Elegante, provocante, fiera, energica, estremamente affascinante con un pizzico di irresistibile follia. Questa è Joan Wasser, che stasera si esibisce dal vivo a Milano per la prima di cinque date italiane. L’affetto che la lega al nostro paese è reciproco: è tutto esaurito al Teatro Franco Parenti, ottima location per il concerto. Sala capiente e allo stesso tempo intima, con un’ottima acustica che ha permesso di gustare al meglio una performance egregia, dai volumi calibrati e adeguatamente alti per i brani più rock. Joan si presenta in scena con un completo di pelle nera che lascia sensualmente scoperta la schiena e che assieme alla chioma corvina ne rende l’aspetto simile a quello di una pantera: sguardo magnetico e una grinta pronta ad esplodere da un momento all’altro. Accanto a lei, il fedele Parker Kindred alla batteria e il bravissimo Tyler Wood a tastiere e basso Moog. Scelta curiosa, quest’ultima, vista l’assenza di un basso vero e proprio: Wood non ne fa assolutamente sentire la mancanza. Joan parte in sordina, col silenzio della platea: poche note di organo introducono Action Man, brano tratto dall’ultimo album The Deep Field, che qui prende vita e si anima di nuovi colori. Ma è con The Magic che inizia a salire l’energia: Parker spinge sulle pelli, Wood si destreggia tra mano sinistra (Moog) e destra (tastiere), la donna poliziotto martella ritmicamente sui tasti, portandoci all’esplosione vocale del ritornello. Eccoci, sono bastate due note e i tre ci hanno già conquistati: Joan passa alla chitarra elettrica, e ci regala la passionale Chemmie e Hard White Wall, tratta dal precedente To Survive, del quale riusciamo ad apprezzare le trame sottili e le inaspettate sfumature armoniche. Un’altra sorpresa arriva dal primo disco, Real Life: è la magica Anyone, e inizia a stringersi lo stomaco, l’adrenalina iniziale lascia spazio alla commozione. La sua voce si fa carico di emozioni personali e sincere, che riescono a toccare corde emotive profonde. Sul falsetto finale ecco la citazione: l’amato Jeff Buckley di cui tutti noi sentiamo la mancanza e del cui spirito percepiamo la presenza. Run For Love parte lentamente e sottovoce, il ritornello cantato dai due ragazzi (splendidi ai cori per tutto il concerto) è magnetico, mentre la chiusura è un’esplosione di suoni e volumi. Brani minimali come Flash e Forever And A Year ci trasportano su atmosfere surreali e sognanti, ma la tensione non cala. Nell’acida Nervous Joan si sbizzarrisce in un folle assolo alla chitarra elettrica, interrotto da un inconveniente tecnico. Ma è solo un attimo, la simpatia e l’energia della nostra sono talmente coinvolgenti che si riparte col sorriso sulle labbra: è la ritmata Save Me, altro momento topico in scaletta (fantastici i cori di Parker e gli assoli d’organo di Tyler). Dopo la sempre magica Eternal Flame e I Was Everyone, arriva il bis: due chicche tratte dal disco d’esordio, The Ride (brano eseguito eccezionalmente dal vivo questa sera) e Real Life. Per il gran finale, un inedito dal piglio allegramente rock’n’roll intitolato Say Yes.
Ancora una volta, non possiamo che amare questa grande musicista, grande artista, gran donna.
01/04/2011
JOAN AS POLICE WOMAN
MILANO, TEATRO FRANCO PARENTI, 3 MARZO 2011