Seeyousound International Music Film Festival arriva alle battute finali anche quest’anno. La sette giorni che ha portato nelle sale del Cinema Massimo MNC di Torino il fascino eterno dell’incontro tra cinema e musica, ne ha celebrato il legame con una selezione di cortometraggi, lungometraggi e documentari estremamente ricca e interessante. Tra le proiezioni dell’ultimo giorno c’è Jagged, il documentario sulla nascita artistica di Alanis Morissette che nel 1995 diventa un vero e proprio fenomeno mondiale, e che, in concomitanza con la premiere al Festival Internazionale del Cinema di Toronto dello scorso 19 novembre, ha sollevato un polverone di notizie per la decisione della cantautrice di non partecipare all’evento: dopo aver confessato nel film di aver subito più volte abusi sessuali all’inizio del suo percorso, Morissette ha stroncato duramente il prodotto della HBO dichiarando: “Questa non è la storia che ho accettato di raccontare”.
Per la maggior parte dei suoi 97 minuti, però, il documentario narra passo dopo passo l’ascesa al successo di una perfetta sconosciuta con un talento da fuoriclasse, che rivoluziona appena ventenne l’industria discografica scrivendo una hit dietro l’altra e raccogliendole in un disco cult, Jagged Little Pill.
Il sogno nel cassetto, come per molte bambine, è quello di ballare e cantare. Non tutte ce la fanno, in poche raggiungono la serie A, ma lei è Alanis Morissette, e il suo grande talento è la storia che l’ha portata fin qui a provarcelo. A raccontarcelo, invece – oltre agli undici album pubblicati tra il 1995 e il 2020 – è la pluri-premiata regista Alison Klayman che dirige Jagged, il racconto del dirompente disco d’esordio di Morissette e di come quella canadese di Ottawa sia diventata un simbolo di emancipazione femminile nonché un’apripista per le generazioni di cantautrici successive.
Il film, con un’incredibile quantità di prezioso materiale d’archivio, ripercorre tutte le tappe della scalata che ha portato la Morissette al successo planetario: dall’infanzia in Canada (e in Europa per alcuni anni) con i genitori e suoi tre fratelli, agli esordi in TV nei programmi per ragazzi. L’appoggio e la protezione della sua famiglia non sono mai mancati, fin da quando era una quindicenne che viveva con i suoi e intanto pubblicava due singoli di successo con la MCA Canada, muovendo i primi passi della sua carriera da futura popstar. Il racconto è costruito intorno a un’intima intervista che Morissette fa nella sua casa in California, durante la quale i ricordi belli, preziosi e spesso divertenti si mescolano alla riapertura di ferite, alla memoria di grandi momenti di difficoltà e sofferenza: i disturbi alimentari e il continuo controllo su quello che mangiava da parte del suo entourage l’hanno portata in analisi per anni, così come la forte delusione per i numerosi rifiuti iniziali da parte delle case discografiche e, più di tutto, la dolorosa confessione degli abusi subiti ancora minorenne.
Oltre a quelli della stessa Alanis Morissette, si alternano i racconti di giornalisti e musicisti, di Glen Ballard, il produttore del disco, e dei componenti della band dell’epoca (c’era anche Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters) che hanno condiviso con lei l’incredibile primo tour durato 18 mesi, collezionando sold out in tutto il mondo.
L’arrivo sulle scene di un personaggio come Morissette è stato rivoluzionario in un momento in cui l’alt rock conquistava radio e televisioni; quella giovanissima ragazza in jeans e t-shirt, con i capelli lunghi e spettinati, ha cantato la rabbia della sua generazione e la poetica intimista delle donne che sanno chi sono e sanno cosa vogliono. Jagged Little Pill ha venduto 33 milioni di copie in tutto il mondo, è ad oggi il secondo album di un’artista femminile più venduto, ha vinto sette Grammy e tredici Juno Awards, ne è stato tratto un musical che ha debuttato a Cambridge ed è arrivato a Broadway e questo documentario ne celebra i 25 anni.
Una pietra miliare degli anni Novanta.
Per la maggior parte dei suoi 97 minuti, però, il documentario narra passo dopo passo l’ascesa al successo di una perfetta sconosciuta con un talento da fuoriclasse, che rivoluziona appena ventenne l’industria discografica scrivendo una hit dietro l’altra e raccogliendole in un disco cult, Jagged Little Pill.
Il sogno nel cassetto, come per molte bambine, è quello di ballare e cantare. Non tutte ce la fanno, in poche raggiungono la serie A, ma lei è Alanis Morissette, e il suo grande talento è la storia che l’ha portata fin qui a provarcelo. A raccontarcelo, invece – oltre agli undici album pubblicati tra il 1995 e il 2020 – è la pluri-premiata regista Alison Klayman che dirige Jagged, il racconto del dirompente disco d’esordio di Morissette e di come quella canadese di Ottawa sia diventata un simbolo di emancipazione femminile nonché un’apripista per le generazioni di cantautrici successive.
Il film, con un’incredibile quantità di prezioso materiale d’archivio, ripercorre tutte le tappe della scalata che ha portato la Morissette al successo planetario: dall’infanzia in Canada (e in Europa per alcuni anni) con i genitori e suoi tre fratelli, agli esordi in TV nei programmi per ragazzi. L’appoggio e la protezione della sua famiglia non sono mai mancati, fin da quando era una quindicenne che viveva con i suoi e intanto pubblicava due singoli di successo con la MCA Canada, muovendo i primi passi della sua carriera da futura popstar. Il racconto è costruito intorno a un’intima intervista che Morissette fa nella sua casa in California, durante la quale i ricordi belli, preziosi e spesso divertenti si mescolano alla riapertura di ferite, alla memoria di grandi momenti di difficoltà e sofferenza: i disturbi alimentari e il continuo controllo su quello che mangiava da parte del suo entourage l’hanno portata in analisi per anni, così come la forte delusione per i numerosi rifiuti iniziali da parte delle case discografiche e, più di tutto, la dolorosa confessione degli abusi subiti ancora minorenne.
Oltre a quelli della stessa Alanis Morissette, si alternano i racconti di giornalisti e musicisti, di Glen Ballard, il produttore del disco, e dei componenti della band dell’epoca (c’era anche Taylor Hawkins, batterista dei Foo Fighters) che hanno condiviso con lei l’incredibile primo tour durato 18 mesi, collezionando sold out in tutto il mondo.
L’arrivo sulle scene di un personaggio come Morissette è stato rivoluzionario in un momento in cui l’alt rock conquistava radio e televisioni; quella giovanissima ragazza in jeans e t-shirt, con i capelli lunghi e spettinati, ha cantato la rabbia della sua generazione e la poetica intimista delle donne che sanno chi sono e sanno cosa vogliono. Jagged Little Pill ha venduto 33 milioni di copie in tutto il mondo, è ad oggi il secondo album di un’artista femminile più venduto, ha vinto sette Grammy e tredici Juno Awards, ne è stato tratto un musical che ha debuttato a Cambridge ed è arrivato a Broadway e questo documentario ne celebra i 25 anni.
Una pietra miliare degli anni Novanta.