01/06/2011

FAIRPORT CONVENTION

Sulla strada per Cropredy

Sono entrato nei Fairport Convention prima che si chiamassero Fairport. Non so cos’altro avrei potuto fare nella vita, e suppongo che prima o poi dovrò chiedermelo. Era il 1966 quando Ashley Hutchings mi chiese di unirmi al suo gruppo, l’Electric Shuffle Orchestra. Poco dopo abbandonai il lavoro per dedicarmi a tempo pieno alla musica. Fairport era il nome della mia casa di famiglia dove provavamo, e così chiamammo il gruppo che formammo l’anno dopo insieme a Richard Thompson e Shaun Frater. Non era quello che mi sarei aspettato di fare nella vita. Ma è un lavoro straordinario, sebbene non mi consideri un musicista nel vero senso del termine. Sono un artigiano, uno che suona per vivere. È troppo tardi per cambiare, ma non sono uno di quei musicisti nati per suonare».
Così Simon Nicol, nel rievocare i primi passi con i Fairport Convention, offre un’intensa riflessione sul suo essere musicista. Il gruppo inglese ha rappresentato praticamente la sua vita per oltre quarant’anni e per molti versi è stato anche la sua seconda famiglia: «Lo è per tutti noi, anche per quelli che negli anni ci hanno lasciato. Anch’io nel 1971 uscii dal gruppo, avevo 21 anni, desideravo fare qualcosa di diverso musicalmente parlando, e magari con altra gente. Essendo rimasti amici fu inevitabile rientrare nel gruppo qualche anno dopo. È un po’ una nostra caratteristica: suoniamo sempre volentieri con chi ha lasciato il gruppo e ci è rimasto amico».
Parlando dei tanti cambi di formazione, il discorso si sposta su una delle icone del gruppo, Sandy Denny, della quale nel nuovo album Festival Bell è presente una splendida resa di Rising For The Moon: «Era straordinaria, aveva una voce sublime. Anche lei dopo aver lasciato il gruppo nel 1969 vi ritornò, ma ormai dei membri originari non c’era più nessuno. Io intanto ero uscito dalla band, e il mio lavoro di chitarrista lo faceva il marito di lei, Trevor Lucas. Amiamo tutti moltissimo Rising For The Moon. È intensa e riflette benissimo chi era Sandy come musicista on the road. Anche se non possiamo confrontarci con la sua versione, abbiamo provato a darne una nostra interpretazione».
Il gruppo, dopo i tanti cambi di line-up e dopo la reunion negli anni 80, recentemente ha trovato una sua stabilità: «Gerry (Conway, ndr) è stato l’ultimo ragazzo a entrare nel gruppo, nel 1998. È il nostro batterista, ma lo conoscevamo da parecchio, io lo conosco da molto prima degli altri. La prima volta che suonammo insieme fu nel 1967. Di questa, diciamo, nuova line up mi piace anche il fatto che, dopo essere stato per molti anni l’unica voce del gruppo, condivido il compito con Chris Leslie. Ci dà la possibilità di provare in due modi differenti l’approccio ai vari brani. Non c’è mai stato nessun problema di ego: adoro suonare quando lui canta, è davvero molto bravo».
La line-up della band si riallarga annualmente al festival di Cropredy. «I Fairport Convention sono diventati negli anni una grande famiglia, ogni anno a Cropredy è come ritrovarsi a una festa di famiglia. Richard Thompson e Ashley Hutchings sono tornati spesso a suonare con noi su quel palco. È vero che non è necessario che ogni famiglia si ritrovi tutta intorno a un tavolo ogni Natale, l’importante è che quando lo faccia sia felice di stare insieme. A noi accade». Da un trentennio il festival di Cropredy è un appuntamento irrinunciabile per tutti gli amanti del folk-rock inglese. L’idea di realizzare l’evento è nata però in un momento triste. «Nel 1979, a causa di vari problemi e della mancanza di un contratto discografico, decidemmo di sciogliere il gruppo. Ognuno avrebbe preso la sua strada, ma volevamo chiudere con una performance speciale. Decidemmo di organizzarlo in quel villaggio e per l’occasione registrammo il concerto per pubblicare un disco dal vivo. Quello era un posto speciale perché là andavamo a provare, e poi un po’ come in Italia anche in Inghilterra nei piccoli villaggi d’estate vengono organizzate le feste di paese. Ecco, quel primo concerto fu proprio una festa. Così decidemmo che ci saremmo rivisti annualmente per questa riunione di famiglia. Ci siamo tornati ogni anno, ad eccezione dell’edizione del 1981 quando il concerto si tenne al Wroughton Castle, cercando di portare con noi sempre nuove idee. Abbiamo stabilito un ottimo rapporto con la comunità del luogo. Anche se esistono eventi simili in giro, credo che questo sia il primo festival family friendly incentrato su una band. Di gran parte dell’organizzazione si occupavano Dave Pegg e sua moglie Chris. Lei era il direttore esecutivo, lui il referente pubblico. Da qualche anno, con il loro divorzio, le cose sono cambiate e abbiamo cercato di dare un nuovo assetto al festival. Chi comanda adesso è Gareth Williams (il tour manager, ndr), ma anch’io faccio molto in ufficio. E mi diverto».
Il cartellone di quest’anno prevede un ampio ventaglio d’artisti, da Badly Drawn Boy agli UB40 pasando per Hayseed Dixie, Seasick Steve, Coral. «Non abbiamo una politica musicale: scegliamo ciò che ci piace e il pubblico ha fiducia in noi».

Il nuovo album dei Fairport Convention Festival Bell, e in particolare la title track, è ispirato all’evento di Cropredy. «La canzone» spiega Nicol «nasce come celebrazione della campana che abbiamo fatto istallare nella chiesa di St. Mary, lì a Cropredy. È un gesto simbolico: abbiamo fatto una raccolta fondi tra i fan che partecipavano al festival per donare una nuova campana alla chiesa locale. Siamo riusciti a realizzare questo sogno nel 2007. Sulla campana c’è l’iscrizione “Fairport Convention Festival Bell”. È stato un modo per lasciare un segno del legame tra il festival e il paese». Ridendo aggiunge: «La cosa strana è che questa campana non chiama i fan al festival, ma la gente in chiesa…».
Tra i brani più interessanti del disco c’è l’iniziale Mercy Bay: «È stata composta da Chris Leslie e parla della HMS Investigator, una delle navi britanniche inviate per cercare e trovare Lord Franklin, disperso nella sua missione di esplorazione. È una storia sorprendente: la nave rimase tre inverni bloccata tra i ghiacci per poi essere recuperata. Di recente alcuni archeologi canadesi hanno trovato i resti dell’imbarcazione, e così abbiamo deciso di narrare la vicenda. Musicalmente è un brano che mi piace molto, e che trovo assolutamente affascinante da cantare».
Nel disco trovano posto anche tre strumentali: Danny Jack’s Chase, Albert & Ted e Danny Jack’s Reward. «Sono brani molto originali e nessuno meglio di Ric Sanders riesce a riprodurre quel suono così particolare. Qualcuno pensa che siano complicati da suonare? Beh, io li trovo facili. A volte le canzoni nascono da improvvisazioni in studio, ma quelle su Danny Jack sono ispirate da storie di pirati». Ralph McTell firma Around The Wild Cape Horn e London Apprentice / Johnny Ginears: «È un vecchio amico, con cui abbiamo condiviso molte volte il cammino».
Il suono dei Fairport Convention è in qualche modo cambiato da Sense Of Occasion, il precedente album in studio datato 2007. «Sono mutate molte cose, soprattutto dal punto di vista tecnico. Abbiamo scelto un altro produttore e ingegnere del suono, John Gale. Ha cercato di dare uno spessore diverso al sound, puntando a valorizzare il suono di ogni singolo strumento, senza perdere di vista l’armonia. Forse Sense Of Occasion suonava troppo ovattato». Festival Bell è nato da un lungo lavoro in studio fatto dall’intero gruppo: «Abbiamo cercato di provare quante più canzoni possibile per scegliere poi le migliori, o quelle che ci sembravano tali, cercando di dare un senso all’album nel suo complesso. Fare un disco sembra una cosa facile, ma non lo è, soprattutto se hai molti anni di esperienza alle spalle».
Molti gruppi recenti, tra cui i Fleet Foxes, citano i Fairport come influenza e la cosa fa molto piacere a Nicol: «Vuol dire che il nostro lavoro ha avuto un senso. Ancora non siamo diventati parte dell’arredamento nazionale, o una delle tante carcasse del grande cimitero di elefanti della musica rock. Fortunatamente siamo una band vibrante e soprattutto creativa. Abbiamo una lunga storia, ma non siamo mai scesi a compromessi, è per questo che ancora possiamo dire qualcosa alle band più giovani». In questo senso l’attività dal vivo è uno stimolo importante, come rivela Nicol: «Non conosco altre band che funzionino come la nostra. Se siamo on the road ci piace lavorare sette giorni su sette, senza pause. È molto duro lavorare così, ma quando si ha un ritmo frenetico è più facile andare avanti, anche dal punto di vista fisico. Non ci piace molto l’effetto-lunedì. Negli ultimi anni abbiamo suonato spesso negli States, grazie a un buon rapporto di collaborazione con la Compass Records: là il pubblico è splendido. Suonare in America è un modo per ricaricarci».
Sul finale lanciamo una provocazione a Nicol ricordandogli che gli attuali Fairport vengono criticati per il loro sound troppo “rilassato”. «I Fairport Convention sono una band spontanea e per nulla costruita», ribatte. «Abbiamo cercato di vivere come artisti seguendo il nostro cuore e cercando di non pensare troppo. Abbiamo fatto ogni disco con onestà. Non abbiamo bisogno del consenso, o dei voti di qualcuno per andare avanti. Non diamo alcun peso a queste critiche: ci sarà sempre qualcuno a cui non piace ciò che facciamo. Ma i nostri fan sono sempre là, e li ritroviamo ogni anno a Cropredy».

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