02/10/2007

Gillian Welch & David Rawlings

Colorado, Lyons Folks Festival, 17 agosto 2007

Con simpatia e un pizzico di autoironia, Gillian Welch e il suo fedele compagno David Rawlings si presentano al pubblico del Lyons Folks Festival, duemila appassionati che accolgono con entusiasmo, misto ad attenzione e rispetto, la raffinata proposta acustica della “dark lady della musica country”. Poco prima, Gillian e David avevano fatto il loro ingresso trionfale sul palco di legno del festival: puntualmente, alle 21 spaccate, sulle note di una emozionante Orphan Girl prende avvio una performance che si dimostra subito di valore assoluto. Nessuno, d’altronde, ha mai avuto dubbi sulla caratura artistica del personaggio, sulle sue qualità compositive o sulle sue doti vocali; semmai, qualche perplessità è stata a volte riservata alla dinamica e alla varietà del repertorio. Dal vivo, invece, Welch & Rawlings si dimostrano strepitosi. In particolare, David (la mente artistica del duo) emerge in modo prepotente; chitarrista prodigioso e vocalist sbalorditivo accompagna la sua partner in maniera sublime. D’altronde, i due sono una coppia nell’arte e nella vita sin dai primissimi anni 90 quando entrambi studiavano al celeberrimo Berklee College Of Music di Boston. Lì, T-Bone Burnett li adocchiò, decise di produrre il loro album d’esordio e, da quel momento, la stella di Gillian Welch ha iniziato a splendere. E non ha più smesso di farlo.

“Esattamente 30 anni fa, il 17 agosto del 1977, a Memphis, moriva il più grande eroe popolare del Novecento. Questo è il nostro modo di onorarne la memoria” dice Gillian prima di dar vita a una fantastica versione di Elvis Presley Blues cui segue una ancor più travolgente I Want To Sing That Rock’n’Roll. Sin nelle più piccole nuance, i due mostrano una sintonia formidabile: vocalmente, paiono a volte avvicinare gli inavvicinabili Simon & Garfunkel mentre, dal punto di vista strumentale, Rawlings pennella back up perfetti e stacca assolo folgoranti sfruttando al massimo la risposta percussiva della sua vecchia Epiphone Olympic, una archtop degli anni 30. Gillian, dal canto suo, usa in modo semplice, ma efficacissimo, la sua magnifica Gibson J50: lo si percepisce al meglio quando, da sola, esegue One Little Song, delicata ballad in cui la giovane signora californiana, giunta alla soglia dei 40 anni, mostra di meritarsi  il titolo di erede di Emmylou Harris. Miss Welch incanta anche quando suona il clawhammer banjo (“Sono appena tornata dalla Scandinavia” scherza “e ho scoperto che lì sono affascinati da questo strumento. O forse dal fatto che lo suoni una donna. Quasi quasi, mi trasferisco in Svezia…”).

In un’ora e mezza, Gillian e David  passano in rassegna il meglio del loro repertorio, fatto di ballate tradizionali che suonano originali (I Had A Real Good Mother And Father) e di composizioni autografe che sembrano vecchi traditional (Rock Of Ages). Il set si conclude in modo glorioso con la immortale I’ll Fly Away che Welch interpreta come una rediviva Maybelle Carter. Già, perché è proprio lo spirito della Carter Family che Gillian e David fanno resuscitare con le loro ballad piene di fascino misterioso. Di fronte a un’affettuosa standing ovation, i due non possono che tornare sul palco per concedersi ancora per qualche minuto al caloroso pubblico delle Rocky Mountain. Un nuovo disco di questa deliziosa coppia che pare uscita da un album di fotografie dei primi anni del XX secolo è in arrivo. Non facciamocelo sfuggire.

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