06/04/2019

J.P. Bimeni and The Black Belts

Da rifugiato politico a nuova stella del soul. La rinascita musicale nell’ottimo esordio del cantante burundese

Segnate questo nome: J.P. Bimeni. Ne sentiremo parlare per parecchio tempo. Se siete alla ricerca di una voce che ricordi i momenti migliori di Otis Redding, Marvin Gaye, Ray Charles e simili beh, questo è il disco che fa per voi. Un ottimo debutto per un ragazzo che ha trovato nella musica un modo per riscattare una vita difficile, segnata da ferite profonde. Una vera e propria odissea. 
 
J.P. Bimeni discende da una famiglia reale del Burundi, uno dei Paesi più martoriati del continente africano, teatro per anni di una sanguinosa guerra civile. Scampata a ben tre attentati, la famiglia Bimeni fugge in Gran Bretagna nel 1993. Prima in Galles, poi a Londra. Il giovanissimo JP scopre la musica del passato, voci e suoni che finalmente gli regalano un po’ di serenità dopo tanti momenti drammatici, in cui ha rischiato più volte la vita. “Quando mi trovavo nel mio letto di morte, dopo che mi spararono, chiamarono un prete per darmi l’estrema unzione” ricorda lui. “Ho guardato il prete e ho detto ‘Non sento che morirò. Sento che vivrò a lungo, conoscerò il mondo e proverò a me stesso che il mondo non è soltanto odio o omicidi“.

J.P. si nutre di tutta quella musica che possa donargli speranza, calore, amore. Sensazioni che vuole esprimere e condividere con gli altri attraverso il canto. Londra è una città che offre tante possibilità per emergere e così si unisce ai Roots Manuva, conosce Shingai Shoniva dei Noisettes e una giovanissima Adele. Nel 2013 viene invitato a cantare in una tribute band di Otis Redding, ma è solo nel 2017 che la sua carriera ha una svolta. Invitato a esibirsi in uno show spagnolo viene notato dalla Tucxone Records che, impressionata dalla sua voce, decide di metterlo sotto contratto per un disco insieme a un gruppo soul/blues iberico, i Black Belts.
 
Da questo connubio nasce il disco d’esordio Free Me. Un concentrato di ballate “afro soul con un tocco di funky” come ama ripetere il diretto interessato. Il suono riprende quello che ha fatto grande la Motown negli anni ’60, ma è soprattutto il fantasma di Redding ad apparire nella maggior parte delle tracce. Honesty is a Luxury, Madeleine e I Miss You sono ottimi esempi di come il celebre soulman americano sia entrato nelle corde e nell’anima di J.P.. La sua è una voce calda, coinvolgente, sofferta, ma anche energica e dirompente (Same Mane, Better Place).
 
Nel complesso, insomma, un ottimo disco soul come non se ne facevano da un bel po’, forse mancante di un brano clou ma per quello c’è tempo. 

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!