10/05/2007

In the Name Of Love

Visioni e intuizioni artistiche di Matteo Guarnaccia

Dicono sia il rappresentante più importante e significativo della cultura psichedelica in Italia. Pittore, saggista, art director, performer, organizzatore di eventi e, aggiungo io, illuminato pensatore, Matteo Guarnaccia è innanzitutto una persona deliziosa. Stare con lui a conversare di musica, arte e cultura è sempre un grande piacere.

Di fronte a una fresca, invitante insalatona, Matteo mi presenta i suoi ultimi progetti: un saggio sulla pace e un bellissimo libro d’arte che raccoglie i lavori di alcuni maestri di contemporary visual art. “È la prima volta, in tanti anni” spiega “che si pubblica un libro sull’arte visuale contemporanea (True Visions, edizioni Betty Books, casa editrice di Bologna che ha coprodotto l’opera con Last Gasp di San Francisco, nda) che molti amano ma che, non essendo mainstream, è stata spesso colpevolmente dimenticata. Al contrario, si tratta di una forma artistica che, attraverso le copertine dei dischi, i poster dei concerti, i video e altre numerose applicazioni, ha saputo raggiungere il cuore degli appassionati di musica. Non solo: oggi, sono sempre di più coloro che la considerano una delle modalità espressive più efficaci e affascinanti”.

Il libro True Visions può diventare una sorta di catalogo da esporre in occasione di mostre e presentazioni degli artisti presenti. Tra i quali Mati Klarwein, famoso per le copertine di alcuni album di Santana o Miles Davis (Abraxas e Bitches Brew su tutte) e Alex Gray (che cura le cover dei Tool). Tra questi maestri, anche Matteo si ritaglia un suo spazio. “Trovo che True Visions sia importante” ci tiene a precisare “perché indica riferimenti precisi nell’arte contemporanea e ne svela aspetti che raramente hanno avuto esposizione pubblica. Qualche mese fa ho partecipato a Basilea a un simposio in cui si sono celebrati i 100 anni di Albert Hoffman, l’inventore dell’Lsd. Presenti oltre 2mila persone provenienti da tutto il mondo. Gente dai 18 ai 70 anni che nel tempo si è appassionata a una ricerca artistica e a un immaginario che parte dai Beatles e arriva alla computer graphic. Molti giovani, vedendo True Visions, scoprono con raccapriccio di essere stati scippati di una parte importante della propria educazione artistica: per la cultura ufficiale sembra quasi che dall’astrattismo in poi (sino all’arte concettuale) non sia successo nulla. La gioia più grande è vedere lo stupore negli occhi dei ragazzi quando osservano le opere di Mati Klarwein, Rick Griffin, Wes Wilson o Mouse & Kelly: in quel momento, capiscono che l’arte è qualcosa di vitale e che è molto vicina alla ricerca esistenziale e all’espressività del rock”.

Come di lui si dice in Rete, Guarnaccia “ha iniziato a farsi conoscere con il multiplo d’arte nomade Insekten Sekte prodotto tra Goa e Amsterdam (1969-1975). Nel corso degli anni ha saputo aggiornarsi continuamente riallacciando le fila sotterranee di una ricerca mistica-evoluzionista che non si è mai interrotta. La sua opera è un intreccio di echi provenienti da culture arcaiche, moderne tecniche di analisi psichica, ricerche scientifiche sull’attività della mente, il tutto miscelato con robuste dosi di ironia. Ha saputo fondere abilmente in un unico segno diverse tradizioni culturali con uno stile che rimane a oggi estremamente elastico e magicamente visionario. Le sue opere sono state esposte in Italia, Stati Uniti, Giappone, Olanda, Germania, Spagna, Svizzera, in luoghi istituzionali (Triennale di Milano) e in ambienti creativi anomali (rave e oasi naturali)”.

Matteo, da anni, affianca al lavoro di artista quello di scrittore e divulgatore di culture alternative. “Uscirà tra poco il mio Almanacco della Pace (Stampa Alternativa). È un lavoro che nasce da una mia incazzatura: possibile che nelle librerie o nelle biblioteche non si riesca a trovare un solo libro che abbia a che fare con la pace in modo serio e credibile? Così, ho voluto provarci io con un’opera che attraverso 100 persone, fatti, canzoni, film parlasse del concetto di pace, dagli antichi greci a oggi, per far capire i progressi del mondo e il significato del give peace a chance. La pace, purtroppo, non è di tutti mentre la guerra, lo sappiamo, è sempre di qualcun altro. Eppure, dovrebbe essere un concetto che appartiene a coloro che rifiutano la vita intesa unicamente come rissa, scontro, prevaricazione, lotta”.

“La mia generazione” continua Guarnaccia (nato a Milano, nel 1954) “ha vissuto un ideale di gioventù straordinario: siamo sempre stati convinti di fare le cose per primi, di inaugurare mode e tendenze. Noi e tutti gli artisti di quegli anni non ci preoccupavamo della redditività dei nostri progetti: volevamo realizzare i nostri sogni. I Beatles stessi non pensavano al mercato: buttavano fuori il fuoco che ardeva dentro di loro. Ascolto solo musica d’epoca, degli anni 60 e 70 e non me ne vergogno. D’altronde, se uno è appassionato di Bach o Beethoven perché mai dovrebbe ascoltare altro? E secondo te, negli ultimi 55 anni, chi ha avuto più influenza sulle varie generazioni, Chopin o Bob Dylan, Stravinsky o i Rolling Stones?”.

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