27/06/2007

GYPSY PUNK!

Il fenomeno Gogol Bordello

Forse qualcuno lo ricorda come attore nel film di Liev Schreiber Ogni cosa è illuminata (2005), nella parte dello sgangherato Alex che aiuta il protagonista in una ricerca confusa della donna che salvò la vita al nonno in tempo di guerra. Eugene Hutz, però, fin da allora aveva già ben altro nella testa. Il suo amore, più che nel cinema, si riversava nella musica, una musica un po’ pazza ed esplosiva che sarebbe ben presto diventata la sua vera professione e certamente una delle ragioni della sua vita. I Gogol Bordello erano ancora una realtà minimalista, forse acerba, e neanche troppo conscia delle sue potenzialità; sarebbe dovuto passare almeno un anno prima di poter intravedere qualche possibilità di successo vero.
“Non ho mai fatto una scuola di recitazione in vita mia. Sono sempre stato solo un cantante” dice Eugene. “Poi, per puro caso, Liev ha sentito delle nostre canzoni e ha trovato la nostra musica molto interessante. Un giorno m’ha chiamato, e in quel periodo, guarda caso, stavo proprio leggendo il libro di Jonathan Foer, Ogni cosa è illuminata. Ci siamo visti. Mi ha chiesto che cosa pensassi del libro e io gli ho detto che mi piaceva. È stato lì che mi ha proposto di interpretare il personaggio di Alex: chiaramente ho subito accettato”.
Evacuato dall’Ucraina nel 1986 dopo il disastro nucleare di Chernobyl, Eugene inizia la sua peregrinazione attraverso l’Europa, Italia compresa, dove si ferma per un po’ di tempo prima di stabilirsi definitivamente a New York. “Sì, ho vissuto in Italia clandestinamente per un anno. Era la fine degli anni 80, ed è stata una tappa di un lungo viaggio per raggiungere gli Stati Uniti. Sono passato per l’Ungheria, la Croazia, fino a raggiungere l’Italia e da lì, nel 1993, finalmente gli States”.
“È una storia interessante” continua Eugene “ma non così interessante quando la vivi. Ho saputo del disastro di Chernobyl ascoltando la Bbc e ho subito capito che l’esplosione nucleare non era esattamente delle proporzioni che il nostro governo ci voleva far credere. Non volevo lasciare Kiev, ma l’evacuazione mi portò ad un’altra scoperta. Visitai il villaggio dal quale veniva la mia famiglia. I miei parenti mi iniziarono ai fondamenti del cibo e della musica della mia cultura zingara. I miei genitori erano costretti a nascondere le loro radici zingare nella città, ma in campagna non c’era problema e potevo stare faccia a faccia con tutti. La mia vecchia cultura da allora è diventata la base delle mie influenze musicali”.
La famiglia di Hutz si trasferisce nel Vermont, ma Eugene ben presto la lascia per approdare a New York. Nel melting pot della metropoli americana trova altri rifugiati che condividono la sua visione di un suono punk-rock internazionale. “ Il nostro violinista gypsy, Sergey Rjabtzev, proviene da Mosca, dove è stato per dieci anni direttore teatrale, il fisarmonicista Yuri Lemeshev arriva pure lui dalla Russia, più precisamente da Sakhalin, il chitarrista Oren Kaplin è israelita, mentre il batterista Eliot Ferguson è l’unico americano del gruppo ed è probabilmente anche la sola persona sana tra tutti noi”.
Prendono così forma i Gogol Bordello che incamerano nella loro musica la tradizione: accenti zingari e balcanici che diventeranno un riferimento preciso man mano che si organizzeranno in un repertorio sempre più preciso. Ma la tradizione non è l’unica componente della loro musica. Nelle loro canzoni ci sono anche sonorità elettriche che si manifestano in una sorta di rabbia punk che anche in questo caso diventerà una peculiarità. Suonano alle feste e ai matrimoni degli immigrati e ben presto si creano una nicchia di fedeli appassionati che comincia a crescere costantemente fino a creare un’aura di culto nel circuito underground newyorchese. Anche l’esperienza di Hutz come deejay nel club newyorchese Mehanata, in cui movimenta le notti con irresistibili mix di musica balcanica, araba e indiana su basi dance hall ed elettroniche, serve a dare gli ultimi tocchi al nuovo stile. I Gogol decollano immediatamente, con uno show ad alto voltaggio che dimostra la maturità della loro personale visione musicale: “La gente dopo lo show ci diceva che si sentiva esausta solo a guardarci sul palco, non riusciva a capire come potessimo reggere con quei ritmi sera dopo sera. Sono convinto che se ci metti l’anima e insegui un sogno il tuo stile di vita diventa qualcosa di più di fare musica o comportarsi in un certo modo, diventa una specie di missione. È come se inseguissi il mondo per te stesso rifiutando le false convenzioni della società moderna. L’economia vuole renderti felice con nuovi nomi del cazzo, invece la gente ha solo bisogno di ricordare che siamo tutti un po’ soprannaturali. E devi darti un po’ da fare se ci vuoi arrivare”.
Nella seconda metà degli anni 90 i Gogol Bordello mettono finalmente a punto le coordinate della loro musica che diventa ben presto capostipite della nuova tendenza gypsy rock: rompono definitivamente con le barriere grazie a un sovraccarico ritmico che, come dice lo stesso Eugene, “è basato su un ritmo a due di gypsy brutale che potrebbe sembrare il cugino dell’Est Europa dello ska, con l’aggiunta di punk, metal, rap, flamenco, roots reggae, italian spaghetti western e altri suoni generati dai gitani e dai ribelli di tutto il pianeta”.
La filosofia dei Gogol Bordello è semplice e pragmatica. Per loro “la musica deve mettere in contraddizione il suono armonico della vita con la durata della canzone”. Il loro transglobal rebel rock si basa sulla credenza che “la musica e l’arte possano trasformare l’energia negativa in positiva e possano ispirare l’azione individuale”.
L’anno scorso i Gogol Bordello hanno conquistato mezzo mondo e in particolare la Gran Bretagna con due tour che hanno decretato il tutto esaurito. Una citazione del NME, una comparsa nello Jo Whiley Show sul primo canale della radio della Bbc con il singolo Start Wearing Purple, una performance a Later With Jools Holland e vari show dal vivo hanno reso Eugene Hutz una leggenda tanto che viene descritto come “una delle grandi figure del rock” (Kerrang). Uscendo da due anni esasperanti di tour no stop, i Gogol Bordello sono diventati la migliore attrazione dei festival musicali. Quest’estate la band invaderà i palchi dei festival di tutto il globo e al loro repertorio di sempre si aggiungerà quello tratto dal nuovo album, Super Taranta!.

“Super Taranta! è la nostra interpretazione della tarantella, una musica rituale italiana” ha detto Hutz. “Vidi un quadro in Toscana che rappresentava una donna in preda alle convulsioni e un ragazzo che le suonava il violino. Leniva il suo dolore suonando la musica per guarirla dall’isteria, facendola entrare in trance ed esorcizzando i suoi demoni. Era sensuale, mistico, culturale e alquanto osceno, le stesse qualità dei Gogol Bordello. Era un altro modo di trasformare l’energia negativa in positiva”. Facendo proprio lo spirito dalla taranta, i Gogol Bordello immaginano una connessione globale di tutte le forme di musica ribelle che cercano di realizzare nel loro Transglobal Gypsy Rebel Rock Sound, una sorta di crociata culturale che confluisca nella loro idea di una Nuova Intelligenza Ribelle.
“Super Taranta!” continua Hutz “è la nuova proposta dei Gogol Bordello per abbattere la tensione e l’isteria globale, trasformando tutta l’energia negativa che ci circonda in positiva, come fece la tarantella originariamente. I Gogol Bordello sono noti per parlare di sesso, politica, vita e misteri riguardanti l’esistenza, il tutto mentre mostrano la loro originale ma forte visione della Nuova Intelligenza Ribelle – ovvero la capacità di un individuo di interpretare oggetti e azioni in modo personale nonostante la propria autoritaria e informale isteria”. Insomma, tirano impunemente in ballo il dottor Freud, dando la loro personale ricetta contro le brutture della società. Non sono psicanalisti con il camice bianco e non fanno distendere i loro pazienti sul lettino, al contrario sono convinti che il ballo estremo, esercitato fino al limite della trance, possa servire a scuotersi di dosso preoccupazioni e frustrazioni. Ed è proprio in questo senso che va intesa l’identificazione della loro musica con la taranta. Il passaggio successivo è poi quello della presa di coscienza globale della propria condizione di sfruttato e chissà forse di una nuova rivoluzione, magari pacifica, sulla scia di quanto sta succedendo nelle repubbliche dell’Est europeo svincolate dall’oppressione sovietica, senza purtroppo tenere conto dei giochi politici ed economici che ci sono alle spalle. Se da una parte, nella loro ingenuità anarchica, i Gogol Bordello appaiono un tantino ottimisti, dall’altra non guasta pensare che una serata passata a ballare al ritmo della loro musica non possa fare che bene.
Nei discorsi di Eugene Hutz il termine Nuova Intelligenza Ribelle ricorre spesso e arriva anche a puntualizzarlo in modo abbastanza organico: “Avevo bisogno di trovare un nuovo modo di relazionarmi col mondo e così ho identificato il tema trattato in Super Taranta! con la teoria della Nuova Intelligenza Ribelle, un concetto nato dalla band stessa che tiene conto del caos generale che abbiamo intorno e della necessità, nonostante tutto, di sopravvivere. Il gypsy rock, esattamente come il blues, il jazz, il reggae e molti altri generi di musica genuina popolare, nasce dalla gente povera, che non ha nulla da perdere, che cerca una specie di catarsi che la possa far risorgere da un presente insopportabile”.
Per mettere a punto il nuovo album i Gogol Bordello hanno scelto come produttore Victor Van Vugt (Nick Cave, PJ Harvey) affinché li aiutasse a mettere su supporto la loro “visione estrema di vita vibrante”. “Fin dall’inizio Victor è stato un nostro fan e abbiamo parlato spesso della possibilità di fare un album assieme. Ci piace perché non ha paura di sperimentare nuove cose, ci ha seguiti ovunque abbiamo avuto la volontà di andare. Quando gli abbiamo detto che volevamo dei pezzi di gypsy speed metal lui ci ha risposto senza nessuna esitazione: ok, va bene. Il coraggio di Van Vugt è stata la principale qualità che ha permesso l’approccio con i Gogol. Il suo studio a New York è arditamente arredato alla vecchia maniera. Con il suo aiuto la band ha fatto un album che assomiglia a quello dei Gogol supportato da artisti come Manu Chao e System Of A Down”.
In aggiunta alla consueta formazione che comprende Eugene Hutz alla voce, chitarra e percussioni, Sergey Rjabtzev al violino, Yuri Lemeshev alla fisarmonica, Eliot Ferguson ai tamburi, Oren Kaplan alla chitarra, e le ballerine/percussioniste Elisabeth Sun e Pamela Rintana Racine, è entrato a far parte dei Gogol un nuovo bassista, Tommy Gobena (già al fianco di Bill Laswell), direttamente dall’Etiopia, che ha sostituito Rea Mochiach e ulteriormente accentuato la gamma cromatica dei suoni. Super Taranta! è stato registrato dal vivo in studio a New York ed è motivo di grande attesa anche tra i fan illustri della band, tra questi Madonna che ha affermato: “Guy Ritchie mi ha fatto conoscere i Gogol Bordello, sono stata così impressionata che ho chiesto a Eugene Hutz di prendere parte al mio nuovo film, Filth And Wisdom. Così Eugene ha passato un’intera settimana a filmare con me in una location di Londra. Dovreste davvero ascoltare i Gogol Bordello”.
Le parole di Madonna aprono un nuovo capitolo nella carriera della band e in particolare del suo leader che comunque sembra minimizzare: “Io sono innanzitutto un cantante e questo non cambierà mai, ma è chiaro che se ne avrò occasione cercherò di combinare entrambe le carriere. Sono abituato a scatenarmi durante i miei concerti con la band, la difficoltà è abituarsi ai nuovi codici che esige il cinema: è una specie di alfabeto che sto imparando a memorizzare”.

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