Stewart Copeland lo chiama “fattore X”. È il valore aggiunto, la magia che può scattare quando tre musicisti – che magari si conoscono a malapena – si trovano a suonare assieme. Copeland l’ha sperimentato almeno due volte nella vita. Ieri coi Police, di cui è stato il motore ritmico; oggi con gli Oysterhead, lo strabiliante trio che lo vede impegnato al fianco di Les Claypool, bassista e cantante dei Primus, e Trey Anastasio, chitarrista e vocalist dei Phish. The Grand Pecking Order (Elektra) è il titolo del loro album d’esordio (vedi recensione su JAM 77).
“Non è la prima volta che suono con gente famosa”, ha dichiarato Copeland a Hear/Say. “Solo che questa volta non è per fare cartellone riunendo un cast di stelle. Quelli sono matrimoni di convenienza e, a ben vedere, non sono nemmeno convenienti. No, questa volta ci sono motivazioni autentiche. Altrimenti non si spiegherebbe perché noi tre, che pure viviamo in città differenti e siamo divisi da un’infinità di fattori, ogni volta ci ritroviamo a suonare assieme.”
La spiegazione? Il famigerato fattore X, “quel nonsoche che scatta quando suono con Les e Trey”, come lo definisce Stewart. Effettivamente Oysterhead è un improbabile, ma riuscito assemblaggio di personalità. Nemmeno uno scienziato pazzo avrebbe potuto fare di meglio. In qualità di batterista dei Police, Stewart Copeland, 49 anni, è diventato una superstar tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Si è poi dedicato con profitto all’attività di compositore di colonne sonore: Rumble Fish, Wall Street, Talk Radio, per citare le più importanti. Musicista originale e dotato, è un veterano della scena rock. È tutt’oggi molto attivo, sebbene le sue apparizioni pubbliche siano rare. Sulla sua testa, il biondo tinto dei tempi dei Police ha lasciato il posto al grigio, ma il talento è intatto. Semmai è aumentata la voglia di sperimentare, di rischiare.
“Gli Oysterhead hanno una vita propria”, ha spiegato il batterista che fin dall’inizio ha lottato perché il gruppo non fosse solo un’esperienza estemporanea. “Il progetto va avanti, che ci piaccia o meno. Ha un suo slancio oramai. Dopo avere registrato l’album sono tornato al mio lavoro di compositore di colonne sonore. Ne ho fatte tre in tre mesi. Ho cercato di scordare gli Oysterhead, ma non ce l’ho fatta. Intendiamoci, amo comporre musica da film, è un’attività meravigliosa e totalizzante. Ma una vocina mi diceva: mancano due settimane agli Oysterhead. una sola settimana. solamente tre giorni. Era come attendere il Natale, una sensazione di strana euforia.”
Les Claypool è il cappellaio matto del trio. Se la musica degli Oysterhead è tanto bizzarra, il merito è probabilmente suo, del basso funk ultrasincopato e di quell’immaginazione senza freni, che genera suoni arditi e testi stralunati. A differenza di Copeland, Les Claypool, 38 anni, ha alle spalle una lunga esperienza di collaborazioni, l’ultima con la Fearless Flying Frog Brigade, di cui fanno parte Todd Huth (Primus/Sausage), Jay Lane (Rat Dog/Sausage), Skerik (Critters Buggin’ e Tuatara), Jeff Chimenti (Rat Dog) e un misterioso chitarrista di San Francisco chiamato Eenor. “Non mi è difficile passare da un progetto all’altro”, ha spiegato Claypool. “In fondo trascorro gran parte del tempo a suonare con musicisti tra i più diversi. Ma l’esperienza con gli Oysterhead è particolarmente memorabile.”
Battitore libero del rock alternativo americano (i Primus sono di San Francisco), bassista tecnicamente dotato e originale, Claypool afferma che “è eccitante far parte di un gruppo in cui l’abilità dei musicisti conta più della moda. Mi rende disinibito nell’approccio allo strumento e alle parti vocali”. Con Copeland forma una sezione ritmica imbattibile.
Trey Anastasio non è un personaggio meno creativo. Trentasette anni, leader di quei Phish incoronati dalla stampa come gli eredi dei Grateful Dead, etichettato come “il Jerry Garcia della generazione X”, impegnato in mille progetti, Anastasio ha di recente selezionato una serie di registrazioni live del gruppo pubblicate per i fan, oltre ad avere preparato un disco da solista con orchestra (è andato in tournée col gruppo base di questo progetto). “Vorrei combinare musica orchestrale e chitarre rock”, ha spiegato a Hear/Say. “Mi piacerebbe mettere in piedi un grande gruppo, un’incarnazione moderna dell’orchestra di Duke Ellington. Uno dei brani degli Oysterhead, Radon Balloon, era pensato proprio per quel progetto. C’è un tema sottostante, una musica che avevo cominciato ad orchestrare: ascoltando l’album non lo si percepisce mica tanto, perché si è distratti dalla ritmica e dal testo della canzone.”
Il parto che ha dato origine agli Oysterhead è stato pubblico: un concerto nel maggio 2000 al New Orleans Jazz And Heritage Festival cui hanno assistito 3.000 fortunati, tra cui il regista Francis Ford Coppola e il creatore dei Simpsons, Matt Groening (i Phish formato cartone animato prenderanno parte alla serie nel 2002). Eccitato, qualche tempo dopo il concerto, Copeland ha inviato ai due compagni una registrazione della performance debitamente editata, di 50 minuti. “Stewart voleva pubblicare il concerto così com’era”, ha rivelato Claypool a Sonicnet. “Io pensavo fosse buono, ma troppo rozzo. Sapevo che avremmo potuto fare di meglio.” Il progetto ha via via catturato le energie di Anastasio, Claypool e Copeland fino a quando, nell’aprile 2001, i tre hanno inciso le 13 canzoni di The Grand Pecking Order nello studio di registrazione del chitarrista nel Vermont, il Barn: costruito in quattro anni di lavoro su una collina con una vista panoramica, ha soffitti a volta e porte lavorate a mano da monaci indiani.
Le session sono state il trionfo dell’improvvisazione – oltre che delle canne e dello skateboarding, a dar credito ad Anastasio. Come ha raccontato il chitarrista a Billboard, “abbiamo iniziato a suonare e non avevamo praticamente nulla in mano, solo quattro canzoni pronte e uno show alle spalle. Le abbiamo finite al volo, perché a Stewart piace lavorare così, mentre io sono abituato a suonare per ore e ore. La filosofia Oysterhead è: buona la prima, massimo la seconda take”. Copeland: “Ognuno ha portato delle idee, sulle quali poi abbiamo improvvisato insieme. C’interessa soprattutto la qualità che ottieni la prima volta che suoni qualcosa. Il nostro motto è: proviamoci”. Claypool: “È una questione chimica”. Anastasio: “Les ha cambiato il suo modo di suonare per adattarsi allo stile di Stewart. Sono eccitato: gli Oysterhead sono un power trio! Ho sempre amato Cream, Led Zeppelin, Band Of Gyspys. E la prima canzone che ho mai suonato con una band, ai tempi della scuola, è Sunshine Of Your Love”.
La storia del rock è costellata da esperimenti andati a male, unioni di musicisti sulla carta prodigiose, ma deludenti alla prova dei fatti.
L’alchimia che unisce gli Oysterhead funziona, anche se pare non siano mancati piccoli scontri tra personalità così spiccate. “Ma è bello lavorare con musicisti che difendono così strenuamente le proprie idee”, ha commentato Anastasio. In quanto a Copeland, il musicista dei tre che da più tempo era a digiuno di esperienze ‘di gruppo’, ha affermato: “Agiamo d’istinto e in modo naturale prendiamo a turno la leadership del gruppo. È rassicurante sapere che ci sono altri due musicisti che credono in quel che fanno e lottano per le proprie idee. Quando sei tu il solo leader della band, ti carichi di un peso di cui non ti puoi mai disfare. Con gli Oysterhead è diverso: a volte hai la sensazione di essere tu a guidare la barca, altre volte puoi rilassanti sapendo che il timone è in mano a gente in gamba come Trey e Les.
Ognuno di noi è in grado si essere ora il leader, ora il gregario. Funziona a meraviglia. È la migliore formula applicabile a una band, tenendo conto delle varie personalità che la compongono. Quand’ero nei Police la lotta era sempre all’ultimo sangue. Grazie a questa lotta, riuscivamo ad ottenere risultati eccellenti. Ma adesso so che essa non era affatto necessaria. Si possono fare cose radicali in un’atmosfera amichevole”.
Radicale è un aggettivo che ben si adatta a The Grand Pecking Order, un magmatico microcosmo di suoni e di storie assolutamente originali. Se è vero che alcune canzoni ricordano i Phish e altre suonano sfacciatamente alla Primus, è altrettanto innegabile che l’interplay fra i tre musicisti raggiunga livelli d’eccellenza, regalando non solo performance eccitanti, ma anche canzoni pop melodicamente azzeccate. La sensazione è che il disco sia stato inciso ‘senza rete’. Claypool: “Stiamo attraversando una fase della nostra carriera in cui possiamo divertirci. Tanto sappiamo come guadagnarci da vivere con i nostri altri progetti, perciò ce la godiamo”.
Dopolavoristi di lusso, Anastasio, Claypool e Copeland si sono divertiti a riempire l’album di storielle apparentemente bizzarre e stralunate, eppure fortemente radicate nella realtà. Shadow Of A Man, col suo refrain instancabilmente ripetuto (“Billy tornò dal Vietnam / Era un’ombra d’uomo / Era un’ombra d’uomo / Quandò tornò dal Vietnam”) si ispira alla vicenda reale di un tizio conosciuto da Claypool. Nella canzone Copeland suona quello che i tre chiamano “dragon drum” e che Anastasio dice avere “un suono alla Apocalypse Now”. Il Dr. John Lilly che compare nel testo di Oz Is Ever Floating non è un personaggio inventato, ma lo scienziato, scomparso lo scorso settembre, che ha contribuito ad alimentare l’interesse globale verso i delfini, oltre ad avere scritto dozzine di libri sul funzionamento del cervello. E i “birthday boys” citati nell’omonima canzone altri non sono che Les Claypool e Trey Anastasio, il primo nato il 29 settembre, il secondo il 30 settembre. Army’s On Ecstasy, che ha tutta l’aria di una session improvvisata, ha un testo tra i più stralunati e divertenti, e in qualche modo attuali: “L’esercito è fatto d’ecstasy, o così dicono. L’ho letto su Usa Today. Hanno aumentato i test delle urine, perché è dura uccidere il nemico sotto l’effetto dell’MDMA”. Il titolo Rubberneck Lions è nato invece per caso, anzi per errore: “Il titolo originale era un altro, ma quando l’ho detto a Les, lui ha capito Rubberneck Lions e così è rimasto”, ha dichiarato Anastasio, aggiungendo: “Ma se Claypool sa che lo vado a dire in giro, s’arrabbia: lui ama creare mistero attorno alle canzoni”.
Il personaggio più curioso tra quelli che animano l’album è Mr. Oysterhead in persona. “Forza bambini, venite qui intorno”, canta Les Claypool su un ritmo sincopato alla Primus, “c’è una nuova sensazione in città.” È Mr. Oysterhead, “l’ispirazione per tutti noi”, come recita il ritornello. E più in là: “Ancora ricordo il giorno in cui i musicisti avevano molto da dire. Ora siedo, spero e prego che venga qualcuno a mostrare la strada”.
Sicuramente il Signor Oysterhead conosce il potere del fattore X di cui parlava Stewart Copeland. “Suonare, suonare, suonare. Con chiunque. Perché da tutti s’impara qualcosa”, ha dichiarato Les Claypool. “È come la socializzazione: più conversazioni hai, migliore diventa la tua cerchia di conoscenze, maggiore è la possibilità di conoscere altre abitudini e culture.”
Forse i giorni in cui ” i musicisti avevano molto da dire” stanno tornando.