10/05/2024

Addio a Giovanna Marini

La grande competenza musicale messa al servizio del mondo popolare e della sua riscoperta

 

L’8 maggio scorso ci ha lasciato Giovanna Marini, una specie di monumento nazionale che ha dedicato la vita a promuovere sotto ogni aspetto la musica politica e tradizionale di casa nostra. È stata, infatti, oltre che interprete anche compositrice, ricercatrice e insegnante alla scuola di musica del Testaccio di Roma che, proprio lei, aveva fondato nel 1970. Figlia d’arte, si è diplomata in chitarra classica al Conservatorio romano di Santa Cecilia, perfezionandosi poi con Andres Segovia e questo già la dice lunga sulle sue competenze musicali che ha totalmente messo al servizio del mondo popolare e della sua riscoperta.

Con la Marini scompare un altro pezzo (e ormai sono gli ultimi) di quella generazione che dagli Anni ’50, per almeno vent’anni, ha raccontato in musica la storia della ricostruzione post bellica di casa nostra dal punto di vista dei lavoratori. Ogni vicenda narrata si è sempre intrecciata a un episodio, che a sua volta è stato un pezzetto di storia del movimento operaio. Erano gli anni dell’Istituto Ernesto De Martino e del Circolo Bosio, del movimento Cantacronache, cui aderirono, tra gli altri, intellettuali come Franco Fortini, Italo Calvino e Umberto Eco, esperienza poi in parte confluita nei Dischi del Sole che furono nobilitati, oltre che dalla Marini, da Paolo Pietrangeli, Gualtiero Bertelli, Ivan della Mea, ma anche Caterina Bueno, Fausto Amodei, Cesare Bermani e tanti altri, le cui canzoni sarebbero poi state cantate in centinaia di manifestazioni operaie e studentesche, e nel Nuovo Canzoniere Italiano, rivista il cui numero di esordio venne firmato da Sergio Liberovici e Roberto Leydi. Giovanna avrebbe poi partecipato a spettacoli storici come Bella Ciao, il Festival dei due Mondi di Spoleto e Pietà l’è morta, fino alla rappresentazione di Ci ragiono e canto, firmato da Dario Fo, che presentava i canti popolari “in funzione di” in cui bisognava contestualizzare il canto in funzione del lavoro, piuttosto che della guerra o di quant’altro sempre con l’attenzione di non creare alcuna scissione tra la tradizione e il modo di agire presente.

Ecco, Giovanna Marini è figlia e nello stesso tempo interprete di questo mondo che ha cercato di tenere vivo anche negli anni più recenti, nonostante la profonda distrazione che li stanno caratterizzando.

Dai tanti spettacoli portati in scena e dai numerosi dischi realizzati, sono state tratte canzoni importanti come I Treni per Reggio Calabria, Lamento per la Morte di Pasolini e Saluteremo il Signor Padrone, scritto insieme a Dalla Mea, che non a caso entrano anche nel cd Il Fischio del Vapore realizzato insieme a Francesco De Gregori, che la Marini ha visto crescere al Folk Studio di Roma e con cui ha mantenuto per tutta la vita una bella amicizia. Questo lavoro, entrato nelle posizioni alte delle classifiche l’ha in parte ripagata di tutta quella grossa mole di lavoro fatto, sempre un po’ snobbato dal business discografico. La sua interpretazione de L’internazionale di Franco Fortini rimane poi una piccola gemma destinata a durare.

 

Giovanna Marini

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