Folkstone, il ritorno della band folk metal con “Natura Morta”
Il gruppo ci racconta il suo nuovo doppio album a poche ore dalla prima delle tre date sold out in programma al Legend Club di Milano, inizio del nuovo tour
È venerdì 28 marzo 2025 e sono le 18:05 circa quando al Legend Club di Milano incontriamo i Folkstone, punto di riferimento da oltre vent’anni per i fan del folk metal, che sono da poco tornati con un nuovo doppio album di inediti, Natura Morta. La band è a poche ore dall’inizio del nuovo tour che comincia proprio con tre date consecutive – 28, 29 e 30 marzo – tutte sold out in quel di Milano.
Nel camerino, prima del consueto live energico del gruppo, si chiacchiera del nuovo lavoro e soprattutto dei recenti trascorsi dei Folkstone, dopo lo scioglimento di qualche anno fa e la successiva reunion, con il frontman Lorenzo “Lore” Marchesi (voce, cornamuse e bombarde), con Roberta “Roby” Rota (cornamuse, bombarde, voce e arpa) e con Maurizio “Mauri” Cardullo (cornamuse, bombarde, cittern, bouzouki irlandesi, flauti e cori).
Il vostro nuovo album Natura Morta è uscito lo scorso 21 marzo. Come sono nati questi brani? Sono nati dopo la reunion di qualche anno fa o c’è qualcosa che aveva lasciato lì negli anni e che avete ripreso?
Mauri: Giusto un paio li abbiamo riesumati, anche i provini proprio…
Quindi l’ispirazione è più recente?
Lore: Sì, anche dal punto di vista musicale, che è parte preponderante di Mauri, e dopo l’abbiamo rifinita io e Roby con le voci, però è stato tutto abbastanza incentrato sul presente.
Mauri: Ispirazione fresca!
Lore: Sì, quello che girava nell’ultimo anno.
Avete pubblicato addirittura un doppio album, per cui la voglia e le idee sono state tante dopo il periodo dello scioglimento.
Lore: Certo, è durato quattro anni alla fine, però beh, io e Roby non avevamo più niente da condividere che riguardasse la musica, ma neanche lontanamente, quindi siamo stati completamente distanti da qualsiasi cosa potesse richiamare la musica, ma neanche in maniera volontaria, cioè eravamo proprio stanchi, avevamo voglia di staccare un po’ la testa da tutto e dopo ci siamo ritrovati e abbiamo detto: “Ok, ma partiamo piano” e invece no (ride, ndr)!
Roby: Un doppio album!
Qualcosa di inedito l’avevate già pubblicata comunque in tempi recenti e dopo la reunion.
Lore: Guarda, è venuta una roba un po’ rotolata su sé stessa. Quando ci siamo rimessi insieme non avevamo nessun singolo. Abbiamo fatto un “one shot” al Live Club di Trezzo sull’Adda e da lì abbiamo detto: “Ok, facciamo un pezzo” e lo abbiamo fatto, Macerie.
Mauri: Anche molto “last minute”.
Lore: Sì, è stata proprio una roba, non dico al momento, ma veramente costruita in pochissimo tempo. Da lì abbiamo fatto quattro date invernali nei club, poi è nata l’idea di fare un altro pezzo, La fabbrica dei perdenti, e i due singoli nuovi sono andati a finire in Racconti da Taberna, raccolta dei brani che hanno segnato la storia della band dall’inizio ad oggi.
Poi si è cominciato a parlare e a dire: “Va beh, ormai siamo in ballo e balliamo!”, ma non è che avessimo subito in cantiere un doppio album. Anzi, un po’ se vuoi ci siamo anche “pentiti”, perché, una volta che abbiamo detto: “Dai, facciamo un doppio album”, poi bisognava farlo (ride, ndr)! Un conto è parlare, un conto è farlo, però dopo è venuto tutto lavorando parecchio e insomma…
Roby: Ci abbiamo dato dentro!
Lore: Ci abbiamo dato dentro, però secondo me è stato molto bello, creativo, ci abbiamo messo dentro un po’ tutta la nostra storia, delle sperimentazioni e poi tutta la nostra filosofia di pensiero e di modo di stare al mondo… ci abbiamo messo dentro un po’ tutto quello che sono i Folkstone.
A proposito delle sperimentazioni, come vi siete mossi per questo album?
Mauri: Beh, c’è stato sicuramente un utilizzo molto poco timido di elettronica e comunque dei supporti a livello di atmosfera. Siamo partiti ragionando più sul quadro generale che sull’arrangiamento in sé. Siamo partiti proprio dall’ambiente, dall’emozione che restituiva una canzone con una visione un po’ più classica della musica, quindi sfruttando magari sin dalla pre-produzione determinati strumenti come librerie di suoni, campioni e roba elettronica in modo che creassero quel quadro. Ci siamo accorti, andando avanti nella pre-produzione, che non potevamo più farne a meno, perché sarebbe venuto stravolto questo quadro, questo immaginario, questo dipinto che ci eravamo fatti in testa che poi è stato fondamentale per la scrittura dei testi. Secondo me è stato molto coeso il processo nell’ultimo album tra musica, produzione musicale, idea, melodia e poi il testo che di volta in volta andava a supportare e a rappresentare effettivamente questa emozione. Credo che il tutto funzioni molto bene.
Mauri, visto che hai parlato più di una volta di “quadro” o “dipinto”, a maggior ragione l’assist è perfetto per chiedervi della copertina, considerando che l’espressione Natura Morta si associa peraltro proprio ai quadri.
Lore: Per la copertina ci è venuta l’idea di voler condensare tutto lo spirito dell’album in una natura morta un po’ caravaggesca con questi colori e con qualcosa di decadente. Il nostro decimo componente, che è il nostro fantastico teschietto, è agghindato un po’ come un nobile decadente/decaduto e poi c’è quello che è un po’ il nostro tavolo quando finiamo i live. Quando lanciammo quest’idea a Jacopo Berlendis, che ci ha sempre seguito nelle copertine, lui ci ha dato questa natura morta rivista in chiave moderna: è vero che c’è il vaso di frutta, però ci sono le lattine di birra, l’accendino, le cartine, il tabacco… ci sono i vizi che da sempre ci tormentano insomma.
E che magari sono fonte di ispirazione?
Lore: Beh, non necessariamente (ride, ndr)!
Ok! Parliamo allora di un’ispirazione che dichiarate per un brano del nuovo album, Persia, che descrivete con queste parole: “Un racconto nato dalla lettura di un libro scritto da una rocciatrice Iraniana. Un mondo si apre. Un mondo fatto di persone che a mani nude nel mondo plasmano resilienza“.
Roby: Sì, il libro si intitola Ero roccia ora sono montagna ed è di Nasim Eshqi. È molto bello, spalanca proprio un mondo su ciò che sta succedendo in Iran. Si sa cosa sta succedendo, ma sentirlo raccontato in prima persona come lo racconta lei, con una passione e con una determinazione così forte, secondo me ti apre proprio la testa sul loro mondo in modo totalmente diverso.
Invece tra i due singoli dell’album pubblicati e accompagnati entrambi da un video ci sono Alabastro, traccia che apre il nuovo lavoro, e la title track. Avevate deciso subito che Natura Morta avrebbe dato anche il nome all’album?
Lore: Ormai è passato qualche mese e non mi ricordo già più se sia nato prima il pezzo e poi c’è stata l’idea di chiamare l’album Natura Morta o viceversa. In realtà il brano Natura Morta è stato per un po’ di tempo senza titolo.
Roby: Eh, ne ha cambiati un po’.
Lore: Ne ha cambiati un po’ e alla fine è rimasto Natura Morta, perché comunque secondo me riassume un po’ tutto l’album. È un brano che non è di impatto immediato come possono esserlo altri dei Folkstone; è più intimista, però, secondo me, è proprio il quadro della copertina e su quello penso non ci siano dubbi e ritengo che ci si possa immedesimare all’interno di quei colori e di quel mood.
Il pezzo è una costante ricerca di noi stessi. Siamo o perlomeno io sono un disilluso. Ho uno sguardo abbastanza disilluso sulle cose, ma non per questo non riesco a commuovermi ancora. Quando sei giovane hai una spinta totalmente verso il futuro e verso qualcosa che tendi sempre ad afferrare, invece, quando arrivi a un certo punto, fai fatica magari a trovare quella cosa che ti spinga sempre con energia e forza in avanti.
Mauri: Stai diventando un po’ fatalista, stai perdendo un po’ di determinazione.
Lore: No, però sai, devo cercare il perché che ci spinge a fare una determinata cosa. Noi abbiamo sempre detto che è un urlo romantico questo album e quindi in questo si riaggancia un po’ anche a Baudelaire, ispirazione dichiarata per questo brano, e quindi ai romantici e agli sconfitti che sono i romantici, perché sono quelli che si lasciano trasportare troppo dalla passione. E in questo mondo qua devi essere sempre sul pezzo? Devi essere sempre “sgamato”? Devi essere sempre qualcuno? No, io non ci sto. Quindi chi sono gli sconfitti? Sono i romantici, quelli che si lasciano trasportare, ma si commuovono ancora. Poi magari ci sono persone che invece più semplicemente riescono a trovare tutto abbastanza collocato nello spazio e nel tempo della propria vita… io no, proprio no (ride, ndr)!
Ci sono anche degli ospiti nel vostro nuovo album: i Modena City Ramblers in Fragile, Trevor Sadist in Mediterraneo, Daridel in Mala Tempora Currunt e i Punkreas in La Fabbrica dei Perdenti. Come sono nate queste collaborazioni?
Lorenzo: Beh, per noi è stato un grosso piacere e poi è stata la possibilità di dare un minimo di importanza al progetto, perché tu proponi una canzone a degli artisti che stimi e loro ti rispondono in maniera positiva.
Tra l’altro ti do un’anticipazione: lunedì uscirà il video di Fragile, il brano in cui, come dicevi anche tu, sono ospiti i Modena City Ramblers; è un pezzo dedicato alla musica perché “non ci ha tradito mai” per citare più o meno un frammento del testo.
L’album si chiude con una cover, L’Ultima Thule di Francesco Guccini, brano che però facevate già anche dal vivo.
Lore: Sì, poi ci stava proprio come pezzo di chiusura dell’album, penso che ci stesse a pennello. Poi c’è quel senso di smarrimento nella canzone che rientra proprio nelle nostre corde, nel mood dell’album e e nel sound. Non è buttata lì a caso, direi che “si incastona” perfettamente a conclusione del disco.
Quella di stasera è la prima di tre date consecutive sold out al Legend Club di Milano ed è anche la prima del nuovo tour. Sarà banale dirlo, ma è sicuramente l’occasione migliore per presentare Natura Morta davanti al vostro pubblico, no?
Lore: Assolutamente sì! Siamo contentissimi e partiamo! Oggi si parte, non si sa bene ancora dove si andrà a finire, perché il calendario è in aggiornamento, però ci sono già una quindicina di date fissate. La risposta all’uscita dell’album per noi è stata ottima, pensando che abbiamo fatto comunque questi tre sold out ancora prima che uscisse il disco, quindi abbiamo ottenuto questo risultato sulla fiducia. Non so cos’altro chiedere insomma, le cose stanno andando bene e siamo contenti!
Folkstone © Ash White
