07/03/2011

FRATELLO JIMBO – SANTO O PECCATORE?

L’Abbazia di San Nazzaro della Costa fa parte di uno dei complessi religiosi più antichi d’Italia: si hanno infatti notizie di una chiesa dedicata al santo martire sin dal X secolo. Restaurata nel 1923 dal Comune di Novara, dal 1928 è gestita dai Frati Minori Cappuccini.
Dall’anno 2000, il convento di San Nazzaro è la casa di Mario Zambetti, un sessantenne originario della Valcamonica che (parafrasando il Vasco nazionale) ha avuto una vita che… neanche Steve McQueen.
«I miei genitori si sono separati molto presto», mi racconta, «quando la mamma è morta, papà se n’era già andato in Svizzera con un’altra. Io sono stato salvato dai missionari. Appena ho avuto l’età per farlo, mi sono recato a Ginevra da mio padre, che però mi ha respinto. Lo stesso ha fatto mio fratello. E così è iniziata la mia epopea. Senza nessuno, mi ritrovo sulla strada, incontro un amico di nome Sergio e insieme a lui provo a realizzare un sogno: scrivere canzoni e fare musica. Formiamo il gruppo degli Spostati ma la cosa non funziona. Ritorno sulla strada, vado a Roma, faccio il barbone prima di partire per Parigi alla fine degli anni 60. Lì, è ricominciata la mia vita: ho iniziato a insegnare e per 25 anni ho vissuto nella Ville Lumière».
Mario ha due grandi desideri.
Il primo, e più importante, è quello della vocazione religiosa. «Ma ai tempi non potevo: ero impresentabile. Poi ho trovato un fratello di Novara che mi ha portato a San Nazzaro dove, nel 2000, ho preso gli ordini».
Il secondo desiderio di Mario è quello di dare seguito a una vecchia infatuazione artistica.
«Ho sempre avuto un’attrazione “fatale” per Jim Morrison. Dal giorno in cui ho acquistato una copia di An American Prayer la mia passione è diventata quasi una ossessione… Pensare che, negli anni 70, più che ascoltare i Doors restavo affascinato dal sound di Pink Floyd o King Crimson».
Poi, un anno e mezzo fa, a Zambetti viene segnalato un articolo pubblicato su L’Avvenire in cui si recensisce un saggio di Sabino Caronia (Morte di un cittadino americano).
Incuriosito dal pezzo, Mario acquista una copia del libro. «Poco più di un’ottantina di pagine», spiega, «ma molto appassionanti che mi riportano a Parigi sui luoghi, sulle strade dove Jim era transitato prima di morire». Quella che Caronia ritrae è la vita scandalosa e disperata di un poeta che cercava la liberazione, con sincerità, ma nel luogo sbagliato. «Più lo leggevo e più sentivo il desiderio di stare nuovamente con Morrison, di rivedermi alla luce tenebrosa della sua vita».
Mario si procura altri libri: in particolare, quello scritto da Stephen Davis (Jim Morrison. Vita, morte, leggenda) diventa un riferimento importante.
Non solo. Zambetti torna a Parigi sulle tracce di Jim: visita gli stessi posti, prega sulla sua tomba, prova a rifare le stesse cose che Morrison aveva fatto negli ultimi giorni di vita. «Quando lui è morto, io ero già a Parigi. Frequentavamo gli stessi luoghi: due esistenze diverse, ma meno lontane di quello che uno potrebbe immaginare… allora, inseguivo ancora il sogno di scrivere canzoni».
Padre Mario è pronto: nasce La passione di Morrison, il suo 21esimo libro, il 14esimo in italiano. Duecento pagine gonfie di spiritualità ma anche di riflessioni basate su una formidabile conoscenza del Morrison poeta e musicista oltre che di quella del Jim, giovane californiano, tormentato e pieno di problemi.
«Morrison è un frate alla rovescia, inconsapevolmente un maestro di vita», mi spiega Mario, «già, perché la mia vita e la sua sono un confronto continuo: Jim mi istruisce nella sua autodistruzione. Quella di Morrison è una figura di enorme fascino ma estremamente pericolosa. È riuscito, non so come, a farsi una cultura formidabile pur bevendo come una spugna e prendendo ogni tipo di droga. Ma non ha mai smesso la sua ricerca interiore: lo ritengo il talento più spirituale, innocente e sovversivo del XX secolo».
Secondo Don Andrea Gallo, La passione di Morrison è un libro di profonda spiritualità. Concordo e aggiungo che potrà incuriosire e piacere a tutti gli appassionati di musica e persino agli hardcore fan dei Doors che troveranno una nuova chiave di lettura per comprendere la vita e le opere del loro eroe.
«È stato il mio libro più difficile: l’ho riletto facendo meditazione la mattina e mi meraviglio di tutto ciò che è saltato fuori», dice Padre Mario. «Sono molto legato alla figura del perdente con genio ma anche a quella del “maledetto” che ha una disperazione che lo porta alla ricerca di Dio. Prova a pensare a Pasolini: è lui quello che ha fatto il miglior film su Gesù».
E poi continua. «Morrison aveva il fuoco dentro: per i santi, quello è il fuoco di Dio, per Jim era un tormento. Sai cosa diceva Paolo VI? “Tra i mistici e i poeti c’è una segreta parentela”. E infatti, durante i suoi concerti, Morrison si rivolgeva al pubblico e urlava: “Ma c’è qualcuno che mi può capire?”. Solo i poeti (e i santi) possono capire i poeti… I Doors sono stati fantastici: erano l’unico gruppo in grado di seguire e sostenere la imprevedibile poetica di Jim. Sono stati un autentico miracolo musicale».
Fra’ Mario mi svela un piccolo segreto. «Quando posso, faccio dire una messa in suffragio di Jim e prego Dio perché mandi me, frate mediocre, all’inferno e porti lui in paradiso, nel paradiso dei poeti perché le porte della percezione ce le ha aperte lui».
Se interessati, potete ordinare (gratuitamente) una copia di La passione di Morrison cliccando sul sito www.mariozambetti.it.

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