28/08/2007

JUST LIKE… PATTI

Metti una sera a cena con Patti Smith.
Mettici l’inaugurazione del Festival Just Like A Woman 2007, mettici la città di Savona e un ristorante delizioso, mettici un Lenny Kaye simpatico e loquace. Risultato: giornatina da incorniciare.
Sono più o meno le 20 di giovedì 5 luglio quando varchiamo le porte dell’Angolo dei Papi, “the best meal in town”. Neanche un’oretta prima, Patti Smith ha firmato il libro degli ospiti d’onore del Comune di Savona, prima musicista rock (nella storia della città ligure) a farlo. “Stanotte mi addormenterò, cullata dalle onde del mare, e farò sogni bellissimi”, scrive sul guest book municipale, “grazie del vostro caldo benvenuto”.
Gentile, disponibile e dolcissima, l’inimitabile sacerdotessa del rock stringe le mani dei fan, abbraccia due ragazzini, risponde con garbo alle domande della stampa locale. Quando si siede al tavolo del ristorante, confida: “Finalmente una cena come si deve… siamo in tour da dieci settimane, tutto di corsa… ma qui in Italia è tutta un’altra cosa”.

Che Patti fosse di casa nel nostro Paese, è ormai fatto assodato; ma che Lenny si rivelasse un appassionato di musicisti degli anni 60 che hanno avuto molto a che fare con la beneamata penisola, beh, questa è stata una vera sorpresa… “Sono un fan di Santo & Johnny”, confessa Mr. Kaye tra lo stupore generale, “sono sempre stato attratto dalla slide di Johnny ma è Santo (chitarrista ritmico e vera mente del duo) il personaggio più interessante. L’ho scovato qualche anno fa a New York e l’ho intervistato per una rivista di chitarre”. E, come non bastasse, aggiunge: “Ma i Rokes erano italiani?”. “No”, gli faccio io, “però Shel Shapiro vive in Italia da sempre e quindi andrebbe considerato uno dei nostri a tutti gli effetti. Vuoi conoscerlo?”.
Patti ascolta, sorride e, all’ennesima citazione di Santo & Johnny, scuote la testa… Per fortuna, giunge una pietanza succulenta a metter tutti d’accordo: sono alici, il suo piatto preferito.
Mrs. Smith socchiude gli occhi e allarga le braccia… sembra caduta in trance di fronte a quei gustosissimi pesciolini: Anchovies Have The Power…
Il cibo e l’ottimo vino hanno ulteriormente rilassato l’artista che ci parla di tutto. Innanzitutto, è orgogliosa di Twelve. “Mi ha molto gratificato la telefonata della moglie di George Harrison”, ammette  “mi ha ringraziato per aver inserito nell’album Within You, Without You, un brano poetico e spirituale che negli Usa molti hanno dimenticato e che pochissimi ricordano facesse parte di Sgt. Pepper’s”.

La maggior parte dei pezzi di Twelve Patti li ha scelti in virtù del significato e della qualità poetica dei testi. A proposito di poesia, quando parla di Bob Dylan va in estasi come di fronte alle alici. E alla mia curiosità su che significato dare al testo di Just Like A Woman, Patti spiega che “tutte le canzoni di Dylan hanno livelli di lettura diversi. Ma per me quel brano, pur scaturito da un momento di dolore, è una straordinaria dichiarazione d’amore per le donne; anche se, da questo punto di vista, Sad Eyed Lady Of The Lowlands è imbattibile”.
Patti rammenta i giorni del Chelsea Hotel quando ha conosciuto tutti i grandi del rock (come Janis Joplin) che transitavano da quel microcosmo di vita alternativa. “Janis era una ragazza infelice” ricorda “ma una performer fantastica: l’ho vista on stage nel 1970 e mi ha sconvolto”.
I ricordi si moltiplicano. Come dimenticare il leggendario concerto di Firenze dell’11 settembre 1979? “Vedevo migliaia di ragazzi buttati a terra con i sacchi a pelo” racconta “non capivo… Che stava succedendo in città? C’era forse in ballo qualche grosso evento? Non riuscivo a credere che fossero lì per me; così sono entrata in un negozio di dischi ed è stato allora che la gente ha cominciato a circondarmi… Spaventata ho detto loro: ragazzi, vi state sbagliando, non sono Keith Richards”.

Umile e riservata, Patti ha un coté mistico-religioso spiccatissimo. Così, quando Ferdinando Molteni, assessore (rock) alla Cultura del Comune di Savona, le racconta che a pochi chilometri da dove stavamo pranzando, il 18 marzo 1536 a un anziano e pio pastore (Antonio Botta) è apparsa la Madonna, Mrs. Smith non pensa ad altro. Vuole sapere tutto di questo mistero e chiede di organizzare una gita al Santuario il giorno dopo.
Con la stessa attenzione e riverenza con cui visita (dopo cena) la piccola ma bellissima pinacoteca locale, Patti a mezzogiorno di sabato 6 luglio è nella cripta che ricorda l’apparizione della Vergine ad Antonio, il vecchio pastore ligure. Bacia il pavimento, si raccoglie in preghiera, fa mille domande su quel luogo sacro.
Neanche dieci ore dopo è sul palco del Priamar pronta a entusiasmare il pubblico accorso ad acclamarla. Il suo rock ruvido ma pieno di poesia trasuda passione, trasmette emozioni intense, travolge l’ascoltatore quasi fosse una cascata di energia.
Adesso è lei la protagonista assoluta.
La sua presenza è catalizzante, suadente, piena di charme. Persino l’ammaliante rapporto simbiotico con Lenny Kaye passa in secondo piano. La sacerdotessa celebra il suo rito per fedeli devoti e rapiti. Il suo concerto, unico e inimitabile, è una delle cose migliori della scena rock di oggi.
La notte, questa notte savonese, non appartiene solo agli amanti: appartiene soprattutto a Patti. Perché anche per lei vale quanto detto per Janis: chi l’ha vista anche soltanto una volta, non se la potrà mai dimenticare.

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