05/03/2014

Ex KGB

Secondo disco (“in tutti i sensi”) che lo stesso trio veneto definisce “avant punk”
Dopo l’esordio con I Putin, arriva il secondo album per gli Ex KGB. Realizzato ancora una volta con il produttore di Los Angeles Ronan Chris Murphy (King Crimson, Steve Morse, Terry Bozzio, Steve Stevens, Ulver, The California Guitar Trio, Chucho Valdes etc.), tale nuovo disco è stato registrato in analogico (nastro ATR Master Tape da 2″ e 1/4″) come tutti gli album della Prosdocimi Records. La copertina è disegnata dal fumettista Hurricane Ivan e inoltre, pur non trattandosi di un concept, i dieci brani che compongono il lavoro sono distribuiti in due lunghe tracce secondo l’idea del medesimo produttore, il quale ha voluto così creare il lato A e il lato B seguendo l’impostazione del vinile.
 
Il gruppo, composto da Alberto Stocco (Batteria – Percussioni), Emanuele Cirani (Chapman Stick – Basso e Voce) e Mike 3rd (Chitarra e Cori), definisce la sua musica avant punk, in riferimento a una fusione tra funk, post-punk e rock, e rimane poi fondamentale nelle sue sonorità il Chapman Stick di Emanuele Cirani. Lo strumento è stato fatto conoscere in particolar modo da Tony Levin (celebre bassista di John Lennon, Pink Floyd, Peter Gabriel, King Crimson etc.), che tra l’altro più volte ha suonato con il trio veneto.
 
È necessario più di un ascolto per non trascurare i testi di denuncia sociale degli Ex KGB (disponibili all’interno del loro sito ufficiale), ma ciò che emerge principalmente è la loro dirompenza musicale. E sempre in tale ottica gli Ex KGB passeggiano dalla tradizione verso la sperimentazione in compagnia di strumenti inusuali, come dichiarato da loro stessi: “Sin dall’inizio abbiamo deciso di realizzare un album che, pur mantenendo un radicamento nelle origini proprie ai musicisti, fosse costantemente alla ricerca di spazi sonori e musicali al di fuori di queste. Così nell’album, accanto al suono di vecchi calieri di rame e damigiane, abbiamo registrato anche il glorioso ruggito del V8 di un Land Rover Defender!”.
 
In conclusione gli Ex KGB in False Hope Corporation sono riusciti a confezionare un’opera che vive di irrequietezza propria e racchiude allo stesso tempo un’intenzione live più che generosa, perché i tre musicisti non si risparmiano mai nell’arco di tutto il disco. Magnanimi.

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