29/11/2013

Gogol Bordello

Si beve, si suda, si balla in un delirio collettivo orchestrato da quel funambolo prestigiatore contorsionista burlone di Eugene Hütz

Il forte legame tra i Gogol Bordello e l’Italia è testimoniato da un Alcatraz stracolmo e pronto ad accogliere Eugene Hütz e la sua banda. È la prima data italiana del tour Pura Vida e Milano sembra che non aspetti altro, tutti pronti per la gran celebrazione. Si beve, tanto, ci si spoglia ancora prima che si cominci a sudare, e una nube di adrenalina ricopre la folla che esplode quando a uno a uno i Gogol salgono sul palco. E allora festa fu: Eugene, di rosso vestito, come un signore del circo, funambolo, prestigiatore, contorsionista, burlone, e più indemoniato del solito dà il via alle danze con We Rise Again, estratto dall’ultimo album Pura Vida Conspiracy. Largo spazio è lasciato ai pezzi storici della band perché come ogni rituale che si rispetti non si può non cantare Start Wearing Purple, Wonderlust King, Immigraniada, Santa Marinella, Alchool e non farsi trascinare dalla chitarra impazzita, dal violino di Sergej, dai tamburi che scandiscono ritmi tribali per acquietare animo e fiato e per scatenare poi nuovamente il delirio.

Quando arriva il momento di Malandrino, il singolo che aveva anticipato Pura Vida Conspiracy, lo si canta e lo si balla tutto, e si capisce che è già tra le pietre miliari della band. D’altra parte, è la canzone di Eugene, è la sua storia, è lui il malandro truffaldino «born with a singing heart». Due ore volano in fretta e, come a ogni loro concerto, sulle note di Redemption Song di Bob Marley cominciano i saluti e i ringraziamenti a questa Italia sempre così calda. Scompaiono a uno a uno e piano tutto si acquieta. Le luci si riaccendono, la carovana riparte tirandosi dietro la magia, il ritmo, i suoni, la filosofia delle anime gispsy. Vorresti seguirli, mentre li immagini attorno a un fuoco, in mezzo a un prato, a un altro festival. Quello che ti resta, oltre alla musica in testa e al cuore scombussolato, è gente sudata e un po’ ubriaca che cerca disperatamente sul pavimento iPhone, documenti e oggetti smarriti nella ressa.

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