi ero trasferita insieme ai miei genitori. Poi sono andata a New York, al Greenwich Village, dove pur di suonare nei club la sera, mi mantenevo facendo la cameriera.”

Dopo aver provato a fare la modella e l’attrice, nel 1972 la ragazza ha l’incontro che ne cambia la vita e la carriera. Gram Parsons la scopre e la porta con sé in California. Lì Emmylou Harris diventa Emmylou e inizia la sua scalata verso il Paradiso.

“Gram Parsons è stato una delle persone più im-portanti che abbia mai conosciuto. Non gli sarò mai sufficientemente grata per tutto quello che mi ha insegnato.”

Il resto è storia. Da allora Emmylou ha inciso 27 album, vinto 7 Grammy Award (l’ultimo dei quali nel 1995 per l’album Wrecking Ball prodotto da Daniel Lanois) 4 dischi di platino e 7 dischi d’oro. È stata Presidente della Country Music Association, membro del Grand Ole Opry e la sua Gibson J-200, i suoi stivali Western, le sue gonne folk e i suoi cappelli da ‘cowgirl chic’ sono finiti nel Museo della Country Music a Nashville. Ma, ciò che più conta, si è meritata la stima, l’ammirazione e il rispetto di tutti: pubblico, critica, colleghi. E se l’Enciclopedia Penguin sostiene che i suoi dischi sono “il più importante contributo alla storia della musica bianca nordamericana insieme a quelli di Bob Dylan” e Rolling Stone parlando dell’influenza che ha esercitato sulle giovani generazioni dichiara che “non ha bisogno di dare lezioni, è sufficiente seguire il suo esempio”, qualche sua collega (Trisha Yearwood) parla addirittura del “fattore Emmylou”.

“È un test sulle tue capacità artistiche”, dice la Yearwood, “quando ti capita di incrociare per strada Emmylou a Nashville e hai il coraggio di guardarla negli occhi significa che per te la musica è davvero una cosa seria. Se invece, abbassi lo sguardo ed eviti il suo, forse devi studiare ancora o cambiare mestiere.”

Il prossimo 2 aprile Emmylou compirà 53 anni. Da una quindicina d’anni a questa parte non si tinge più i capelli che oggi sono completamente bianchi. Eppure, nonostante ciò, ha un look incantevole, assolutamente affascinante e grazie anche al suo fisico asciutto e minuto e ai lineamenti delicati del suo viso, sembra una decina d’anni più giovane. Appena inizia a cantare, poi, scatta la magia. Come quella che emana il suo nuovo, incantevole lavoro in cui la Harris stupisce ancora una volta. Dopo aver proposto al mondo nei primi anni 70 il country rock d’autore (Pieces Of The Sky o Luxury Liner), avere riscoperto l’old time e il bluegrass nel 1980 (Roses In The Snow), promosso il gospel alla fine degli anni 80 (Angel Band), impreziosito il new country acustico a metà anni 90 (Live At The Ryman) e aver spiazzato tutti con la produzione di Daniel Lanois (Wrecking Ball) nel 1995, nel 2000 fa un’altra mossa a sorpresa.

A 15 anni di distanza dal concept-album The Ballad Of Sally Rose, Emmy si presenta con un disco di canzoni a sua firma. Lei, famosa per saper trasformare in successi brani di autori sconosciuti o per impreziosire cover di personaggi leggendari (con versioni originali che sbiadiscono in confronto alle sue), si mette nuovamente in discussione come autrice. Firma un nuovo contratto con la Nonesuch, ritorna a New Orleans e incide Red Dirt Girl, un album coraggioso, pieno di energia, emozione, talento, raffinatezza estetica e di quella straordinaria freschezza che solo la gioventù sa dare. Con lei Malcolm Burn, Ethan Jones (figlio di Glyn, leggendario producer degli Stones che ha recentemente firmato anche Western Wall, il fantastico album di duetti con Linda Ronstadt), il fido Buddy Miller e l’ottimo Daryl Johnson, da sempre collaboratore di Lanois. Un paio di ospitate: l’amato Bruce Springsteen che con la devota mogliettina armonizza Tragedy e lo stupefacente Dave Matthews che duetta in My Antonia con Emmylou mostrando una naturalezza da veterano. Infine, due care amiche: Jill Cunnif (Luscious Jackson) e Patti Griffin che firma la intrigante Hour Of Gold.

In totale, dodici canzoni, con animo rock, passione country & folk, intensità soul ed eleganza new agey: l’album è perfetto, pieno di idee nuove, suoni moderni, melodie antiche.

Emmylou è talmente radiosa da sprizzare luce dalle tracce del cd: ascoltate I Don’t Want To Talk About It Now (dall’incedere alla Neil Young), sognate con Red Dirt Girl, fatevi affascinare da My Antonia, impazzite per My Baby Needs A Shepard. Quando arrivate alla magnifica Boy From Tupelo sappiate che il desiderio di riascoltare il disco diventerà inarrestabile.

Dopo tre matrimoni (e altrettanti divorzi), due figlie (Hallie, grafico pubblicitario, 30 anni, e Meghann, laureata in marketing, 21 anni), numerosi flirt veri o presunti (da Gram Parsons a Daniel Lanois passando per Rodney Crowell), Emmy è di nuovo una single e nonostante la presenza della mamma Eugenia, i tre cani (e i numerosi gatti), la sua splendida villa di Nashville le sembra tanto vuota. Ma poco importa: la ragazza dell’Alabama diventata prima principessa della California e regina della country music poi, oggi è libera e pronta per conquistare un nuovo impero (e spezzare altri cuori).

La sua voce, la sua arte, il suo spirito nascondono il vero segreto della sua immortalità artistica e della sua eterna giovinezza fisica.

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