(Foto di Alessandro Sala)
«Con queste canzoni ho provato a mettere in piedi un mio piccolo immaginario simbolico fatto di figure resistenti e resilienti, ordinarie e straordinarie insieme, solitarie e diverse, avvezze a frequentare tanto i luoghi più oscuri e sordidi quanto a splendere in un gesto di comprensione, pietà o sacrificio, anche estremo». Racconta così Pierfrancesco Adduce il ritorno della sua ghignante creatura rock’n’roll, i Guignol.
Abile labile è il sesto disco della band milanese, forse uno dei più ispirati dell’intero percorso e certamente quello che riesce ad unire al meglio – anche grazie alla produzione di Giovanni Calella (Adam Carpet, Kalweit and the Spokes, Alessandro Grazian) – l’attitudine cantautorale che anima da sempre Pierfrancesco con un suono elettrico umorale e nervoso, un ibrido di influenze punk, blues, garage, noise, contemporanea, musica mitteleuropea, folk e rock frutto di tantissimi ascolti e altrettanta musica praticata.
Abile labile ripresenta i Guignol con una nuova formazione, che vede gli ingressi di Paolo Libutti a inserire una robusta linea di basso e del giovanissimo Raffaele Renne con la sua chitarra graffiante, oltre al consolidato drumming di Enrico Berton ai tamburi, mentre Pierfrancesco Adduce torna al ruolo vero e proprio di voce/front man, libero o quasi dall’uso di strumenti.
È con questa formula che i Guignol hanno imbastito le undici canzoni di Abile labile, accomunate da «un filo conduttore che mi ha suggerito il titolo e si è rivelato alla fine della stesura dei pezzi, ciascuno a raccontare una storia e un personaggio, in un insieme di orgoglio e vergogna, forza e fragilità, pudore e strafottenza, ma anche disperata vitalità: quella di chi prova, anche solo per un giorno, un’occasione, a segnare una svolta e a scrivere le regole del proprio vivere in assoluta libertà, rispondendo solo a se stesso».
Ma pur accomunati da questo forte ascendente esistenziale, i brani di Abile labile possono essere divisi in tre gruppi con specifiche peculiarità. «Canzoni come Salvatore tuttofare, Polvere rossa, labbra nere, L’uomo senza qualità – spiega Pierfrancesco – trattano la disumanizzazione, la violenza, lo sfruttamento, il ricatto come elementi sistemici, endemici alla società in cui siamo e il suo livello di alienazione e indottrinamento fra propaganda ansiogena e disgregazione di tutti i collettori sociali”. Altre come Luci e sirene, Sora Gemma e il crocifisso, La coscienza di Ivano tratteggiano figure a loro modo ‘imprendibili’, resistenti o vicine al collasso, ma libere». Poi ci sono «brani come Rifugio dei peccatori, L’angolo e Piccolo demone che riguardano invece la sfera più personale, quella delle proprie inadeguatezze e debolezze, dei propri demoni da esorcizzare».
Non stupisce dunque che, alla luce di ciò, nella tracklist compaia anche una rilettura de Il merlo di Piero Ciampi, «personaggio unico, libero, anarcoide e al contempo prigioniero di se stesso, fino ai limiti dell’autolesionismo”. Una sorta di riferimento da inseguire ma opponendo alla distruttività verso cui la vita ci vorrebbe condurre “il coraggio della fragilità, la forza dell’individuo che anche quando è con le spalle al muro accetta la sfida della propria sconfitta, superandola, talvolta, con destrezza e volontà irriducibili». E con quel ghigno carico di tenacia e di ribellione libertaria che è il marchio di fabbrica dei Guignol.
«La copertina è una foto ritoccata di Alì Alì, ripresa a Gaza City. Con lui si è tentato un contatto mail ma senza esito alcuno. L’immagine riprende la sequenza di un’evoluzione acrobatica del cosiddetto “parkour”, sport e disciplina metropolitana praticata spesso nelle periferie e banlieu di alcune città d’Europa. Questo scatto mi ha suggerito bellezza e vitalità, attitudine alla resistenza, al dinamismo, alla sfida non senza pericolo di fallimento e rischio anche grave per la propria incolumità. Il resto della copertina, coi ragazzi proiettati in ombre sul muro, sotto un cielo plumbeo, mi è parsa coerente e potente nella sua vitalità, nel suo vigore, con quel ricercare una speranza e una possibilità attraverso un’identità propria mai del tutto addomesticabile – specie se in senso borghese – nonostante i ‘muri’, le frontiere, le restrizioni e le repressioni. Forti e fragili insieme».
Detto questo, non ci rimane altro da fare se non ascoltare Abile labile, nuovo album dei Guignol
«Con queste canzoni ho provato a mettere in piedi un mio piccolo immaginario simbolico fatto di figure resistenti e resilienti, ordinarie e straordinarie insieme, solitarie e diverse, avvezze a frequentare tanto i luoghi più oscuri e sordidi quanto a splendere in un gesto di comprensione, pietà o sacrificio, anche estremo». Racconta così Pierfrancesco Adduce il ritorno della sua ghignante creatura rock’n’roll, i Guignol.
Abile labile è il sesto disco della band milanese, forse uno dei più ispirati dell’intero percorso e certamente quello che riesce ad unire al meglio – anche grazie alla produzione di Giovanni Calella (Adam Carpet, Kalweit and the Spokes, Alessandro Grazian) – l’attitudine cantautorale che anima da sempre Pierfrancesco con un suono elettrico umorale e nervoso, un ibrido di influenze punk, blues, garage, noise, contemporanea, musica mitteleuropea, folk e rock frutto di tantissimi ascolti e altrettanta musica praticata.
Abile labile ripresenta i Guignol con una nuova formazione, che vede gli ingressi di Paolo Libutti a inserire una robusta linea di basso e del giovanissimo Raffaele Renne con la sua chitarra graffiante, oltre al consolidato drumming di Enrico Berton ai tamburi, mentre Pierfrancesco Adduce torna al ruolo vero e proprio di voce/front man, libero o quasi dall’uso di strumenti.
È con questa formula che i Guignol hanno imbastito le undici canzoni di Abile labile, accomunate da «un filo conduttore che mi ha suggerito il titolo e si è rivelato alla fine della stesura dei pezzi, ciascuno a raccontare una storia e un personaggio, in un insieme di orgoglio e vergogna, forza e fragilità, pudore e strafottenza, ma anche disperata vitalità: quella di chi prova, anche solo per un giorno, un’occasione, a segnare una svolta e a scrivere le regole del proprio vivere in assoluta libertà, rispondendo solo a se stesso».
Ma pur accomunati da questo forte ascendente esistenziale, i brani di Abile labile possono essere divisi in tre gruppi con specifiche peculiarità. «Canzoni come Salvatore tuttofare, Polvere rossa, labbra nere, L’uomo senza qualità – spiega Pierfrancesco – trattano la disumanizzazione, la violenza, lo sfruttamento, il ricatto come elementi sistemici, endemici alla società in cui siamo e il suo livello di alienazione e indottrinamento fra propaganda ansiogena e disgregazione di tutti i collettori sociali”. Altre come Luci e sirene, Sora Gemma e il crocifisso, La coscienza di Ivano tratteggiano figure a loro modo ‘imprendibili’, resistenti o vicine al collasso, ma libere». Poi ci sono «brani come Rifugio dei peccatori, L’angolo e Piccolo demone che riguardano invece la sfera più personale, quella delle proprie inadeguatezze e debolezze, dei propri demoni da esorcizzare».
Non stupisce dunque che, alla luce di ciò, nella tracklist compaia anche una rilettura de Il merlo di Piero Ciampi, «personaggio unico, libero, anarcoide e al contempo prigioniero di se stesso, fino ai limiti dell’autolesionismo”. Una sorta di riferimento da inseguire ma opponendo alla distruttività verso cui la vita ci vorrebbe condurre “il coraggio della fragilità, la forza dell’individuo che anche quando è con le spalle al muro accetta la sfida della propria sconfitta, superandola, talvolta, con destrezza e volontà irriducibili». E con quel ghigno carico di tenacia e di ribellione libertaria che è il marchio di fabbrica dei Guignol.
«La copertina è una foto ritoccata di Alì Alì, ripresa a Gaza City. Con lui si è tentato un contatto mail ma senza esito alcuno. L’immagine riprende la sequenza di un’evoluzione acrobatica del cosiddetto “parkour”, sport e disciplina metropolitana praticata spesso nelle periferie e banlieu di alcune città d’Europa. Questo scatto mi ha suggerito bellezza e vitalità, attitudine alla resistenza, al dinamismo, alla sfida non senza pericolo di fallimento e rischio anche grave per la propria incolumità. Il resto della copertina, coi ragazzi proiettati in ombre sul muro, sotto un cielo plumbeo, mi è parsa coerente e potente nella sua vitalità, nel suo vigore, con quel ricercare una speranza e una possibilità attraverso un’identità propria mai del tutto addomesticabile – specie se in senso borghese – nonostante i ‘muri’, le frontiere, le restrizioni e le repressioni. Forti e fragili insieme».
Detto questo, non ci rimane altro da fare se non ascoltare Abile labile, nuovo album dei Guignol