22/02/2014

Guided By Voices

Torna la band esponente di spicco del rock alternativo americano e dell’estetica “lo-fi”
È possibile far uscire ben quattro album nel giro di due anni mantenendo un più che discreto livello qualitativo? Sì, se vi chiamate Robert Pollard e siete l’arguto leader di una delle band storiche dell’alternative rock americano, i Guided By Voices. Dopo lo scioglimento datato 2004, nel 2012 gli americani sono tornati con la formazione degli anni migliori – la stessa di Under the Bushes Under the Stars, per intenderci, con Sprout in pianta stabile – e con una vena compositiva piuttosto prolifica. La band di Pollard, insegnante con la passione per il rock, ha guadagnato consensi a partire dai primi anni Novanta, diventando nel corso del tempo uno dei gruppi simbolo dell’”estetica lo-fi” e in generale di tutto il rock alternativo.

Un sound che miscela sapientemente suoni grezzi e disordinati, una buona dose di talento e l’inconfondibile approccio casalingo tra post-punk, accenni folk, garage e noise-rock. La band dell’Ohio predilige da sempre pezzi molto brevi e concisi che raramente superano i tre minuti di durata; composizioni viscerali che non rinunciano altresì alla melodia, seppur incastonata in un muro di fruscii e feedback lancinanti, dalle liriche irrequiete e incisive. L’arte dei Guided By Voices sta qui, nel saper comporre delle grandi canzoni nelle quali aleggia un senso profondo d’incompiutezza che paiono quasi demo trasandate e dimenticate.

E allora ecco che questo Motivational Jumpsuit, (Guided By Voices Inc./Fire Records) ventesimo tassello in una carriera trentennale, mantiene la filosofia di sempre e le medesime coordinate stilistiche sopra indicate. Lo si comprende dal garage-punk nervoso di Littlest League Possibile posto in apertura o dal rock al fulmicotone di Planet Score o Diffcult Outburst And Breakthroug, brani degni dei tempi d’oro. Tra queste venti nuove canzoni c’è spazio anche per la psichedelia rumorosa di I Am Columbus – forse l’episodio migliore – e per le chitarre jingle jangle alla Byrds di Record Level Love, a testimoniare l’eclettismo giocoso di Pollard e compagni.

I Kinks e tutta la British Invasion degli anni ’60 inoltre rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per la band di Dayton, Ohio, e in questo senso il riff “impetuoso” di Zero Elasticity rischia quasi di citare All Day and All of the Night, classico dei fratelli Davies.

Motivational Jumpsuit alterna muri di chitarre a intimismo “sghembo” e stralunato – Until The Next Time, Go Without Packing – e di per sé non rappresenta una novità nella gremita discografia della band americana. Il che non è per forza un male nel loro caso, ma è anzitutto sinonimo di qualità e di coerenza. Si può tranquillamente affermare che i GBV stiano vivendo in questo periodo una seconda giovinezza: entro la fine di quest’anno dovrebbe uscire infatti un ulteriore album di inediti, Cool Planet. Il quinto dalla reunion del 2012.

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