Prendiamo le cose con la giusta prospettiva. Come la maggior parte dei dischi dal vivo di Slowhand (compreso l’ultimo in ordine di tempo, il gradevole, sebbene laccato, One More Car, One More Raider del 2002), anche il nuovissimo, avvincente Live From Madison Square Garden della ritrovata coppia delle meraviglie Eric Clapton-Steve Winwood scorre che è un piacere grazie a un semplice accorgimento di scaletta: ovvero accorpare a un set per intenditori (le 12 tracce che stanno sul primo cd) un secondo tempo molto più ruffiano, spigliato e in grado di spaziare tra innumerevoli classici (i restanti 9 brani del secondo cd). Ecco perché quando Winwood apre le danze e attacca, carico di soul, con la potente Had To Cry Today (canzone che, manco a farlo apposta, inaugurava anche il lato A di Blind Faith) si capisce subito che la serata sarà di quelle da ricordare qualsiasi strada i due old friends decideranno di intraprendere. Clapton di suo, un po’ stranamente, preferisce dare il benvenuto alla folla del Madison con il rock’n’roll anni 50 di Low Down (che stava, pensate un po’, su Bridges To Babylon dei Rolling Stones) e Magic Steve per non essergli da meno replica addirittura con la meravigliosa Them Changes, un vecchio rhythm & blues firmato dal povero Buddy Miles quando militava nella Band Of Gypsys. Le sorprese proseguono poi con una Forever Man claptoniana (anche se a comporla fu Jerry Lynn Williams) completamente riscattata dalla brutta versione Eighties che stava su Behind The Sun e con una Glad dell’epoca Traffic che Winwood suona al piano come se l’avesse scritta una settimana fa e non nel lontano 1970 per il suo capolavoro John Barleycorn Must Die. C’è poco da fare: i due “vecchietti” sono in assoluto stato di grazia e qualsiasi cosa tocchino (che sia il Chicago blues di Sleeping In The Ground, uno standard immortale come Double Trouble o il feeling pazzesco di Pearly Queen) ce lo restituiscono stavolta sotto forma di “versione definitiva”. Nel secondo disco, inoltre, la tensione non accenna minimamente a calare tant’è che After Midnight ne esce fuori addirittura velocizzata e il classico tributo a Hendrix di Little Wing e Voodoo Chile viene sublimato in chiave elettrica esattamente come Rambling On My Mind di Robert Johnson funziona con l’ausilio di una semplice chitarra acustica. Sulla celebre Georgia On My Mind (che Winwood eseguiva già ai tempi dello Spencer Davis Group), invece, fa quasi impressione sentire uno Steve così rapito dalla propria performance. Ok, tra un aggettivo roboante e l’altro, siamo già giunti alla lunga sequela di bis con i nostri che eseguono di fila una torrenziale Can’t Find My Way Home e una Dear Mr. Fantasy che l’ex Traffic interpreta con un coinvolgimento tale come se da quest’ultima dipendesse il buon proseguimento della sua futura carriera. Fine? Macché, c’è ancora spazio per l’honky tonk di Cocaine (così J.J. Cale ringrazia portandosi a casa altre royalties) e una infinita dose di applausi scroscianti da parte di un pubblico newyorchese completamente in estasi.
Se le orecchie hanno avuto la loro giusta dose di emozioni, anche gli occhi non avranno di che lamentarsi. Live From Madison Square Garden esce, infatti, anche in una coppia di dvd (disponibili sia unitamente ai cd, sia separatamente) in grado di rendere l’esperienza assolutamente totalizzante. Il primo dischetto riprende perciò la performance semintegrale dello show (manca solo la stonesiana Low Down) con una regia agile guidata da un solo obbiettivo: far parlare la musica e i volti coinvolti (e sudati) dei professionisti che la stanno eseguendo. Pura estasi per lo sguardo, dunque. Il secondo dischetto, invece, amplia il concetto dell’avventura newyorchese di Clapton e Winwood mostrandoci un interessantissimo documentario dietro le quinte (The Road To Madison Square Garden) con i due protagonisti che si lasciano cullare dal flusso delle interviste e dei ricordi dato che, alle loro parole, si alternano rare immagini vintage di Cream, Traffic e Blind Faith. La musica, infine, parla un’ultima volta con quattro interessanti bonus. Il primo è il soundcheck della stessa Rambling On My Mind, eseguita da Eric in versione acustica (come accadrà poi anche in concerto) appena poche ore prima che la first night del Madison vada in scena. Gli altri tre bonus, invece, sono versioni dal vivo di Low Down (ecco dov’era finita…), Kind Hearted Woman e Crossroads (che, a volte, in scaletta prendeva il posto della conclusiva Cocaine) tratte dalle set list delle altre due serate.
Ora, dopo un ascolto così appagante, sarebbe fin troppo scontato cadere in preda all’entusiasmo e scrivere che Live From Madison Square Garden è il disco dal vivo dell’anno al pari di Astral Weeks Live At The Hollywood Bowl di un certo Van Morrison. Quindi limitiamoci a sognare. E diciamo solo che se quella notte Stevie Ray Vaughan fosse stato anche lui nel “giardino” assieme a Eric e Steve, probabilmente avrebbe pianto con la sua chitarra. E si sarebbe unito immediatamente alla jam.
04/06/2009
Eric Clapton And Steve Winwood
Live From Madison Square Garden, Reprise / Warner